ALn 556.1202 Ci spostiamo nel Padiglione Caldareria, destinato in maggioranza ai mezzi leggeri. Con le Littorine, cioè le automotrici diesel, nella prima metà degli anni Trenta si inventò letteralmente un nuovo modo di viaggiare per ferrovia, realizzando velocità e comfort di marcia impensabili con la trazione a vapore e le carrozze ordinarie. Dopo una lunga varietà di modelli sperimentali, nella seconda metà del decennio la costruzione in serie si concentrò sulle ALn 556 (il raddoppio del "5" iniziale precisa che queste macchine introducevano anche il comando multiplo, cioè la possibilità di pilotare due unità da un'unica cabina). Lo stesso gruppo presentava due linee stilistiche completamente diverse, ed entrambe fortemente caratterizzanti, realizzate dalla Breda e dalla Fiat. Questa è la versione Fiat (1937). Le une e le altre hanno fatto servizio pressoché in tutta Italia fino ai primi anni Settanta. |
E.444.001 La novità maggiore tra i mezzi ospitati al Museo, e uno dei motivi del mio ritorno, è senz'altro la E.444.001 (Savigliano, 1967), primo esemplare delle nuove locomotive elettriche veloci realizzate dalle FS, dapprima in 4 prototipi nel 1967 e poi in 113 esemplari di serie nel 1970-74. L'unità 001, unica sopravvissuta dei prototipi, è stata restaurata esteticamente nel 2008 ed esposta in occasione del weekend di porte aperte a Milano Smistamento nell'ottobre di quell'anno, per poi trovare la collocazione finale proprio a Pietrarsa, nel Padiglione Caldareria, insieme alle Littorine e alle elettromotrici. |
ALe 792.004 Sulla Varesina E.623 e sull'ALe 792 è possibile salire a bordo. Di quest'ultima mostro il classico banco di comando, tipico delle elettromotrici a corrente continua con avviatore automatico (il meccanismo che esclude progressivamente il reostato). Sul controller, la manovella di destra stabilisce la direzione di marcia (A=Avanti), la manovella di sinistra comanda invece le combinazioni dei motori, cioè Serie e Parallelo (le lettere S e P sono nascoste dalla manovella stessa). Sul banco si vedono le corrispondenti spie luminose, sotto i vari strumenti di misura, tra cui il più importante è quello che indica la corrente dei motori. |
E.444.001 I finestrini della ALe 792.004, dalla caratteristica forma lunga e stretta, sono un punto di osservazione inconsueto per il muso della E.444. Qui in particolare il finestrino è quello sopra il ripiano che fa da vano bagagli. |
ALn 556.1202 Un panorama tutto in colore castano e Isabella, per racchiudere un buon pezzo di storia dei mezzi leggeri FS. A sinistra il muso di una Littorina di prima generazione, conservata come rimorchio Ln 55.104, ottenuto dalla smotorizzazione della ALb 48.105 a benzina (Fiat, 1933). In primo il carrello motore di un'ALn 556.1900, comprendente l'intero blocco motore e la relativa trasmissione; queste automotrici erano adatte al servizio sulle linee a dentiera come la Paola-Cosenza: si riconosce la ruota dentata, calettata sull'asse di sinistra. A seguire, l'ALn 556.1202 Fiat e l'ALn 556.2312 Breda. Sulla destra, l'ALn 772.3375 e in fondo l'ALn 880.2018. |
ALn 556.1202 La storia del luogo è fatta anche di iscrizioni. Davanti alla tradizionale marcatura FS in giallo ombreggiato di rosso, una delle colonne metalliche del Padiglione Caldareria porta l'indicazione della Miami Silvestri e C., celebre industria meccanica milanese fondata nel 1880 (Wikipedia), che assorbendo poi nel 1899 la Grondona, diede luogo alle Officine Meccaniche (OM), che continuarono a scrivere una parte importante nella storia dei rotabili italiani. |
E.400.001 (Savigliano, 1929). E' uno dei tre esemplari espressamente costruiti per la breve ferrovia Aosta-Prè S.Didier, realizzata nello stesso anno soprattutto per scopi minerari. Con la sua de-elettrificazione (1968), le macchine finirono sulla Ferrovia Casalecchio-Vignola, alle porte di Bologna, dove fecero servizio fino agli anni '80. Un esemplare venne poi destinato a Pietrarsa, dove rimase esposto molti anni nella vivace colorazione giallo-rossa che aveva ricevuto in Emilia. Pochi mesi prima della mia visita, è stato restaurato nella versione FS nera degli anni '30. Sullo sfondo, la carrozza salone Sz 10 (Fiat, 1929) del Treno Reale, seguita dal veicolo cellulare K 48.114 per trasporto detenuti e dal carro postale Uy 2007, mentre tutta a destra spunta l'ALn 880. |
ALn 880.2018 (Breda, 1951). Con le contemporanee ALn 990 realizzate da Fiat e da OM, rappresenta la generazione di automotrici rapide postbelliche, prima dell'avvento delle numerose generazioni di ALn 668. In particolare le ALn 880, terminata la necessità di svolgere servizi rapidi sulle linee che man mano venivano elettrificate, conclusero la carriera a metà degli anni '80 effettuando treni locali tra Bologna e la Romagna. |
ALn 556.2312 Una delle singolarità più curiose di Pietrarsa sono i due altari votivi, questo nel Padiglione Caldareria e un altro nel Montaggio, che permettono un insolito accostamento con i rotabili esposti. La didascalia specifica che nell'Opificio fu eretta una chiesa, aperta al culto nel 1853 e intitolata a Maria S.S. Immacolata (è visibile in questa mappa del 1861, sul lato destro). Venne poi demolita per far posto al reparto Montaggio e venne concesso agli operai di costruire in ogni reparto un piccolo tabernacolo, di cui appunto due sono sopravvissuti. |
Prima del restauro della Caldareria, questo era il livello di degrado del medesimo altare (ulteriori immagini dell'epoca concluderanno il racconto): |
ALn 772.3375, ALn 556.2312 Design diesel degli anni '30: a sinistra in primissimo piano, il muso tondeggiante dell'ALn 772 (OM, 1956) appartiene alle automotrici di seconda generazione, progettate anteguerra e costruite per un lungo intervallo di tempo, dal 1940 al 1957, che hanno scritto la storia delle linee secondarie italiane fino alla metà degli anni '80. A destra si mostra la littorina Breda di prima generazione (1939) e, tra le due, appare fugacemente la versione Fiat già vista poco fa. |
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