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La tecnologia anni '60

Trasformatore 6511.  Dedichiamoci ora a un altro classico: il trasformatore 6511, che posseggo sin dai primi anni '70 e che - quasi superfluo dirlo - è ancora perfettamente funzionante. Si tratta del modello base (meno potente) della generazione di trasformatori con cassa in lamiera. A partire dal 1972 saranno sostituiti dalla generazione con cassa di plastica azzurra (di forma identica ai trasformatori per la nuova scala Z della stessa epoca).

Ho fotografato il trasformatore insieme con la piccola locotender 3029, di cui ci occuperemo subito dopo.

La tecnologia anni '60 - Trasformatore 6511.

 

Trasformatore 6511.  Il trasformatore si apre abbastanza comodamente sfilando i perni che si infilano nelle quattro flange forate visibili a sinistra (persi i perni originali, li ho egregiamente rimpiazzati con quattro pezzi di stuzzicadenti in legno!). Il funzionamento è molto semplice: a destra vediamo un trasformatore del tutto tradizionale, con il primario alimentato a 220 V; l'unica, essenziale particolarità è che le spire del secondario (cioè del circuito che produce la corrente indotta a tensione minore) sono ordinatamente avvolte sulla superficie esterna, di modo che, asportando il sottile velo di vernice isolante che di norma le ricopre, è possibile prelevare la tensione, facendovi strisciare sopra il contatto mobile del regolatore, corrispondente alla manopola rossa della foto precedente.

A seconda di quale spira viene toccata dal contatto mobile (e quindi del numero totale di spire di cui risulta di volta in volta costituito l'avvolgimento secondario), si deriva una tensione progressivamente crescente da circa 4 a 16 volt. Infine, forzando l'azione di una molla e ruotando la manopola a sinistra oltre lo zero, si tocca un ulteriore contatto esterno, che fa erogare dal secondario la tensione massima di 24, che serve per l'impulso di inversione di marcia.

La tecnologia anni '60 - Trasformatore 6511.

 

Locomotiva 3029.  Ci dedichiamo adesso alla più piccola locotender dell'assortimento Märklin: la 3029, immancabile presenza di tutte le "confezioni iniziali" fino all'inizio degli anni '70 (nel 1972 fu sostituita dalla 3087, di concezione molto simile e che rimarrà in produzione fino al 2005). Ho acquistato quest'esemplare su ebay tedesca, a novembre 2018, per l'onestissima cifra di 23 euro.

La locomotiva è dotata del semplice gancio a uncino, e ha i fanali non illuminati, ma soltando verniciati d'argento. Come era tipico per gli stampi più antichi, e in particolare per casi come questi, dove la riproduzione era abbastanza di fantasia, il modello è decorato con il numero di catalogo - appunto 3029 - invece del numero della macchina vera. Infine buona parte del fascino di questo minuscolo gioiellino deriva anche dalla confezione originale, con l'accurato disegno in tinte pastello. Lo sfondo azzurro della scatola è quello degli anni '60 (la scatola stessa è datata 6/1963).

La tecnologia anni '60 - Locomotiva 3029.

 

Locomotiva 3029.  Togliendo il mantello (in plastica, fissato con due incastri) si osserva la struttura della motorizzazione, compattamente assemblata nel telaio in pressofusione di zinco, laccato di rosso. Sul lato destro (in alto) si vede la cascata di ingranaggi, che aziona il solo asse posteriore. Mancando per semplicità le bielle di accoppiamento, gli altri due assi sono semplicemente folli. L'unica biella riproduce la biella motrice e, in pezzo unico, senza l'articolazione sulla testa a croce, il pistone che entra nel cilindro (e addirittura ne esce dall'altra parte!). Peraltro il veloce movimento della biella è più che sufficiente a rendere la sensazione della macchina a vapore, specie considerandone il prezzo.

Sul lato sinistro si vede il classico motore con collettore a disco e il relè di inversione di marcia, che occupa tutto il residuo spazio disponibile. Ho evidenziato in colore i cavi di collegamento: lo scatto del relè nella direzione della freccia (grazie all'impulso a 24 V dal trasformatore) fa sì che sia alimentato l'uno o l'altro dei cavi viola e azzurro, corrispondenti ai due avvolgimenti della bobina di campo, e determina quindi la direzione di marcia. Il cavo evidenziato in giallo è quello che porta la corrente dal pattino all'altro polo del motore.

La tecnologia anni '60 - Locomotiva 3029.

 

Locomotiva 3029.  La vista dal basso mostra il pattino, la cascata di ingranaggi, la semplice biella e l'immancabile scritta "Made in Germany West". Una sola ruota è dotata di cerchio di aderenza in gomma, comunque sufficiente a garantire una ragionevole forza di trazione.
La tecnologia anni '60 - Locomotiva 3029.

 

La piattaforma girevole

Piattaforma 7186.  Maggio 2017: è arrivata la piattaforma girevole!

Si tratta di una delle pietre miliari della produzione Märklin in lamierino, rimasta a catalogo per ben 41 anni, dal 1951 al 1991 (quando venne sostituita da un nuovo modello in plastica, realizzato in collaborazione con Fleischmann). Acquistata su ebay in Olanda, mi è costata appena 135 euro, un ottimo prezzo.

Tra l'altro, come si vede, la piattaforma è stato l'unico accessorio a mantenere sempre la terza rotaia continua, come si usava negli anni '50, anziché i consueti punti di contatto. Il motore di azionamento è nascosto nella cabina a lato del ponte, e il funzionamento è tutt'altro che banale, come andremo a vedere nelle prossime immagini.

La piattaforma girevole - Piattaforma 7186.

 

Contatti elettrici.  Cominciamo con la parte elettrica, smontando il ponte (è fissato al perno tramite una copiglia) e guardandolo da ambo i lati. Nella vista da sotto (a sinistra) si notano i collegamenti della corrente di trazione: i binari da 7 a 10 sono permanentemente collegati tra loro, mentre i binari 1-6, quelli pensati per accedere agli stalli della rimessa circolare, sono dotati di collegamento individuale. A destra, nella vista dall'alto, si notano i quattro anelli collettori (normalmente nascosti dal ponte). Dei corrispondenti pattini striscianti, montati sul ponte e che vedremo in seguito, realizzano il contatto con gli anelli. In particolare l'anello più esterno viene utilizzato per prendere la corrente di trazione da uno qualunque dei binari 7-10, alimentare il ponte e, solo se questo è allineato a uno dei binari 1-6, dare corrente al binario stesso. In questo modo le locomotive poste nella rimessa restano ferme fin tanto che il ponte non arriva al loro binario.

I tre anelli interni alimentano il meccanismo di rotazione. Più precisamente, il primo e il terzo, corrispondenti alle due spine rosse che arrivano dal quadro di comando, alimentano l'uno o l'altro avvolgimento della bobina di campo del motore, permettendo la rotazione oraria o antioraria del ponte, in base a quale dei due pulsanti rossi viene utilizzato. Il secondo anello (spina blu) serve a dare l'impulso all'elettrocalamita di avvio, che illustreremo nella prossima foto.

La piattaforma girevole - Contatti elettrici.

 

Azionamento.  Guardiamo ora il cuore del meccanismo, costituito da due apparecchi elettrici: il motore di rotazione (che è del tutto simile a un motore Märklin di locomotiva con collettore a disco) e l'elettrocalamita di avvio. In condizioni normali, il motore è isolato e dunque fermo, dato che il corrispondente contatto risulta aperto. Azionando un pulsante del quadro di comando, si dà un impulso all'elettrocalamita (attraverso la spina blu della foto precedente). Questa sposta di conseguenza la leva di azionamento nel senso della freccia e chiude il contatto, facendo partire il motore di rotazione (ho indicato la leva come "a mano", perché è azionabile anche manualmente, dato che sporge dalla "cabina" che ricopre il meccanismo.

I pulsanti del quadro di comando, oltre a dare (entrambi) il contatto impulsivo per l'elettrocalamita, spostano anche un ulteriore contatto basculante (stabile) che dà tensione all'uno o all'altro cavo con le spine rosse: questo fa sì che il pulsante scelto determini il verso di rotazione del motore e dunque del ponte. Rilasciando il pulsante, l'elettrocalamita non risulta più eccitata (contatto impulsivo sul quadro), ma il motore continua a girare nel verso scelto (contatto stabile). Come avviene questo? Bisogna guardare che cosa c'è sotto al ponte.

La piattaforma girevole - Azionamento.

 

Ponte della piattaforma.  Il ponte smontato, visto dal basso, mostra innanzitutto i contatti agli anelli collettori esaminati in precedenza. I due contatti per i binari toccano l'anello esterno e, come abbiamo visto, alimentano sia il ponte, sia l'eventuale binario della rimessa ad esso connesso. I tre contatti interni alimentano i due avvolgimenti della bobina di campo del motore (con i due fili rossi) e l'elettrocalamita (con il filo nero).

Ma la parte forse più interessante è quella prettamente meccanica. Il problema chiave della rotazione della piattaforma è che il ponte deve fermarsi esattamente in corrispondenza di ciascun binario. Per far questo, si utilizza un dente di arresto, che, sporgendo dal ponte, va a impegnarsi in un corrispondente intaglio nel corpo della piattaforma, allineato a ciascun binario. Ecco dunque il funzionamento: quando si preme un pulsante sul quadro, si alimenta l'elettrocalamita, che muove la leva di comando nel senso della freccia gialla e fa ritrarre il dente di arresto, permettendo la rotazione del piatto. Contemporaneamente l'elettrocalamita chiude anche il contatto del motore e questo inizia a girare. Rilasciando il pulsante, l'elettrocalamita viene disalimentata, ma il motore non si ferma, perché il dente di arresto è trattenuto in posizione ritratta (dato che tra un binario e l'altro manca il corrispondente intaglio sulla piattaforma): il dente ritratto mantiene chiuso il contatto del motore anche con l'elettrocalamita inattiva.

Arrivato il ponte in corrispondenza del binario successivo, la molla di richiamo fa scattare il dente nel verso della freccia blu: il contatto si apre, il motore viene disalimentato, il ponte si ferma perfettamente allineato al binario. Un nuovo impulso sul quadro di comando permette di ripartire verso il successivo binario. Oppure il mantenere brevemente premuto il pulsante quando il ponte sta avvicinando a un binario consente di "saltare la fermata", dato che l'azionamento dell'elettrocalamita impedisce alla molla di richiamo di far uscire il dente.

La piattaforma girevole - Ponte della piattaforma.

 

Motore e trasmissione.  Infine vediamo la trasmissione vera e propria del movimento, che si attua con ben due viti senza fine, necessarie a ridurre in maniera significativa i giri di rotazione del motore, dato che ovviamente la piattaforma deve ruotare molto lentamente. C'è un ultimo accorgimento da tenere in considerazione: disalimentando il motore, questo per inerzia non si ferma di colpo, il che sarebbe incompatibile con l'arresto al binario, che deve essere "preciso" e dunque immediato. Quando il dente di arresto scatta come abbiamo visto nella scorsa immagine, contemporaneamente un altro dente, visibile qui, scatta anch'esso nel senso della freccia gialla: esso va a impegnare una flangia, montata sull'asse di trasmissione, causando il blocco istantaneo della rotazione della trasmissione stessa e dunque del ponte. L'asse di trasmissione è collegato al motore mediante un giunto a frizione (trattenuto da una molla), di modo che il motore può decelerare e fermarsi in base alla sua inerzia, indipendentemente dall'arresto immediato della trasmissione a valle.

Questo esemplare di piattaforma risale ai primi anni '60, ma è del tutto funzionante, compreso il meccanismo a frizione, che fa ancora perfettamente il suo lavoro, dopo quasi 60 anni!

La piattaforma girevole - Motore e trasmissione.

 

SNCF BB9200

Nuovo! Locomotiva 3165.  La locomotiva francese BB 9200 era stata una novità del 1963 (art. 3028). Nel 1982 uscì la versione in colorazione Corail (3165), che manteneva tutte le caratteristiche tecniche della precedente: telaio in lamiera, cassa in pressofusione e motore tradizionale su un carrello.
SNCF BB9200 - Locomotiva 3165.

 

Nuovo! 3165, telaio.  Una vite sul fondo permette di togliere molto semplicemente la cassa: appare il telaio in robusta lamiera tranciata e piegata, con a sinistra il carrello motore, a destra il carrello folle e il relè dell'inversione di marcia. Alle estremità, due lampadine 60015 sono fissate a baionetta, inclinate a 45° verso il basso.
SNCF BB9200 - 3165, telaio.

 

Nuovo! 3165, motore.  Rimuovendo una vite sotto il carrello, si asporta l'elemento in lamierino sagomato, permettendo di estrarre il blocco in pressofusione del complesso motore-trasmissione-carrello. Le fiancate di quest'ultimo sono un elemento in plastica. Il motore è visto dal lato delle spazzole, con a destra la bobina dell'avvolgimento di campo. Nei motori a corrente alternata, infatti, non è possibile creare il campo magnetico con una normale calamita.
SNCF BB9200 - 3165, motore.

 

Nuovo! 3165, motore.  Altre due viti permettono di rimuovere il gruppo statore-rotore dal corpo in fusione, nel quale si vede il primo ingranaggio della trasmissione, trascinato dal pignone del rotore. A sinistra ho anche separato il rotore, di cui si vede il collettore cilindrico da un lato e il pignone dall'altro. Al centro dello statore, le spazzole (60146) sono spinte una contro l'altra dalle loro mollette.
SNCF BB9200 - 3165, motore.

 

Nuovo! 3165, relè.  All'altra estremità il classico relè, nella forma in uso per tutti gli anni '70 e '80 (e anche oltre, per le locomotive tradizionali). La bobina del relè è sempre alimentata, ma solo un impulso a 24 V (contro i 16 massimi della marcia normale) dà la forza magnetica sufficiente per vincere la molla di richiamo. L'azionamento del bilanciere alimenta l'uno o l'altro dei due avvolgimenti di campo (avvolti con verso opposto), determinando la direzione di marcia.
SNCF BB9200 - 3165, relè.

 

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