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La fotografia a colori


La fotografia a colori - 1 - Copertina.
1 - Copertina.  

 


La fotografia a colori - 2 - Indice.
2 - Indice.  

 


La fotografia a colori - 3 - Pellicole.
3 - Pellicole.  Il Kodachrome, prodotto dal 1936 al 2010, era una pellicola estremamente singolare, molto resistente nel tempo ma anche assai complessa da sviluppare. Oltre che nel formato 135 (quello standard delle Reflex) era prodotto anche nel formato 828, una pellicola sempre da 35 mm di larghezza (come il 135) ma con un'unica perforazione per fotogramma e destinata a macchine di livello base/amatoriale. Le diapositive, nel medesimo telaietto tradizionale da 5x5 cm, avevano il fotogramma circa il 30% più ampio di quelle normali del formato 135, ottenendo dunque più facilmente una buona qualità.

L'Ektachrome rappresenta la diapositiva normale, quella arrivata fino ai giorni nostri: era disponibile nella sensibilità standard di 32 Asa, e solo per il formato 135 anche in una versione "high speed", cioè ad alta sensibilità, da 160 Asa (nel corso degli anni '70-80 diventerà standard la sensibilità di 100 Asa, e si parlerà di alta sensibilità verso i 400 e poi i 1000 Asa). Il processo E-2 citato nell'opuscolo era l'antenato dell'attuale E-6. Il formato 120 è quello delle macchine biottica come le Rolleiflex, tipiche dei fotografi professionisti, con pellicola in rullo da 61 mm, senza perforazioni, usata tipicamente per ottenere 12 fotogrammi 6x6 cm. Il 620 era una versione più economica, con la stessa pellicola avvolta su un rocchetto leggermente più piccolo, destinato a semplici macchine amatoriali. Il 127 era una pellicola a rullo come il 120 ma più stretta (4,6 cm, tipicamente con fotogrammi 4x4), anch'essa rivolta al mercato amatoriale.

Il Kodacolor è la pellicola negativa destinata ad ottenere stampe a colori. Il processo C-22 era l'antenato dell'attuale C-41 tipico della totalità dei negativi a colori degli ultimi tre decenni. Per il Kodacolor si aveva la massima disponibilità di formati: oltre a tutti quelli già visti, anche il 116 e il 616 entrambi caratterizzati da pellicola in rullo non perforata, di 63,5 mm di larghezza (tra i due formati cambiava solo lo spessore del rullo), diffusa negli anni '30 ma all'epoca dell'opuscolo già sostanzialmente superata in favore di 120 e 620.

Tutti i formati di pellicole sulla Wikipedia.


 


La fotografia a colori - 4 - Esposizione.
4 - Esposizione.  La gran parte delle fotocamere economiche del 1960 era sprovvista di esposimetro (peraltro di norma assente anche in quelle professionali, dove l'esposimetro era un accessorio a parte). L'esposizione doveva quindi essere stimata a occhio: la cosa era tutt'altro che banale per le diapositive, che a differenza dei negativi, non potevano contare in un secondo processo - la stampa su carta - per compensare eventuali errori. Le tabelline "Sole brillante - Sole velato - Nuvoloso chiaro" ecc. erano assai diffuse, come istruzioni nelle pellicole, su appositi cartoncini da avere sempre con sé e appunto in opuscoli come questo. Si noti che il tempo di esposizione tipico è dell'ordine di 1/50 - 1/60, coerentemente con le capacità medie delle macchine di allora, specie a livello amatoriale.

 


La fotografia a colori - 5 - Esposizione.
5 - Esposizione.  

 


La fotografia a colori - 6 - Esposizione.
6 - Esposizione.  I tramonti, allora come oggi, vengono considerati soggetti facili, in quanto è sufficiente esporre "per le luci", cosa che di norma riesce a fare anche un esposimetro usato senza particolare perizia (molto più difficile, anche al giorno d'oggi, esporre correttamente un soggetto molto luminoso su sfondo scuro, dove l'esposimetro è portato a leggere prevalentemente le ombre anziché le luci).

 


La fotografia a colori - 7 - Notturni.
7 - Notturni.  Per i notturni non è cambiato molto nei decenni: anche con macchine di livello medio, un tempo di almeno 2 secondi è la norma e questo richiede necessariamente il cavalletto o altro appoggio perfettamente immobile. Con una macchina digitale gli effetti citati di immagini più calde e più fredde si ottengono forzando rispettivamente il bilanciamento del bianco su "luce solare" e "tungsteno" (o automatico).

 


La fotografia a colori - 8 - Interni e flash.
8 - Interni e flash.  Il concetto di "numero guida" che quantifica la potenza erogabile dal flash, è valido ancora oggi, anche se gli automatismi di esposizione ne rendono superfluo il calcolo esplicito. La sua conoscenza permette tuttavia di capire come mai è tuttora impossibile pretendere che un flash illumini l'oscurità oltre la modesta distanza di pochi metri. Infatti tutti i flash delle digitali compatte, e anche la maggior parte di quelli incorporati nelle reflex, hanno bassi numeri guida, non oltre 10-12 a 100 Iso. Ne consegue che il calcolo illustrato (diaframma = numero guida / distanza) porta ad esempio a un diaframma f/3.5 ad appena 3 m di distanza con numero guida 10.

 


La fotografia a colori - 9 - Luce ambiente.
9 - Luce ambiente.  Nonostante i consigli dell'opuscolo, scattare in luce ambiente con le attrezzature del 1960 doveva essere quanto mai sfidante. Al giorno d'oggi invece è sicuramente un campo esplorabile e meritevole di considerazione: una foto in luce ambiente è spesso enormemente migliore di una scattata con il flash, in quanto restituisce con molta maggiore naturalezza l'atmosfera del soggetto, in particolare per i ritratti.

 


La fotografia a colori - 10 - Regole e consigli.
10 - Regole e consigli.  Solo un paio di regole sono oggi superate: quella sul pericolo delle doppie esposizioni (su apparecchi molto semplici, in cui non era previsto il blocco dell'otturatore, dopo lo scatto, fin tanto che non fosse stata fatta avanzare la pellicola) e quella sull'orizzonte storto (che è ancora valida, ma per fortuna è oggi rimediabile velocemente a posteriori). Di tutte le altre resta utile fare tesoro, a cominciare dal fatto che "se non vi è luce non vi può essere fotografia"; inoltre la foto non deve essere mossa (e il soggetto deve risultare a fuoco) anche perché mosso e sfocato non sono mai rimediabili a posteriori. Infine senza dubbio un bel primo piano valorizza qualunque ritratto.

 


La fotografia a colori - 11 - Lampo complementare.
11 - Lampo complementare.  Il lampo complementare per schiarire i ritratti resta un consiglio utile, purché si faccia qualche prova per evitare che la luce del flash diventi prevalente e "appiattisca" il ritratto, provocando un risultato innaturale. Di solito aiutano gli automatismi delle fotocamere attuali, anche economiche, ma è meglio dosare bene la potenza del flash con l'apposita funzione (che equivale al "fazzoletto bianco" suggerito al punto 4).

 


La fotografia a colori - 12 - Lampo complementare.
12 - Lampo complementare.  

 


La fotografia a colori - 13 - Ritratti.
13 - Ritratti.  Il consiglio di scegliere le giornate un po' velate per i ritratti è sicuramente ancora valido, mentre l'uso del filtro Skilight per evitare la dominante azzurra risulta oggi superato dai meccanismi di bilanciamento del bianco, che compensano facilmente l'eventuale tonalità fredda delle ombre (peraltro ho enfatizzato un po' la differenza per via digitale, perché persino nella stessa stampa dell'opuscolo non era così evidente).

 


La fotografia a colori - 14 - Paesaggi.
14 - Paesaggi.  Naturalmente ogni consiglio per "animare le fotografie" e "raccontare qualcosa" (pagina seguente) risulta ancor oggi perfettamente valido!

 


La fotografia a colori - 15 - Racconti.
15 - Racconti.  

 

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