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Scende la sera a Pietrarsa

 Tramonto.  La giornata si conclude a sorpresa con uno spettacolare e lucente tramonto, che propongo in versione panoramix ultralarge: si tratta di un totale di 5 scatti, di cui i due di sinistra giuntati a mano, per garantire la prospettiva corretta, e i tre di destra con il software Hugin, che è molto più bravo di me a "livellare" l'inevitabile gradiente di luminosità avvicinandosi al sole. L'isola appena a destra delle navi è Capri, mentre tutta sulla destra compare Ischia.
Scende la sera a Pietrarsa - Tramonto.

 

 Colonna idraulica.  Negli istanti del tramonto di dicembre.
Scende la sera a Pietrarsa - Colonna idraulica.

 

 E.444.001  Ancora la E.444, all'imbrunire, quando la luminosità esterna e interna sono molto simili, permettendo di inquadrare la macchina dall'esterno del padiglione.
Scende la sera a Pietrarsa - E.444.001

 

 ALe 792.004  Una delle innovazioni recenti è la chiusura di uno dei portoni della Caldareria mediante una lastra di vetro. In particolar modo alla sera, si rende così possibile un'inquadratura d'effetto del muso aerodinamico della ALe 792, uno dei risultati più notevoli del design ferroviario europeo degli anni '30.
Scende la sera a Pietrarsa - ALe 792.004

 

 ALe 792.004  Anche dall'altro capo, nonostante qualche lotta contro gli spazi ristretti, è possibile inquadrare l'ALe 792 e la E.444, con la cabina della Varesina a lato. E' ormai scesa la sera, che evita di essere abbagliati dal portone aperto.
Scende la sera a Pietrarsa - ALe 792.004

 

 Macchine trifasi.  Con uno scatto grandangolare un po' azzardato, è possibile racchiudere tutte e quattro le macchine trifasi, sicuramente i mezzi più "anomali" che si possono incontrare a Pietrarsa, dal momento che il trifase non si è mai spinto nell'Italia meridionale. Da sinistra la E.551.001, di cui si è già detto, poi la E.333.026 (Nicola Romeo, 1924), macchina inconsueta di progettazione ungherese, inizialmente considerata di scarso successo; a seguito di alcune modifiche, fu comunque capace di un dignitoso servizio più che quarantennale, fino al 1968, soprattutto lungo la Riviera di Ponente. La E.333 è presentata nel colore originale nero, anziché nel più familiare castano e Isabella, applicato a partire dagli anni Trenta.

Segue la E.432.001 (Breda, 1928) appartenente a quello che fu senza dubbio il più evoluto e riuscito Gruppo di locomotive trifasi, progettato autonomamente dalle stesse FS, che alla fine degli anni Trenta erano ormai in grado di fare a meno dell'apporto tecnologico della "scuola ungherese", che tanta parte aveva avuto nello sviluppo della trazione trifase. Le E.432, con le contemporanee E.554 per treni merci e le E.431, ultimi esemplari della generazione precedente, hanno concluso la storia del trifase italiano, la mattina del 26 maggio 1976. Infine la E.440.3 delle Ferrovie Alta Valtellina.

Scende la sera a Pietrarsa - Macchine trifasi.

 

 Bayard.  A concludere la mia visita, non può mancare un collage dedicato alla Bayard e al suo treno, vale a dire alla riproduzione funzionante della terza locomotiva giunta sulla Napoli-Portici, prima ferrovia italiana nel 1839. La riproduzione venne realizzata dalle Officine FS nel 1939, per i festeggiamenti del centenario delle ferrovie, scegliendo proprio la Bayard perché era l'unica di cui si erano conservati i disegni di progetto. Dopo esser stata ospitata per circa vent'anni al Museo della Scienza di Milano, nel 1989 venne restaurata e utilizzata per la seconda inaugurazione di Pietrarsa, quella in concomitanza con i 150 anni delle ferrovie. A Pietrarsa è stata esposta sul ponte trasbordatore del Padiglione Montaggio, ma durante l'ultimo rinnovo del museo, si è realizzata intorno alla Bayard una singolare "presentazione multimediale" che racconta la storia della macchina e della sua ferrovia. Si è così persa la possibilità di osservare normalmente l'intero treno (la locomotiva è racchiusa nel "teatro" della rappresentazione) ma va detto che il risultato è piacevole e senz'altro efficace dal punto di vista didattico.
Scende la sera a Pietrarsa - Bayard.

 

Flash back

Vista aerea.  Per capire un luogo tanto singolare e ricco di storia, conviene guardare anche un po' più indietro. Questa foto aerea degli anni '60, pubblicata sulla rivista Mondo Ferroviario, mostra il complesso ancora in attività. Si riconoscono, oltre ai Padiglioni attuali, anche vari altri edifici minori privi di importanza storica, davanti alla Caldareria (cioè in primo piano) e tra questa e il Montaggio, che furono eliminati durante i restauri, in modo da creare la grande "piazza" centrale, con un risultato estetico sicuramente di rilievo.
Flash back - Vista aerea.

 

Padiglione Torneria.  Una foto FS, databile ai primi anni '70, mostra la "Cattedrale" ancora in attività. L'affollamento di macchinari d'officina e le volte gotiche rinforzate da travi forniscono una visione alternativa all'austero e rigoroso aspetto post-restauro, sicuramente utile a percepire il lungo percorso storico vissuto da queste architetture.
Flash back - Padiglione Torneria.

 

Padiglione Montaggio.  Da ultimo, utilizzo le interessanti immagini di Gianni Berengo Gardin, pubblicate sul volume Archeologia industriale, edito dal Touring Club Italiano nel 1983, probabilmente uno dei primi testi in cui si affrontava il tema del recupero del patrimonio industriale italiano. Il Museo venne realizzato per gradi, e proprio nel 1982 si inaugurò il Padiglione Montaggio, con la maggioranza delle locomotive a vapore ancor oggi presenti (le trifasi arrivarono un po' dopo, per la "seconda inaugurazione", quella del 1989). L'aspetto del luogo si è conservato sostanzialmente immutato da allora.
Flash back - Padiglione Montaggio.

 

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