Nuovo! Catalogo 1964/65. Facciamo un piccolo passo indietro nel tempo. All'inizio degli anni '60 la trazione a vapore era ancora largamente diffusa: è quindi naturale che Lima offra dei modelli di locomotive a vapore. L'esigenza di massima economia porta nei primi tempi a proporre modelli di locomotive abbastanza di fantasia: osservando la cabina, i duomi, il praticabile e altri dettagli si potrebbero definire un "collage" di elementi di locomotive vere, in maggioranza tedesche. Ci concentriamo in particolare sull'articolo 9021, una vaporiera abbastanza imponente, presente già nel catalogo 1960, e qui mostrata in quello del 1964, di cui la scansione è migliore. La somiglianza con la locomotiva Gruppo 744 mostrata nel riquadro è decisamente labile e non va oltre l'analogo rodiggio 1'D. Tutto sommato l'articolo 2001 è decisamente più simile a una BR 24 tedesca... o meglio al corrispondente modello 3003 di Märklin, dato che a quei tempi era verosimilmente più facile "ispirarsi" a un prodotto della concorrenza che non a un mezzo reale. Ma la cosa più significativa è certo il paragone sui prezzi: dal contemporaneo volantino Märklin del 1965 apprendiamo che una locomotiva a vapore costava dalle 5.000 alle 14.000 lire, ovvero da 3 a 5 volte i modelli Lima! La strategia aziendale è dunque chiarissima. Nondimeno, la 9021 aveva una motorizzazione piuttosto complessa, che esamineremo in dettaglio a breve, con tanto di vite senza fine, come specificato nella descrizione. |
Nuovo! Locomotiva 9021. Ho scelto proprio questo modello perché nel 2017 ne ho avuto in mano un esemplare, gentilmente prestato da un modellista che mi aveva chiesto di ripristinarne il funzionamento. Ecco dunque la locomotiva, scomposta in telaio e cassa, sia per la macchina, sia per il tender, e già privata del motore, che ha richiesto un po' di lavoro per rimetterlo in sesto. Tutti e quattro i componenti principali sono ottenuti mediante stampo in plastica, abbastanza all'avanguardia per i primi anni '60. Una zavorra in lamiera è fissata al telaio del tender. |
Nuovo! Locomotiva 9021. Il motore, ad asse verticale e dotato di vite senza fine, assomiglia al classico motore Rivarossi e, proprio a causa della vite senza fine, è un po' più complesso di quello che, qualche anno più tardi, diventerà il cavallo di battaglia di Lima, il motore Tipo G. A sinistra, dall'alto in basso, abbiamo il "coperchio" superiore del motore; le due spazzole, rispettivamente in grafite e in rame (produzione Lima recente, adattata al minore diametro raschiando via un po' di grafite); le molle delle spazzole; un portaspazzola (l'altro è in sede sul coperchio) e il suo tappo che trattiene la molla; un elemento in ottone che ho realizzato per ovviare alla mancanza dell'altro tappo. A destra: il rotore a tre poli con vite senza fine, circondato da due lamierini sagomati che portano il flusso magnetico dalla calamita. La calamita stessa era andata dispersa, e quindi l'ho sostituita con successo con un'altra calamita di materiale flessibile (sul bordo destro dell'immagine), "srotolata" proprio da un motore Rivarossi, dove non si usano quei lamierini, ma la calamita a forma circolare è incastrata nella stessa carcassa del motore; infine l'anello che blocca il coperchio e la sua vite di fissaggio. |
Nuovo! Locomotiva 9021. Ecco la sede del motore vista dall'alto, realizzata direttamente nello stampo in plastica del telaio. Uno dei due lamierini è già in posizione, l'altro è posto a fianco del rotore. La vite senza fine trascina direttamente l'ingranaggio in ottone calettato sull'asse motore (in seguito Lima, con il motore Tipo G, riuscirà a realizzare tutti gli ingranaggi in plastica). Gli altri assi sono folli, perché, come vedremo a breve, le bielle sono di pura fantasia e non realizzano alcun accoppiamento tra gli assi. |
Nuovo! Locomotiva 9021. Ora ho rimontato il motore e chiuso una spazzola con il lamierino di ottone, mentre dall'altro foro sporge la relativa molla. La calamita Rivarossi è stata messa in posizione; sotto di questa si intravede una zavorra metallica. La presa di corrente si effettua sulle due ruote centrali: si vede il sottile filo metallico fissato su ciascun lato a un lamierino a forma di losanga, a cui andranno saldati i cavi di alimentazione del motore. E' singolare il blocco cilindri realizzato con un pacco di lamierini tranciati: negli anni seguenti i blocchi cilindri saranno normalmente realizzati in plastica. |
Nuovo! Locomotiva 9021. Le ruote dell'asse motore sono dotate di cerchi in gomma per aumentare l'aderenza. Benché poco visibili dalle immagini, i cerchioni non sono in fusione metallica, ma in sottile lamierino sagomato: un'altra scelta dettata dal risparmio. Ma colpiscono soprattutto le bielle perché... sono del tutto inventate! Quella che dovrebbe essere la biella di accoppiamento è imperniata solo sull'asse motore (a sinistra), mentre all'altezza del terzo asse è rivettata verso un improbabile asta oscillante che dovrebbe ricordare il meccanismo della distribuzione. Infine la biella motrice è anch'essa rivettata a una altrettanto singolare protuberanza della biella di accoppiamento. Nel 1966 Lima aggiorna la 9021 con un biellismo stampato in plastica, anziché in lamierino: è leggermente diverso, ma rimane ancora piuttosto improbabile. Va detto per confronto che alcune elementari locomotive Märklin, come la 3029, si limitavano a riprodurre la sola biella motrice, mentre la Rivarossi ha sempre riprodotto fedelmente l'intero biellismo. |
Nuovo! Locomotiva 9021. Ed ecco la locomotiva completata e riassemblata. La cassa, che si era un po' usurata con gli anni, è stata interamente riverniciata con una bomboletta di nero satinata. I respingenti, persi gli originali, sono i classici Rivarossi metallici. |
Nuovo! Locomotiva 9021. Nella vista dal basso la locomotiva rivela un'ultima sorpresa: per favorire l'iscrizione in curva, l'asse portante anteriore e il primo asse accoppiato sono articolati su un unico carrello. In pratica la locomotiva realizza la struttura del classico "carrello italiano" delle macchine vere, che normalmente è impossibile riprodurre su un modello, in quanto l'escursione richiesta sarebbe incompatibile con le bielle di accoppiamento (che qui infatti non ci sono). Le parti in plastica bianca sono aggiunte mie per bloccare cassa e telaio al posto di particolari evidentemente smarriti o rotti. |
Nuovo! Catalogo 1964/65. Nel 1962 arriva la E.424 (già riprodotta da Rivarossi) e nel 1963 la D.342 (esclusiva di Lima). A differenza delle loco a vapore, queste due macchine riproducono molto più fedelmente gli originali. La D.342 ha forse qualche proporzione un po' sgraziata, mentre la cassa della E.424 è decisamente buona. Solo i pantografi sono un po' pesanti, ma comunque perfettamente funzionanti, cosa certo non banale se si devono contenere i costi. Le 3.000 lire richieste continuano a essere meno di un terzo delle 10-12.000 lire di una locomotiva elettrica Märklin (che a quell'epoca aveva di norma la cassa in fusione metallica e il telaio in lamiera). |
Nuovo! E.424. Vari anni fa, venuto in possesso di un esemplare di E.424 degli anni '60, mi sono divertito a rielaborarlo nella versione allo stato d'origine di fine anni '40, senza le porte laterali e con i corrimani sul muso (il macchinista doveva entrare dalla porta frontale). Una volta riverniciata e decorata, la E.424.011 fa ancora la sua figura, a riprova della qualità dello stampo originale. Per semplicità, per il telaio ho utilizzato quello di una E.424 navetta degli anni 80, quindi con motore Tipo G. I pantografi sono Rivarossi. |
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