Si tratta di un opuscolo di 36 pagine edito direttamente dalla Kodak italiana, circa nel 1960: tra le pellicole non compare infatti la Kodachrome II a 25 Asa, che uscì nel 1961 (Wikipedia). Testi e immagini documentano bene l'atmosfera del tempo, e anche i limiti che doveva fronteggiare il fotografo di allora: in primo luogo la bassissima sensibilità delle pellicole a colori, di norma appena 32 Asa (Iso, come si dice oggi). E se il formato 135 faceva riferimento a macchine a telemetro o reflex, adeguatamente costose, i formati 127, 620 e 828 erano tipicamente usati da macchine di livello assolutamente amatoriale, dove la norma era scattare con un tempo di 1/50 di secondo a diaframma fisso, senza nessun ausilio per la messa a fuoco, a parte la semplice scala graduata sulla ghiera dell'obiettivo! Alcuni consigli sono inevitabilmente superati (come quello di prestare attenzione alle doppie esposizioni sullo stesso fotogramma, sulle macchine più elementari), ma altri possono risultare utili anche al lettore d'oggi. Ed è impossibile non trascrivere quello finale: "Buttate via senza pietà le diapositive bruttine! Proiettate solo le migliori e fate durare la proiezione un'ora al massimo: vi farete la fama di essere un ottimo fotografo e...una persona simpaticissima!". Sante parole . Per non perdere una vita allo scanner, ho ridotto un po' i miei standard di qualità: la scansione è stata fatta con una fotocopiatrice da ufficio e le foto non sono deretinate. Ho limitato al minimo anche la correzione dei colori, ma le dominanti riproducono abbastanza fedelmente la stampa originale e contribuiscono a ricreare la sensazione anche tipografica degli anni '60. |
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