Foto 11-20/32  << Pag. precedente   ^ Indice ^   Pag. successiva >>   (foto singola)

Le autostrade classiche

Milano (v.le Certosa).  Non può mancare un'immagine del primo ingresso autostradale in assoluto, quello della Milano-Laghi lungo il viale Certosa. Mentre oggi le barriere si trovano vari kilometri più in là, lungo la A4 e la A9, all'origine la barriera era proprio qui all'ingresso. Sullo sfondo si notano le ancora numerose ciminiere della periferia industriale della città, mentre la Certosa di Garegnano è oltre il bordo sinistro dell'immagine.
Le autostrade classiche - Milano (v.le Certosa).

 

A6 Millesimo.  Mentre cominciavano a nascere le prime autostrade a carreggiate separate, nel gennaio 1960 si inaugurava la tratta appenninica della A6 da Savona a Ceva, ancora a carreggiata unica come la vicina Voltri-Albisola. L'uso della sezione ridotta trovava verosimilmente giustificazione nella difficoltà del tracciato di valico e anche in previsioni di traffico più modeste (ancora oggi la A6, eccettuati i picchi turistici, ha un livello di traffico non paragonabile alle altre autostrade liguri e piemontesi).

Analogamente alla Genova-Savona, anche la A6 aveva richiesto un buon numero di viadotti, spesso realizzati con le esili forme dell'arco parabolico, come in questo caso sulla Bormida di Millesimo.

Le autostrade classiche - A6 Millesimo.

 

A1 Merizzano.  Arriviamo ora alla prima vera autostrada moderna, o di seconda generazione, e cioè la celeberrima Autostrada del Sole, tutta a due carreggiate e quattro corsie, aperta da Milano a Napoli tra il 1959 e il 1964. Il tratto più complesso era ovviamente quello appenninico tra Bologna e Firenze, inaugurato nel dicembre 1960, per il quale si dice che non si limitò a migliorare un itinerario stradale, ma realmente ne creò uno dal nulla: prima di allora, nessuna delle statali di valico poteva essere considerata un'alternativa efficace alla ferrovia direttissima del 1934.

Proprio sull'Appennino tosco-emiliano si trovavano i viadotti più significativi, ancora una volta realizzati nella forma elegante dell'arco parabolico, ma larghi quasi il doppio di quelli della Genova-Savona, per via delle loro quattro corsie. Uno dei più celebri, e dunque ricorrenti sulle cartoline dell'epoca, è quello di Merizzano, di 420 m, appena a sud dello svincolo di Roncobilaccio.

Le autostrade classiche - A1 Merizzano.

 

A1 Roncobilaccio.  Ancora più complesso è il viadotto "Poggettone e Pecora Vecchia", di complessivi 456 m, a più archi parabolici, situato esattamente sul confine tra Emilia e Toscana, a sud di Roncobilaccio. La fotografia guarda a sua volta in direzione sud e la galleria di valico Citerna, di 760 m, si trova circa 1,5 km più in là.
Le autostrade classiche - A1 Roncobilaccio.

 

A1 Barberino di Mugello.  Poco a nord di Barberino di Mugello, dove oggi la variante di valico si stacca dal tracciato storico, si trova il viadotto Aglio, di 440 m. Come si può vedere, i viadotti differiscono uno dall'altro per alcuni particolari costruttivi: questo ad esempio ha gli archi parabolici realizzati con due bande continue, anziché con un'unica struttura reticolare, come nel caso di Merizzano.
Le autostrade classiche - A1 Barberino di Mugello.

 

A5 Quassolo.  Nel 1961 apre la tratta piemontese della A5, da Torino a Quincinetto, che raggiungerà poi Aosta tra il 1967 e il 1970. Dopo il primo tratto dell'Autostrada del Sole e la A7 Milano-Serravalle (1960), è la terza autostrada a nascere già nella configurazione "moderna" a quattro corsie. L'unica galleria della tratta è quasi al capolinea, presso Quassolo, ed è lunga 547 m.
Le autostrade classiche - A5 Quassolo.

 

A4, A1, A12, A5.  Biodiversità delle autostrade negli anni '60. Nell'ordine, il ponte sull'Oglio, lungo la A4 tra Bergamo e Brescia mostra la struttura "doppia" tipica delle autostrade a carreggiata unica, raddoppiate in seguito: la versione ad arco parabolico del ponte prebellico è stata abbinata a un'impostazione ad architravi, delle medesime luci. Lungo l'Autostrada del Sole, a sud di Firenze, il ponte sull'Arno presenta un meno comune arco parabolico ribassato. Con la realizzazione di svincoli in morfologie più complesse, si sviluppano soluzioni alternative al classico ricciolo: a Recco, lungo la A12 (1969), le quattro rampe di accesso sono tutte distinte, al prezzo di avere due ponti sopra l'autostrada, anziché uno. Infine anche per i caselli si tentano soluzioni architettoniche un po' più ricercate, sfruttando la duttilità delle realizzazioni in cemento armato, come in questo caso lungo il primo tratto della A5 (1961).
Le autostrade classiche - A4, A1, A12, A5.

 

Genova Sampierdarena.  Il viadotto Polcevera tra la A10 e la A7 (1967) tristemente noto per il drammatico crollo del 2018, è stato considerato a lungo un elemento architettonico di rilievo, sottovalutandone l'intrinseca delicatezza strutturale, l'invecchiamento del calcestruzzo armato (che era un fenomeno pressoché ignorato al tempo della realizzazione) e infine, a quanto si sta apprendendo a posteriori, trascurandone gravemente la manutenzione. Con il senno di poi, è facile immaginare che una struttura tanto singolare, realizzata in appena quattro o cinque esemplari al mondo, avesse un carattere sperimentale del tutto inadatto a gestire permanentemente sul lungo periodo un traffico ordinario intenso.

In primo piano a sinistra del ponte si notano gli stabilimenti Ansaldo; dall'altro lato della valle, la A7 in direzione Milano a sinistra e in direzione Genova con le due gallerie a destra; al centro, i due grandi parchi ferroviari, allora in piena attività: la scelta della soluzione strutturale del viadotto era stata dettata prioritariamente dalla necessità di non interferire con l'esercizio ferroviario, nemmeno durante la costruzione.

Le autostrade classiche - Genova Sampierdarena.

 

Gli autogrill

A4 Novara.  Se la ricerca stilistica e architettonica nelle costruzioni autostradali si è manifestata soprattutto con i viadotti, e in misura minore con i portali delle gallerie, non si può certo ignorare l'altro elemento chiave dell'architettura delle autostrade di seconda generazione, e cioè l'area di servizio. O meglio, in particolare, i "ristoranti a ponte" sopra le carreggiate autostradali. Come racconta Enrico Menduni nel suo libro "L'autostrada del Sole":

Nel 1959 il progettista degli Autogrill Pavesi, l'architetto Angelo Bianchetti, progetta per l'area di servizio di Fiorenzuola d'Arda, presso Piacenza, il primo autogrill «a ponte» che serve entrambe le carreggiate collocato com'è sopra di esse. Lo stesso Bianchetti onestamente cita le sue fonti: il modello è americano, il ristorante Oasis della catena Fred Harvey di Chicago. Tutto d'acciaio, costruito in soli quattro mesi mentre al di sotto già scorre il traffico dell'autostrada, l'autogrill-ponte di Fiorenzuola è il primo di questo tipo in Europa. Due rampe di scale esterne ai lati, bene in vista, dimostrano che si può veramente accedere a quel mondo delle meraviglie, che non è un'astronave marziana atterrata in mezzo alla pianura padana. Su tutte le autostrade italiane, i ponti non sono più di dodici, tutti costruiti fino agli anni Sessanta; poi basta.

In questa immagine l'autogrill Pavesi lungo la A4, presso Novara. Interamente bruciato alcuni anni fa, è stato ricostruito ancora a ponte.

Gli autogrill - A4 Novara.

 

A4 Erbusco.  Sempre sulla A4, ma tra Bergamo e Brescia, un altro autogrill a ponte mostra forme simili seppur non identiche.
Gli autogrill - A4 Erbusco.

 

Foto 11-20/32  << Pag. precedente   ^ Indice ^   Pag. successiva >>

[Indice della sezione / This Section]

[Home page]