E.444.001 In mezzo a tutto il tradizionale castano e Isabella, il grigio perla e blu orientale della E.444 porta un significativo segno di colore ed eleganza al Padiglione Caldareria. Sullo sfondo appare in tutta la sua lunghezza l'ALe 792 (Breda, 1937), una delle poche elettromotrici prebelliche con entrambi i musi aerodinamici (la maggior parte aveva una testata tronca, per permettere l'intercomunicazione con l'unità adiacente). |
E.444.001 Il fregio frontale in alluminio, con il monogramma FS. |
E.626.005 (TIBB, 1928): appartiene al primo gruppo di locomotive a corrente continua delle FS, grazie al quale questo sistema di trazione si impose sulla rete italiana. In particolare, la 005 (ex E.625.005) faceva parte delle quattro unità sperimentali fornite dal TIBB (004-007). Infatti le prime 14 E.625/626 erano state suddivise in piccole sottoserie, realizzate a cura di vari costruttori o delle stesse FS, allo scopo di testare le soluzioni migliori, in vista della successiva produzione di serie che, entro il 1939, avrebbe raggiunto il primato di 448 esemplari. La classica linea aerea di tipo FS è un'aggiunta recente, che completa la presentazione delle tre macchine a corrente continua (E.626, E.326, E.428): siamo a fianco della Caldareria, nel Padiglione Macchine Utensili. |
E.326.004 (Breda, 1932): è uno dei 12 esemplari di E.326, primo Gruppo di locomotive a corrente continua progettato per l'alta velocità. In realtà questo modello non diede risultati ottimali e, di lì a soli quattro anni, i servizi rapidi avrebbero invece trovato il successo nella configurazione dell'Elettrotreno con gli ETR.200. Così le E.326 passarono quasi tutta la loro vita a trainare treni locali sulla Bologna-Padova, fino al 1982. Quando entrò nel museo, nel 1989, questa macchina era perfettamente funzionante, al pari della Bayard e dell'ALn 880. Da qui purtroppo non si è però più mossa, a causa della difficoltà pratica di gestire un museo che sia contemporaneamente statico e operativo. |
E.623.106 Al pari di tutte le carrozze FS tradizionali, anche le elettromotrici E.623 "Varesine" sono decorate con riproduzioni di quadri celebri. Qui sono mostrati lo Sposalizio di Santa Caterina, di Francesco Mazzola, detto il Parmigianino, conservato alla Galleria Nazionale di Parma, e il ritratto di Beatrice Cenci, di Guido Reni, conservato alla Galleria Nazionale d'arte antica di Roma. |
Colonna idraulica. Durante la giornata il cielo rimane sempre parecchio tempestoso, dando la possibilità per questa inquadratura ad effetto della colonna idraulica esposta nel piazzale, sullo sfondo del Padiglione Montaggio. |
Maglio, Alesatrice. Nel Padiglione Centro Molle sono ospitate alcune macchine originali dell'officina, disposte in modo molto scenografico, grazie all'ampiezza degli spazi: a sinistra un maglio da 2000 kg (B. & S. Massey, Manchester, 1913), un tempo alimentato a vapore e successivamente ad aria compressa; a destra un'alesatrice, con la quale si praticavano i fori alle bielle delle locomotive. |
Padiglione Torneria. Si tratta di uno degli ambienti più spettacolari del Museo: gli archi a sesto acuto gli hanno valso il soprannome di Cattedrale. Chiuso durante la mia precedente visita del 2008, è ora pienamente agibile, e ospita vari modelli a grande scala, nonché il "plastico 300 treni", opera artigianale di Otello Brunetti, un tempo visibile a Roma Termini (info su scalatt.it). |
E.424 (modello). Realizzato a grande scala, riproduce una E.424 allo stato d'origine, con la porta d'accesso alla cabina solo sul frontale (successivamente vennero aperte le normali porte laterali e quella frontale venne soppressa). Le E.424 sono la versione minore, a soli due carrelli, delle E.636. Soltanto i primi tre esemplari hanno visto la luce durante la guerra: le successive 155 unità sono state poi realizzate entro il 1951. |
ETR.300 (modello) A scala un po' minore rispetto all'E.424, fa mostra di sé il celeberrimo elettrotreno Settebello (Breda, 1953) caratterizzato dal salottino belvedere e dalla cabina di guida in posizione sopraelevata. |
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