Moviola 8 mm Erno (c.1965) Apri documento PDF Oggetto sicuramente non indispensabile, la moviola era lo strumento pensato per "montare" i film, proprio nel senso cinematografico del montaggio, cioè del "taglia e incolla" delle varie scene, con lo scopo di ottenere un risultato professionale. In realtà il costo cospicuo della pellicola 8 mm non invogliava molto a scartare preziosi metri di pellicola, anche se non perfettamente riusciti: credo quindi che il concetto di montaggio sia rimasto estraneo alla maggior parte dei cineoperatori amatoriali. La moviola, dotata di visore interno, era tuttavia comoda anche per guardare i film senza dover oscurare la stanza e allestire lo schermo di proiezione a parete, anche se la lampada di soli 10 W non permetteva certo una grande luminosità. In futuro compariranno anche moviole motorizzate, ma questa era rigorosamente a mano: il trascinamento della pellicola avveniva con una spartana manovella, alla velocità dettata solo dall'esperienza dell'utilizzatore. Per riavvolgere il film sulla bobina di sinistra, al termine della proiezione, la relativa manovella era "moltiplicata", cioè faceva girare la bobina a una velocità nettamente superiore, mediante una trasmissione a ingranaggi. |
Giuntatrice 3M Super 8 (c.1980) Apri documento PDF Se il montaggio in senso cinematografico era certo una rarità nel passo ridotto, assai più comune era la necessità di giuntare le pellicole, ad esempio per riunire in un'unica bobina da 60 o 120 m i film girati con la cinepresa, che, nell'8 mm come nel Super 8, erano sempre lunghi 15 m. La 3M produceva questo modello, di larga diffusione, realizzato su telaio in pressofusione metallica e previsto per giuntare la pellicola con nastro adesivo (di un modello specifico, più sottile e con collante assai più duraturo nel tempo, rispetto a quello dello scotch domestico). Altre giuntatrici usavano un solvente che, sciogliendo chimicamente la pellicola, agiva in maniera simile alla colla per polistirene del modellismo. Dalla versione base per il formato 8 mm, 3M ricavò la versione per il Super 8, del tutto identica salvo la disposizione dei dentini per le perforazioni. Posseggo ancor oggi entrambe le versioni: propongo qui il manuale del modello Super 8, mentre ho già descritto il funzionamento per il modello 8 mm. |
Proiettore Eumig Mark S804D (1980) Apri documento PDF Nel 1980, i film 8 mm cominciavano a scarseggiare, soprattutto quelli della Walt Disney Cinecasa, che costituivano uno degli interessi principali di un ragazzino di quinta elementare. Così, il regalo in occasione della Cresima fu un proiettore "bipasso", ovvero in grado di proiettare sia i film 8 mm, sia quelli Super 8. Il proiettore era anche sonoro, cioè dotato di testina magnetica per riprodurre la colonna sonora. La scelta cadde su questo modello della austriaca Eumig, al tempo una delle aziende leader del settore, in vendita al prezzo, allora non indifferente, di 300.000 lire. Il proiettore aveva una lampada da 100 W come il Silma (qualche modello Eumig arrivò poi a 150 W) e capienza delle bobine fino a 180 m, contro i 120 del Silma. Permetteva inoltre la "sonorizzazione", ampiamente descritta nel manuale, cioè l'aggiunta di una colonna sonora a un film originariamente muto. I negozi di fotografia offrivano infatti il servizio di applicazione a posteriori della pista magnetica al bordo della pellicola, sia 8 mm sia Super 8: si trattava di una funzionalità che al tempo nemmeno avevo immaginato, ma ben presto mi improvvisai "tecnico di doppiaggio", applicando ai film Disney muti della mia raccolta le colonne sonore che riuscivo a registrare (su audiocassetta) dai passaggi televisivi degli stessi pezzi! .Sebbene vari proiettori bipasso ottenessero il cambio di formato con il semplice azionamento di una leva, questo modello richiedeva passaggi assai meno agevoli: la sostituzione di due ingranaggi di trascinamento e della piastra contenente il "quadro" di proiezione (che nel Super 8 è più ampio che nell'8 mm). Non avendo mai posseduto proiettori con il cambio di formato a leva, non saprei dire se il funzionamento indubbiamente più semplice si traducesse in qualche significativa approssimazione. Ho usato molto intensamente il proiettore almeno per tutte le scuole medie, fino all'inizio del liceo, e, come gli altri oggetti, è ancor oggi perfettamente funzionante, a oltre 40 anni di distanza. |
Depliant cineprese e proiettori Eumig (c.1980) Apri documento PDF A differenza del proiettore, non ho mai acquistato una cinepresa Super 8, in quanto Kodak scelse di continuare a produrre la pellicola Kodachrome anche nel formato Doppio 8, oltre che nel caricatore Super 8, almeno fino ai primi anni '90, quando finii io per abbandonare il passo ridotto e dedicarmi solo alla fotografia (ho poi acquistato una Cosina Super 8 usata, nel 2000, quando tutta la cinematografia a passo ridotto era ormai diventata "vintage"). Ciò nonostante, nei primi anni '80 ero abbastanza "innamorato" dell'idea di sostituire la Bolex con uno dei modelli di punta di Eumig, la 125 e la 128 (5 e 8 erano l'escursione dei rispettivi zoom), che tra l'altro esistevano anche nella versione sonora (ricordo invece che nell'8 mm le cineprese sonore non sono mai esistite, al più sono stati prodotti degli assai meno pratici sistemi di registrazione simultanea su apparecchio magnetico a parte). Propongo pertanto qui i volantini pubblicitari di queste cineprese, nonché di alcuni proiettori della gamma di punta Eumig, tutti Super 8, cioè non bipasso, dotati anche di raffinate funzioni sonore. L'ultimo, l'S931, ha anche il vantaggio di essere l'unico volantino datato: quarto trimestre del 1982, che possiamo verosimilmente assumere come la data limite dell'epopea del passo ridotto, prima dell'avvento generalizzato della videoregistrazione domestica. |
Kodak Instamatic 126 (1974) Apri documento PDF L'ultimo periodo di gloria della pellicola fotografica, intorno agli anni '90, vide il fiorire di molte macchine compatte che, pur utilizzando il tradizionale formato 135, grazie alla motorizzazione avevano automatizzato tutte le operazioni, rendendole semplici anche per il profano. Nei due decenni precedenti, invece, la tecnologia si era orientata ad offrire formati di pellicola in caricatore, di facile utilizzo, applicati a macchine economiche, completamente meccaniche e molto semplici. Una di queste, che in famiglia usammo intensamente per circa un decennio dalla metà degli anni '70, era la Kodak Instamatic, che utilizzava il caricatore 126, quello immediatamente identificabile perché produceva foto quadrate. Si trattava di un modello tutto in plastica, ma affidabile e robusto, a fuoco fisso e diaframma fisso, in cui l'unica regolazione "sole/nuvoloso" agiva in realtà sul tempo di esposizione (anche se non veniva detto!). Peraltro i due tempi, 1/100 e 1/50, non scongiuravano affatto il rischio di foto mosse... Il flash era del tipo "a cubo", usa e getta (i flash elettronici per i modelli economici erano ancora di là da venire) ed era in grado di garantire quattro lampi, tante quante erano appunto le facce del cubo. |
Agfamatic 110 (1981) Apri documento PDF Nel 1980 arrivò a casa anche una Agfamatic, che, utilizzando il minuscolo caricatore 110, aveva l'appeal di una dimensione veramente tascabile. In questo caso non erano proprio previste regolazioni (fuoco fisso, diaframma fisso, tempo fisso); tuttavia mi accorsi ben presto che un fotogramma tanto piccolo aveva un evidente rovescio della medaglia: una differenza di nitidezza ben percepibile anche per i più blandi canoni di allora. Così l'utilizzo di questo apparecchio declinò nel volgere di pochi anni. A titolo di curiosità, l'Agfamatic è l'unico esemplare non più efficiente: costruito in plastica con numerosi incastri e meccanismi a molla, si è letteralmente autodistrutto quando ho tentato di smontarlo! |
Foto 3-8/8 ^ Indice ^