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Museo di Pietrarsa

E.432.001  (Breda, 1928): la trasmissione articolata Bianchi rappresenta l'ultima e più sofisticata risposta al problema, applicata sulle E.432 e sulle corrispondenti E.554 per treni merci.
Museo di Pietrarsa - E.432.001

 

E.440.003  (Cemsa, 1932): i quattro esemplari del gruppo furono realizzati "in economia" utilizzando le parti già costruite del progetto delle E.471 bitensione/bifrequenza, poi abbandonato. La trasmissione è realizzata con un cinematismo vistosamente asimmetrico, frutto di uno dei tanti brevetti di Kalman Kando, che sulle macchine trifasi italiane venne applicato sperimentalmente su due unità E.552 (1922) e poi solo sulle E.440.
Museo di Pietrarsa - E.440.003

 

Automotrici.  A destra, una Littorina di prima generazione, conservata come rimorchio Ln 55.104, ottenuto dalla smotorizzazione della ALb 48.105 a benzina (Fiat, 1933). Con queste automotrici - così minuscole se viste con gli occhi di oggi - nella prima metà degli anni Trenta si inventò letteralmente un nuovo modo di viaggiare per ferrovia, realizzando velocità e comfort di marcia assolutamente impensabili con la trazione a vapore e le carrozze ordinarie. Dopo una lunga varietà di modelli sperimentali, nella seconda metà del decennio la costruzione in serie si concentrò sulle ALn 556, che anche nell'esposizione museale seguono la prima Littorina.
Museo di Pietrarsa - Automotrici.

 

ALn 556.  La prima generazione "matura" di Littorine è rappresentata dalle ALn 556 (il raddoppio del "5" iniziale precisa che queste macchine introducevano anche il comando multiplo, cioè la possibilità di pilotare due unità da un'unica cabina). Lo stesso gruppo presentava due linee stilistiche completamente diverse, ed entrambe fortemente caratterizzanti: a destra la versione Breda (1939), a sinistra quella Fiat (1937). Le une e le altre hanno fatto servizio pressoché in tutta Italia fino ai primissimi anni Settanta.
Museo di Pietrarsa - ALn 556.

 

ALn 772.3375  (OM, 1956): rappresentano uno dei più celebri Gruppi di automotrici, onnipresenti in tutta Italia dagli anni Quaranta al 1986. In primo piano invece il carrello motore di un'ALn 556.1900, comprendente l'intero blocco motore e la relativa trasmissione; queste automotrici erano adatte al servizio sulle linee a dentiera come la Paola-Cosenza: si riconosce la ruota dentata, calettata sull'asse più vicino al fotografo. Infine in primissimo piano il muso della Ln 55.104.
Museo di Pietrarsa - ALn 772.3375

 

Tempio votivo.  Una delle singolarità più curiose di Pietrarsa sono i due altari votivi, questo nel capannone Caldareria e un altro nel Montaggio, che permettono un insolito accostamento con i rotabili esposti.
Museo di Pietrarsa - Tempio votivo.

 

Locomotive diesel.  Singolare esposizione con i binari posati ad angolo retto per il piccolo mezzo da manovra 215.006 (Badoni, 1855) e la classica locomotiva diesel elettrica D.341.1016 (Stab. Meccanico di Pozzuoli, 1958).
Museo di Pietrarsa - Locomotive diesel.

 

Capannone Tubi Bollitori.  Una piccola scolaresca (francese) ha rappresentato pressoché l'unico altro gruppo di visitatori della mattinata, oltre a chi scrive.
Museo di Pietrarsa - Capannone Tubi Bollitori.

 

235.3005  (OM, 1961): un gioco di luce e di penombre caratterizza il capannone Tubi Bollitori che ospita le locomotive diesel.
Museo di Pietrarsa - 235.3005

 

Locomotive diesel.  Ancora un gioco di luce fra la D.342 e la 235 da manovra.
Museo di Pietrarsa - Locomotive diesel.

 

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