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 Diano Marina.  Un successivo pomeriggio mi dedico alla restante tratta, da Diano Marina a San Lorenzo. Scendo alla nuova fermata di Diano, sperduta nel nulla; è appesa una mappa che dovrebbe mostrare il percorso del bus di collegamento, ma la stazione è irrimediabilmente fuori pianta; così qualcuno ha tracciato a pennarello una freccia che esce dal foglio e percorre mezza bacheca fino a un cerchio solitario "siete qui". Comunque anche il bus non è certo un'alternativa frequente: prima di rassegnarsi a salire su un taxi, un'anziana signora mi chiede "Ma Diano Marina, la città che conoscevo, quella esiste ancora, vero?". La domanda, paradossale nel significato letterale, è tuttavia estremamente fedele nel rendere la sensazione di spaesamento che chiunque prova a scendere dal treno in quel luogo assurdo.

Naturalmente in bici il percorso è questione di pochi minuti, e mi porta rapidamente a saltare dentro nell'area della stazione abbandonata: qui la rapida crescita delle erbe infestanti accentua subito l'idea del degrado, nonostante l'orario sia proprio quello in cui la luce è migliore. La bella palma è sempre lì, ma il confronto con la vista della stessa ora, appena 11 mesi fa, è semplicemente disarmante.

Dopo la storia - Diano Marina.

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