Testo, fotografie e scansioni di Francesco Dall'Armi. Le enormi ruote motrici (quasi due metri di diametro), la massiccia struttura di lamiere chiodate (oltre 130 tonnellate di massa), il design dalla linea aggressiva, soprattutto quella delle ultime unità costruite, sono certamente elementi che, oggi, fanno delle locomotive E.428 interessanti oggetti di archeologia industriale. Ma, viste attraverso gli occhi dell'infanzia, queste caratteristiche esercitavano, sul bambino che ero, un'attrattiva del tutto particolare. Gli anni degli ultimi servizi delle E.428 sui binari italiani, intorno al 1985, coincisero con i miei approcci al mondo della fotografia, in particolare con la tecnica del bianco e nero, suggestionato da Ansel Adams e dai bellissimi scatti ferroviari di Winston Link. Fu automatico, perciò, fare delle E.428 uno dei soggetti preferiti. Le ho cercate sulle linee dove viaggiavano e nei depositi locomotive a cui erano assegnate, un po' mascherando, dietro motivazioni storico/documentaristiche, l'intento di catturare, attraverso l'obiettivo, il fascino arcaico di queste macchine. Francesco Dall'Armi |
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