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I musei e i sopravvissuti

E.430 (Museo Naz. Scienza e Tecnologia). La E.430.001, unica unità miracolosamente sopravvissuta del periodo primordiale della trazione trifase, è conservata dalla fine degli anni '60 nel museo milanese accanto alla 691.022, la più grande locomotiva a vapore FS. La E.430 mostra la colorazione nera, comune a tutte le macchine d'inizio secolo (era stata un'eredità della Rete Adriatica, dal momento che la Rete Mediterranea usava invece il verde scuro sulle proprie locomotive). I trolley sono quelli definitivi, del tipo unificato Brown Boveri. Dietro alla E.430 si notano la E.550 e la E.330, seguite dalla E.321 a terza rotaia, tutte in castano e Isabella.
I musei e i sopravvissuti - E.430

 

E.430, E.550 (Museo Naz. Scienza e Tecnologia). Il rodiggio della E.430 era l'unico senza bielle tra tutte le macchine trifasi. Si nota anche la struttura della locomotiva, costituita da due semicasse articolate, unite da un soffietto.
I musei e i sopravvissuti - E.430, E.550

 

E.430 (Museo Naz. Scienza e Tecnologia). 
I musei e i sopravvissuti - E.430

 

E.431 (Stabilimento TIBB). La E.431.027, anch'essa del Museo Ferroviario di Savigliano, è stata restaurata dalle officine Bombardier di Vado Ligure nel 2005 e qui esposta durante i festeggiamenti per il centenario delle officine stesse: le prime al mondo espressamente realizzate per la costruzione di locomotive elettriche, allora come Westinghouse Italiana, in seguito come TIBB e oggi appunto sotto il controllo di Bombardier (altri dettagli sui costruttori di treni).
I musei e i sopravvissuti - E.431

 

E.431 (Museo Ferr. Piemontese). La stessa locomotiva, nella sua normale collocazione al Museo di Savigliano.
I musei e i sopravvissuti - E.431

 

E.432 (Museo Ferr. Piemontese). Un'inconsueta visione "selvatica" della E.432.031, ancora in attesa di restauro e lasciata (abbandonata?) all'aperto al museo di Savigliano. La macchina sarà finalmente restaurata nel 2019.
I musei e i sopravvissuti - E.432

 

E.432 (Pietrarsa). Di tutti i preziosi rotabili ospitati nello spettacolare scenario del Museo di Pietrarsa (vedi tutto il racconto), le quattro macchine trifasi sono probabilmente gli oggetti più "fuori luogo", così storicamente lontani da quell'opificio napoletano, e da quella stessa terra. Eppure bisogna proprio arrivare a Pietrarsa per poter incontrare un'E.432, le uniche E.551 ed E.333 sopravvissute, e persino la E.440 della Ferrovia Alta Valtellina.
I musei e i sopravvissuti - E.432

 

E.551 (Pietrarsa). Vista laterale dell'esemplare conservato di questo Gruppo "intermedio" tra quelli destinati ai servizi merci.
I musei e i sopravvissuti - E.551

 

E.551 (Pietrarsa). 
I musei e i sopravvissuti - E.551

 

Vnx 806 (Ceva). Le E.550 vennero ritirate dal servizio già a metà degli anni '60, eppure alcune di loro sono sopravvissute assai più a lungo: smotorizzate e trasformate in spazzaneve (ovviamente da utilizzare spinti da altre locomotive) sono arrivate fino ai giorni nostri. A Ceva, una presenza abituale fino ai primi anni '90, quasi un'amica da passare a salutare ogni volta che cambiavo treno in quella stazione, era la E.550.086, trasformata nello spazzaneve Vnx 806.200. A guardarla dal lato senza vomere, era facile riconoscere ancora il profilo caratteristico del piccolo mulo dei Giovi che 80 anni prima aveva rivoluzionato il servizio ferroviario merci gravitante su Genova e sul suo porto. Oggi questo esemplare è preservato presso il Museo di Savigliano.
I musei e i sopravvissuti - Vnx 806

 

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