Carri merce. Primo piano sulle iscrizioni del carro: la dicitura FS Italia non lasciava dubbi sull'origine del modello, ancor prima di scoprirne la marca. Le ruote sono montate come sul modello CO.MO.G.E. più antico, cioè con l'asse calettato rigidamente nella boccola: se ne vede infatti la testa. |
Carri merce. La vista dal basso mostra la struttura classica dei ganci a occhiello, con la molla che ne garantisce l'allineamento. Le ruote sono l'unico elemento di plastica del modello: realizzate nella forma di due semiassi che ruotano sull'asse vero e proprio, fisso (il filo metallico verde sembra fare da distanziale). Il binario è tutto metallico, in lamierino tranciato e piegato, sia per le traverse, sia per le rotaie. Come d'uso tipicamente nella scala 0 degli anni '30, le traverse sono solo tre per binario (addirittura due soltanto per i rettifili). L'isolamento tra le due rotaie è garantito da un inserto di cartone tra rotaia e traversa. I binari sono ancora perfettamente efficienti e la locomotiva è in grado di viaggiarvi anche adesso, almeno 70 anni dopo la sua costruzione. |
Locomotiva e carri. Un'altra inquadratura del treno completo. |
Nuovo! Locomotiva e carrozza. A novembre 2024, zizzagando su ebay trovo quasi per caso un trenino della INGAP, la storica fabbrica di giocattoli di Padova ("Industria Nazionale Giocattoli Automatici Padova", wikipedia), attiva tra il 1919 e il 1972, ma che ebbe il suo maggiore sviluppo tra la metà degli anni '30 e gli anni '50. Il modello è molto semplice, ma anche il prezzo è assolutamente ragionevole - 50 euro - così porto a casa il mio primo treno a molla! L'insieme è costituito da una locomotiva, il suo tender, due carrozze passeggeri (identiche tra loro), quattro binari curvi, che compongono un cerchio, e un segnale ad ala. Quest'ultimo e le ruote sono le uniche parti in plastica: tutto il resto è metallico, in maggioranza in lamierino tranciato e smaltato, secondo la celebre tecnologia tin plate dei modelli Märklin. La differenza principale è che qui il lamierino è veramente sottile (e forse anche di ferro più dolce), tanto che è inevitabile un risultato un po' deformato/deformabile, forse anche da nuovo. |
Nuovo! Locomotiva e carrozza. Naturalmente né la locomotiva, né tanto meno le carrozze riproducono un modello reale, neppure vagamente. Tuttavia la marcatura FS 1100, riportata in abbondanza su macchina e tender, restituisce un'inequivocabile e piacevole atmosfera di casa nostra. Il tipico logo INGAP a forma di rombo compare solo su un lato della cabina, ma vari altri dettagli (ruote, segnale ad ala, rotaie, ...) non lasciano dubbi sulla "paternità", se confrontati con altri modelli della casa, descritti come sempre da Rivarossi-memory. Nonostante questo, al momento non mi è stato possibile trovare una datazione esatta per questo modello, che costituisce appunto un mix di quelli illustrati da rivarossi-memory. Direi comunque che siamo nei primi anni '50, se non ancora prima. Un assale è mancante e quindi sia le foto, sia la... corsa prova sono effettuate con un'unica carrozza. Un dettaglio: le tacche di arresto dell'ala del segnale prevedono la posizione di via libera con l'ala abbassata, secondo la convenzione italiana (e inglese), e non quella tedesca, in cui l'ala sarebbe alzata. |
Nuovo! Rotaie e carrozze. Le rotaie sono realizzate integralmente in lamiera sagomata, con la disposizione classica a tre traverse, tipica di molti modelli economici di ferrovie fino agli anni '50. Le due spine di innesto sono entrambe alla stessa estremità (e non in posizione contrapposta, come poi di uso universale), rendendo così obbligato il verso di montaggio: questo non è un problema per il semplice cerchio qui previsto, ma fa sì che sia impossibile formare circuiti più complessi, per esempio con controcurve. Lo scartamento è di circa 24 mm, quindi quasi una volta e mezzo l'H0. Il cerchio ha diametro di 33 cm (misurato sulla mezzeria). |
Nuovo! Carrozza e tender. L'intera struttura di carrozze e tender è in sottile lamierino tranciato e piegato; monocromatico per il telaio e il tetto della carrozza, serigrafato a più colori per la cassa della carrozza e per il tender. Le varie parti sono vincolate tra loro piegando le linguette di incastro. Le boccole sono ricavate semplicemente come intaglio piegato del telaio. Le ruote sono in plastica, montate su un asse di acciaio. |
Nuovo! Locomotiva. Disassemblando la locomotiva, appare anche qui una struttura interamente in lamierino; all'interno della caldaia è però presente un pezzo di robusta lamiera (nera), sagomata a U, che garantisce il giusto peso al modello. Anche il telaio del meccanismo a molla è in lamierino, mentre la chiavetta per la ricarica è in lamiera un po' più spessa, sagomata per inserirsi nell'asse a sezione quadrata su cui è avvolta la molla. Mentre nei normali modelli elettrici gli ingranaggi sono "demoltiplicatori", perché il motore gira molto più velocemente delle ruote, qui accade il contrario: nel senso di trasmissione del moto, le ruote dentate si accoppiano grande -> piccola, in modo da incrementare la velocità. Infatti ad una lenta velocità di scarica della molla deve corrispondere una velocità di marcia del treno sufficiente rapida (anche troppo, a piena carica!). |
Nuovo! Motore a molla. La vista da sopra del meccanismo motore mostra la molla in posizione scarica, cioè completamente allentata. Girando la leva di carica, le spire della lamina di acciaio si serrano, accumulando l'energia elastica che muoverà poi la locomotiva. Non è presente nessun sistema di arresto, per cui, una volta caricata la molla (tenendo ferma la locomotiva con la mano), bisogna letteralmente lasciar andare la macchina, che partirà a razzo, facendo qualche giro fino a fermarsi. Così andava il mondo del giocattolo circa 80 anni fa! |
In viaggio! Ed ora si carica la molla e... si parte! Con anche un inconveniente d'esercizio, causato - se guardate bene - da un problema di infrastruttura! |
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