Chiusure in Piemonte
Approfondimenti economici e normativi

Scritto a giugno 2012

Torna all'articolo principale La Regione Piemonte chiude il 24% della propria rete ferroviaria.


CONTENUTO


Catalogo e pedaggio

E' importante sottolineare che il Catalogo Trenitalia è un catalogo di "costi" (aziendali) e non di "prezzi" (per la Regione sussidiante). Questo ha implicazioni abbastanza significative al momento di aggiungere o tagliare treni.

Più in dettaglio, i costi orari, applicati a tutti i treni e con le relative maggiorazioni, danno il costo totale, che è poi riconducibile a un valore kilometrico, dell'ordine di 15-16 euro/km.

A questo costo si sottrae l'introito totale (anch'esso riconducibile a un valore kilometrico, circa 4-5 euro/km). Quindi il prezzo che la Regione paga, come media, è di circa 10-11 euro/km. Esso tuttavia non viene mai esplicitato dal Catalogo, che considera sempre il costo e poi sottrae alla fine l'introito complessivo.

In aggiunta il Catalogo non prevede alcuna modellizzazione di costo marginale dei servizi aggiunti/soppressi: alla Regione è sempre imputato il costo pieno.

Questo fa sì che se la Regione aggiunge un treno, quello che vede immediatamente è il costo pieno (16 €), perché è evidente che il singolo treno, quanto meno all'inizio, non sposterà mai il totale degli introiti (cioè quello che viene sottratto alla fine).

In modo duale, se la Regione cancella un treno, risparmia subito l'intero costo, indipendentemente dal fatto che a medio termine gli introiti probabilmente diminuiranno. Una situazione così congegnata costituisce un incentivo rilevante a sopprimere servizi e come tale è stato usato in Piemonte.

Anche il pedaggio, a quanto risulta, è calcolato dal Catalogo a valor medio regionale (circa 3 euro in Lombardia). Di conseguenza quando si stimano i costi delle linee minori da chiudere, si riscontra un pedaggio apparente sensibilmente superiore a quello reale (che è dell'ordine di 1 €/km). Anche questo ha costituito un incentivo alla chiusura.


Presenza obbligatoria del Capotreno

Come noto, il costo del personale incide in maniera significativa sul costo totale d'esercizio. Tutti i treni Trenitalia, oltre al macchinista, richiedono la presenza del capotreno.

Su alcuni treni di piccole dimensioni e in condizioni di piena efficienza del mezzo, si potrebbe pensare di fare a meno del capotreno. Si può infatti osservare che molti veicoli di TPL vedono la presenza di un solo agente, sia in presenza di un elevato numero di viaggiatori (metropolitana) sia in condizioni di sicurezza nettamente inferiori (autobus).

"Fegato dicono... Quelli conoscono solo il fegato alla veneziana con cipolla"... piccola citazione cinefila, ma evidentemente molti, dovendo scegliere tra un treno un po' più economico e nessun treno, non hanno dubbi su cosa preferire, e il caso delle chiusure piemontesi sembra confermarlo.


Politiche di trasporto - Tagliare o investire

Una visione "ridimensionatrice" del TPL, a vari livelli di governo - compreso quello ministeriale - sta delineando strategie orientate al risparmio che, per il modo in cui sono congegnate, portano inevitabilmente alla penalizzazione della ferrovia. Se ne richiamano alcune (vedi anche una trattazione meno sintetica):

  1. Rispettare il rapporto del 35% tra i ricavi dei biglietti e i costi del servizio, per singole linee di trasporto.
    • Non è previsto dalla legge, che lo indica come obiettivo a livello di contratto (e alcune Regioni non lo raggiungono nemmeno per tutto il servizio Trenitalia)
  2. Derogare al 35% nelle aree a domanda debole purché si faccia ricorso alla modalità di trasporto più economica.
    • Chiedere la modalità più economica, tout court - oggi e a condizioni normative immutate - significa inevitabilmente pensare alla chiusura della ferrovia.
  3. Dare risorse "in premio" alle regioni che hanno effettuato la riprogrammazione dei servizi.
    • La "riprogrammazione" è generalmente intesa coma tagliare i servizi. Ma in questa accezione, significa dare più risorse a chi ha tagliato, il che è in palese contraddizione
  4. Razionalizzare il TPL per liberare risorse finanziarie per il miglioramento dei servizi.
    • E' sostanzialmente utopico. La razionalizzazione (cioè il taglio) libera risorse assolutamente modeste, del tutto inadeguate a migliorare il servizio "dove serve". Inoltre significa quasi sempre tagliare al Sud per finanziare il Nord.
  5. Definire indicatori di performance come posti-km offerti, frequenze, velocità commerciale, puntualità e soppressioni, ecc.
    • E' anche questo utopico. Migliorare questi indicatori ha un costo: non è certamente gratis, né tanto meno lo si ottiene tagliando risorse e servizi. Per far crescere il TPL (sussidiato per definizione) bisogna quasi sempre immettere risorse nel sistema.
  6. Includere i fondi oggi finalizzati alle ferrovie in una unica voce per il TPL.
    • Tende a spostare risorse dal sistema ferroviario (percepito "lontano" dalla politica regionale) verso il sistema delle autolinee, che possono contare su lobby molto attive a livello regionale.

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