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Scritto ad aprile 2009
Cambiare il rullo: un gesto consueto, fatto centinaia di volte. Eppure, da qualche tempo, di fronte alle nuove leve della fotografia, mi viene spontaneo chiedere: ma tu lo sai cambiare un rullo? Qualcuno risponde di sì, qualcun altro, che ha scattato solo con macchine digitali, ammette di averci assai meno confidenza...
Non è che la macchina digitale sia priva di concretezza, è anch'essa un oggetto meccanico, che richiede la sua manualità; però avere a che fare con la pellicola è (era) un'altra cosa, in primo luogo per l'accortezza fondamentale che la pellicola stessa esige: mai prendere luce! E, anche da sviluppata, resta da trattare con cura: mai impronte digitali, mai manovre che la possano graffiare... Uno dei fattori determinanti per il mio passaggio al digitale, purtroppo, è stata proprio la bassissima cura che ho trovato in tanti, troppi fotolaboratori, che sembrava avessero dimenticato quell'indispensabile professionalità del loro mestiere.
E se i caricatori 135 sono certo ancora ben conosciuti, quanti hanno familiarità con la pellicola cinematografica, con il passo ridotto? Così, dopo aver descritto le cineprese 8 mm, credo valga la pena di mostrare un po' di bobine, di film, di rulli, parlando di sviluppo e di montaggio... perché la pellicola cine si può anche "giuntare", proprio incollare con il nastro adesivo: un altro mondo rispetto ai software "Movie Maker", davvero!
Pellicole e formati |
Diapositive Kodachrome Il Kodachrome utilizzava un processo di sviluppo estremamente complesso e soprattutto una formulazione chimica completamente diversa da quelle che sarebbero poi diventate comuni per tutte le altre diapositive a colori. Tecnicamente, la diapositiva sviluppata non contiene più coloranti inutilizzati, che sono quelli soggetti a degradarsi nel tempo, e questo le garantisce una vita pressoché eterna. Oggi il Kodachrome è ancora in produzione, solo per diapositive (non per pellicola cine Super 8) ma, dopo la chiusura del celebre laboratorio Kodak di Losanna, viene ormai sviluppato in un unico laboratorio al mondo, quello di Dwayne's Photo, in Kansas (USA). |
Rulli di vari formati Negli anni '60, tuttavia, il caricatore 135 era quasi un lusso: chi voleva risparmiare, comperava la pellicola "sfusa" e se la caricava da sé, su un apposito caricatore riciclabile o addirittura su un semplice rullo senza involucro. In quest'ultimo caso era fondamentale eseguire l'operazione al buio! A destra abbiamo appunto un contenitore di alluminio marcato "Rotolo Refill 20 pose 35 mm - per caricamento in camera oscura": si tratta di una Ferraniacolor invertibile (diapositiva) con scadenza 3/1961. La pellicola esisteva anche "a metraggio", cioè in spezzoni più lunghi, ad esempio di 5, 17 e 30 m, pari rispettivamente a circa 3, 10 e 18 rulli da 36 pose. Da un Almanacco Fotografare del 1974, apprendiamo che la pellicola a metraggio era ancora in vendita e costava circa la metà di quella nei normali caricatori: 3100 lire per 17 m di Ilford P4 contro 600 lire del caricatore (rispettivamente circa 18 e 3.5 Euro del 2009). Esistevano anche delle "bobinatrici" che permettevano di riempire un caricatore riciclabile anche in piena luce. Comparison among different film formats. The rightmost box is a reversal Ferraniacolor refill for dark room loading (expired in 3/1961): a cheaper solution with respect to the standard 135 cartridge. |
Rullo 120 Dall'altro lato, la carta riporta stampate tre sequenze di numeri: sono i contascatti, per i tre formati di fotogramma utilizzabili con questa pellicola: 6x9 (come sulla nostra Brownie Flash II), 6x6 (come sulla nostra Sem) e 4.5x6 (come ad esempio su varie Mamiya). La posizione della finestrina trasparente rossa sul dorso della macchina determinava quale delle tre serie si andasse a leggere. La pellicola con la carta gialla, per la cronaca, è una Kodak Tri-X Pan, quella con la carta rosa è una 3M Panchro 80 Asa. Una differenza tra il 135 e il 120 (e le altre pellicole a rullo, come il 127) è che, una volta esposta, la pellicola 135 va riavvolta, cioè riportata dentro il caricatore (le macchine più moderne, motorizzate, lo fanno automaticamente, quando si accorgono che la pellicola è finita). Il rullo 120 invece non richiede riavvolgimento: semplicemente, una volta che la pellicola è stata esposta, si trova avvolta sull'altro rullo, ed è quest'ultimo che viene consegnato al laboratorio di sviluppo. Naturalmente anche alla seconda estremità è presente l'esca di carta protettiva, e una linguetta adesiva da leccare (tipo francobollo) che impedisce alla pellicola di srotolarsi. |
Film 8 mm Kodak |
Film 8 mm Ferrania A titolo di curiosità, 47 anni dopo, i colori del film (una gita al mare di una famiglia di Pistoia) non sono certo quelli di una Kodachrome, ma si possono considerare più che ragionevoli. |
Bobine 8 mm Si vede bene la differenza tra le perforazioni 8 mm e Super 8. L'8 mm prevedeva anche un foro centrale della bobina più piccolo (vedi foto seguente), ma la Andec Filmtechnik che ha sviluppato questo film nel 2007 me lo ha restituito per semplicità su una bobina Super 8. Va sottolineato che il rullo Doppio 8 è uno di scarto (quello che ho trovato nella Bencini): nell'utilizzo reale, il rullo doveva sempre essere assolutamente protetto dalla luce! Per questo veniva venduto racchiuso in una scatoletta cilindrica, con una fascetta di carta che impediva che le spire di pellicola si allentassero. Con un po' di abilità era comunque possibile caricare la cinepresa anche all'aperto, srotolando il minor quantitativo possibile di pellicola, ma sempre con la massima attenzione! Infine il codice numerico perforato sul film indica il tipo di pellicola. Alcuni lettori ricorderanno che la proiezione dei film 8 mm iniziava e si concludeva sempre con una sequenza di "pallini bianchi" in rapida successione. Erano il numero progressivo del trattamento, perforato sulla pellicola e utilizzato per poterla abbinare correttamente alla sua busta e quindi rispedirla al fotografo. |
Bobine 8 mm Un film 8 mm da 15 m dura in proiezione circa 4 minuti e mezzo, il Super 8 dura 3 minuti e 20 secondi, a causa del fotogramma più grande e anche del fatto che un caricatore Super 8 contiene esattamente 15.2 m (50 feet), mentre con l'8 mm, caricando l'apparecchio al buio, era facile non sprecare le esche iniziali e finali, ottenendo oltre 18 m di film; ricordiamo infatti che la lunghezza standard del rullo Doppio 8 era di 10 m, cioè 7.5 più due esche da 1.25 m ciascuna. |
Bobine 8 mm Pur tutte funzionalmente simili, mostravano una piacevole "varietà stilistica" nelle forme realizzative. La maggior parte era stampata in plastica, come quella americana della Castle Films a sinistra e quella francese della Film Office a destra. Prima dell'avvento della plastica, erano ovviamente in metallo, analoghe a quelle ben più grandi del cinema professionale in 35 mm: due lamiere metalliche tranciate erano tenute assieme al cerchio centrale, mediante dentini ribattuti. Il cilindretto blu era uno dei tanti sistemi utilizzati per facilitare l'"ancoraggio" del film alla bobina, in modo da garantire facilmente il riavvolgimento della pellicola, una volta ultimata la proiezione. Una bobina da 60 m aveva una durata di proiezione variabile tra gli 8 minuti di un Super 8 sonoro a 24 fotogrammi/secondo (velocità standard del cinema sonoro professionale) ai circa 16 minuti di un 8 mm muto a 18 fotogrammi/secondo (velocità standard delle cineprese amatoriali). La differenza, oltre ovviamente alla velocità e alla già richiamata dimensione del fotogramma, era dovuta anche al fatto che la pista magnetica del sonoro aveva il suo spessore, e quindi una bobina da 60 m "teorici" in realtà ospitava una lunghezza un po' minore di film con pista magnetica. |
Giuntatrice 3M (1970 circa) |
Rifilatura della pellicola First, each film tail is trimmed, using the rightmost blade. |
Giunta Then, adhesive tape is pressed against the two film tails. The trimmer (taglierina) trims the tape and cuts the perforations on it. |
Ripiegatura del nastro adesivo Si noti che l'eventuale pista magnetica della colonna sonora rimane correttamente scoperta dal nastro (in foto sarebbe sul lato posteriore in basso, dalla parte delle perforazioni). Nella versione Super 8, in cui la pista magnetica è dal lato opposto rispetto alle perforazioni, il nastro viene disposto in modo che venga ripiegato dal lato delle perforazioni. Finally the user has to carefully fold up the tape around the film. |
Prima dei DVD, prima delle videocassette... esistevano i film in Super 8 (e prima ancora in 8 mm). Più ingombranti, più scomodi da guardare, enormemente più costosi; ma d'altronde la tecnologia del tempo, prima dell'avvento del nastro video amatoriale (1980-85 circa), non prevedeva proprio null'altro che non fosse la pellicola tradizionale. A scriverlo oggi, in un mondo che ha ormai digitalizzato tutto - le fotografie, i suoni, il video - e, cosa ancora più significativa, lo ha fatto all'interno di un unico "contesto omogeneo" che è il computer, parlare di film commerciali a passo ridotto sembra davvero cosa da marziani. Ma a maggior ragione vale la pena di farne qualche esempio.
I cartoni animati di Walt Disney sono stati uno dei filoni di maggior successo del passo ridotto. Dopo un periodo di licenze ad aziende terze, la Disney "portò in casa" la gestione dei film 8 mm in Italia, intorno al 1972, mediante la costituzione della Walt Disney Cinecasa, con sede a Milano, in via Agnello 20 e poco dopo in via Hoepli 3. Il catalogo prevedeva svariate Silly Simphonies e altri cartoni animati di Topolino, Paperino e Pippo, risalenti all'epoca d'oro degli anni Trenta. La loro durata permetteva una versione pressoché integrale nei limiti di una bobina da 60 m.
Per i classici di animazione, invece, si scelse di proporne un singolo episodio per ciascun film, anch'esso rientrante nei 60 m (cioè 7-8 minuti circa). Successivamente, dal 1977 circa, per ogni film venne proposto un secondo episodio. Nessun classico d'animazione ebbe mai più di due episodi disponibili in film 8 mm o Super 8.
I titoli originali dei primi anni (1972-1976) erano disponibili sia in 8 mm, sia in Super 8, a colori e (a un costo sensibilmente minore) in bianco e nero. Tutti erano in versione "muta", mentre solo per alcuni era disponibile anche la versione sonora, ovviamente ancora più costosa. Ricordiamo che le cineprese Super 8 sonore vennero introdotte nel 1973 e la diffusione dei proiettori sonori doveva essere allora modesta.
Catalogo Walt Disney Cinecasa Versione muta |
Prezzo 1972 | Euro 2009 (approx) |
Colore 60 m (classici e Silly Simphonies) | 12'000 lire | 90 |
Colore 15 m (solo Silly Simphonies) | 4'500 lire | 34 |
Bianco e nero 60 m (classici e Silly Simphonies) | 5'000 lire | 38 |
Bianco e nero 15 m (solo Silly Simphonies) | 1'800 lire | 13 |
Non più tardi del 1976, l'8 mm venne abbandonato e, a partire dal 1977, tutti i nuovi titoli vennero prodotti solo nella versione a colori. Infine, dal 1980 rimase a catalogo solo la versione sonora a colori, considerata evidentemente l'unica che poteva reggere il confronto con il sempre maggiore appeal televisivo.
Come abbiamo già detto introducendo il passo ridotto, il crollo della produzione, per i film Disney come per tutti gli altri, fu quanto mai repentino, intorno al 1983-85, in concomitanza con la diffusione della videoregistrazione domestica. L'ultimo catalogo Disney di cui ho traccia è stato quello del settembre 1983.
Per completare la storia, ricordiamo che alcuni (pochi) classici vennero rilasciati in videocassetta nella seconda metà degli anni '80, a prezzi ancora sensibilmente alti: ad esempio 90'000 lire del 1986, pari a circa 100 Euro del 2009. Solo a partire dal 1990, con l'uscita di Lilli e il vagabondo, al prezzo di 40'000 lire (equivalenti a circa 36 Euro del 2009), cominciò la diffusione generalizzata in videocassetta di tutti i classici Disney, a un prezzo tutto sommato ragionevole, diffusione che poi si completò in un arco di sei o sette anni.
Titoli commerciali a passo ridotto |
Titoli Disney The Walt Disney Company released small format titles of its movies through national subsidiaries: in Italy, Walt Disney Cinecasa was established in 1972, and operated up to early Eighties. Picture shows three titles in 8 mm and Super 8. |
Titoli Film Office In realtà, la Film Office aveva un vasto catalogo in 8 mm (e prima ancora anche in 16 mm e 9.5 mm), che comprendeva documentari, cartoni animati, e soprattutto moltissime "comiche" degli anni '10-20 (scatola in alto a destra), tra cui un gran numero di quelle di Charlie Chaplin dell'epoca d'oro 1916-1919. In questo caso il bianco e nero muto era perfettamente coerente con l'originale - quasi un approccio filologico, di cui per lungo tempo, nella successiva era delle videocassette, non si sarebbe più avuta traccia. In France, Film Office delivered many titles, especially in the Fifties and Sixties, including Disney's cartoons, and had in its catalogue a lot of shorts of the tramp by Charlie Chaplin, from golden period 1916-1919. |
Titoli Castle Films Visitare l'ufficio-magazzino della Circe Films, nei primi anni '80 - soprattutto per un ragazzino di scuola media - dava la sensazione di entrare in un mondo che era insieme magico e avviato a un inesorabile declino, addirittura a una definitiva, irreversibile scomparsa. File di titoli si accumulavano sugli scaffali, in una penombra polverosa e incantata... L'8 mm residuo, ma ancora numeroso, era offerto a metà prezzo rispetto al Super 8, anche se di fatto avrebbero finito per scomparire quasi insieme. Nella foto, vediamo un titolo della serie "Avventure e animali" in 8 mm bianco e nero (questo in particolare, con uno stile quasi da cinegiornale, era la visita a uno zoo statunitense nel 1952) e poi due "missioni sulla luna", in 8 mm a colori (etichetta arancio) e, per l'Apollo 15, addirittura sonoro (etichetta rosa). I voli spaziali erano gli unici titoli sonori della Castle Films disponibili anche in italiano, e non solo in inglese: forse un segno del loro intento a metà tra il divulgativo e il propagandistico... Castle Films was a well-known producer of small format movie films, based in New York, USA. Its titles regarding Apollo Program were available in sound version, and were also translated into Italian. |
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