Märklin 346/3 J. A differenza delle carrozze da 24 cm, che utilizzano la plastica per alcuni dettagli (fiancate dei carrelli, intercomunicanti e, nella successiva evoluzione, finestrini e arredi interni), le carrozze a carrelli degli anni '50 sono rigorosamente tutte in metallo: più precisamente, le fiancate dei carrelli sono in pressofusione, i respingenti sono i classici torniti, mentre il resto - proprio tutto! - è in lamierino, smaltato, tranciato e piegato. In questa e nella prossima immagine vediamo vari dettagli della carrozza aperta, comprese le linguette di fissaggio degli elementi, che trattengono anche la striscia di cellofan dei finestrini, unico elemento ovviamente non metallico. |
Märklin 346/3 J. Altre due viste della medesima carrozza. Sul carrello, la linguetta all'estremità opposta al gancio serve per fissare il pattino per l'illuminazione interna. Nell'evoluzione successiva si manterrà il carrello con le fiancate articolate (si intuisce l'articolazione, osservando che la fiancata è inclinata rispetto al telaio); si perderà invece l'articolazione tra carrello e gancio, realizzando quest'ultimo solidale al telaio del carrello, senza più la molla di allineamento. Infine una copiglia sostituirà la vite di fissaggio alla cassa. |
Märklin 4063. L'epoca d'oro delle carrozze in lamierino da 24 cm, introdotte dal 1958, va dalla metà degli anni '60 (con l'introduzione delle splendide carrozze TEE, nel 1966) alla metà degli anni '70 (a seguito della nascita delle carrozze da 27 cm, in plastica, nel 1972). E' pertanto particolarmente appropriato scegliere di rappresentarle con la 4063, cioè la Tipo X italiana in grigio ardesia, prodotta dal 1972 al 1976: un magico sogno di allora che si è tradotto in realtà quando l'ho acquistata su ebay quarant'anni più tardi, nel 2017, a "soli" 160 euro, nemmeno un'esagerazione vista la sua rarità. Anche se alcuni dettagli - in particolare le porte a battente - ripetono la versione tedesca, la decorazione è impeccabile, e in particolare questo esemplare sembra davvero nuovo di fabbrica. |
Märklin 4063. Il dettaglio mostra la qualità delle iscrizioni raggiunta con la tecnologia del lamierino (ad essere precisi la cassa avrebbe dovuto essere tutta grigia, il bordo inferiore nero è per assonanza alla versione tedesca). |
Nuovo! Märklin 4063. La carrozza FS abbinata alla intramontabile E.424 Märklin. Sullo sfondo, la scatola originale, espressamente dedicata alla 4063, nel nuovo blu scuro degli anni '70 ma ancora abbinato al vecchio marchio a lettere maiuscole. |
Nuovo! Märklin 4063. Togliendo il tetto (fissato a pressione), vediamo l'arredamento interno a scompartimenti, con la paretina in cellofan, su cui sono sommariamente stampati in marrone i bordi delle porte scorrevoli. Ho anche installato l'illuminazione interna 4077 (con pattino 7198). È il tipo più antico, prima dell'introduzione dei diffusori di luce in plastica trasparente, formato da due portalampade in lamierino tranciato, che si innestano a molla tra le pareti della cassa. |
Nuovo! Märklin Tinplate (2012). Intorno al 2010, Märklin torna a produrre delle serie limitate di carrozze tin plate da 24 cm, applicando ancora una volta questa tecnologia antica e fascinosa. Ecco un primo piano di una Tipo X tedesca con scomparto ristoro, di cui si apprezza tra l'altro la decorazione a cinque colori. |
Pocher CIWL. Se Märklin diventa il simbolo della produzione metallica, gli anni '60 portano allo sviluppo di tecnologie sempre più raffinate nello stampaggio della plastica. Rivarossi ne è l'esempio migliore, ma la nostra antologia dedica un posto alla ditta torinese Pocher (Wikipedia) con questa carrozza letti, ricca di soluzioni interessanti. |
Pocher CIWL. Nelle carrozze in plastica, tipicamente la cassa è in pezzo unico con il tetto oppure con il telaio. Pocher sceglie quest'ultima soluzione. Anche per questo, l'illuminazione interna si monta tutta "dal sotto": i cavi provenienti dal telaio del carrello e dal pattino (la carrozza è realizzata per il sistema Märklin) alimentano due portalampade semplicemente infilati a pressione in appositi fori del sottocassa. Come si può ben vedere, il carrello è pressoché identico a quello delle carrozze Märklin degli anni '50: fiancate in pressofusione, gancio articolato sul telaio e pattino di tipo corto, molleggiato "a sbalzo" a centro carrello. |
Pocher CIWL. E' guardando l'interno della carrozze che si scoprono le raffinatezze più interessanti: l'arredamento interno è integralmente riprodotto (salvo nel vano centrale, dove fanno luce le due lampadine) ed è distinto in scompartimenti in versione giorno, con i sedili azzurri, e in versione notte, con i letti beige, con tanto di personaggi, persino sotto le coperte! E sulle pareti degli scompartimenti è addirittura applicata in cartoncino la riproduzione delle grandi litografie di paesaggio tipiche della CIWL! E' un peccato che Pocher non abbia utilizzato l'illuminazione con corpo-luce, cioè con un diffusore di plastica trasparente, montato tra le due lampadine, contro il cielo della carrozza, che Märklin introdusse nel 1964 (articolo 7197) e che avrebbe valorizzato molto di più questi singolari interni. |
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