La riforma delle ferrovie

3. La competenza passa alle Regioni: che cosa è cambiato (in meglio), che cosa è peggiorato (ma forse era inevitabile)?

Nell'anno 2000, in attuazione della L. 422/97 (Legge Bassanini), le competenze e le risorse relative al trasporto ferroviario regionale sono state trasferite alle singole Regioni. Questo, schematicamente riassunto per punti, ha significato che:


A tutto questo fanno eccezione le Regioni a statuto speciale (Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia) che hanno rifiutato di ricevere il trasferimento di competenze. Di conseguenza i servizi ferroviari di queste Regioni sono rimasti di competenza diretta dello Stato.
La cosa potrà apparire anomala al lettore ("ma come? Le Regioni costituzionalmente più autonome non vogliono gestire autonomamente le proprie ferrovie?"), ma tant'è: si vede che essere autonomi significa anche poter rivendicare il non-interesse verso una materia...


Di conseguenza, la situazione odierna è la seguente:


Ma come è stata fatta la "spartizione" di treni e risorse?

Se per tutti i treni interamente compresi in un'unica Regione il problema non si è posto, per quelli interessanti più Regioni si sono seguite un po' tutte le strade possibili:

L'idea che è stata seguita è garantire il più possibile una ripartizione equilibrata tra le Direzioni Regionali (e quindi tra le Regioni), in termini di costi aziendali e di ricavi da traffico, tenendo tra l'altro conto che la legge impone un rapporto ricavi/costi non inferiore al 35%. Ad esempio alla Lombardia, che, in virtù della forte densità abitativa e del buon utilizzo della ferrovia, può contare su treni regionali ben frequentati – e dunque "redditizi" – sono stati assegnati solo gli interregionali Milano-Verona. Tutti gli altri interregionali, notoriamente altrettanto redditizi (Milano-Torino, Milano-Bologna-Ancona, Milano-Genova-Ventimiglia, Milano-Venezia) sono stati assegnati alle Regioni limitrofe.

Analogamente la ripartizione delle risorse ha cercato di dare a ciascuna Regione una base economica che garantisse una certa "autosufficienza" della Direzione Regionale Trenitalia con la quale la Regione stessa avrebbe poi stipulato il Contratto di servizio.

Un risultato significativo è che il corrispettivo kilometrico (cioè il rapporto tra il totale delle risorse assegnate a una Regione e il totale dei trenikm effettuati) non è costante, ma varia da Regione a Regione. Un corrispettivo superiore dovrebbe essere indice di servizi mediamente più costosi, ad esempio perché meno frequentati, oppure fatti con treni più lunghi, che richiedono più personale e più costi di manutenzione per i rotabili.


Le risorse trasferite: 1200 milioni di Euro per far funzionare il Trasporto Regionale

Il quadro completo delle risorse trasferite è mostrato nelle tabelle e nei grafici; prendendo ad esempio la Regione Lombardia, le risorse trasferite, corrispondenti ai servizi già effettuati nell'anno 2000, sono pari a 167.9 milioni di Euro (in lire: 324 miliardi), per un totale di circa 19,6 milioni di trenikm. Il corrispettivo unitario è pertanto pari a 8.57 Euro/km. Nel 2001, sono stati attribuiti ulteriori 5,2 milioni di Euro (10 miliardi di lire), per effettuare circa 500.000 trenikm di servizi aggiuntivi (in larga parte legati al Passante di Milano). La Regione, di suo, ha aggiunto circa 1 milione di Euro all'anno, per servizi di nuova istituzione (circa lo 0,5% dell'ammontare delle risorse trasferite dallo Stato).

Regione Contratto base
[ml Euro]

Contratto integrativo
[ml Euro]

Totale
[ml Euro]

Euro/ abitante ml Trenikm (treni regionali) ml Trenikm (treni interreg.) ml Trenikm (totale) % IR Euro/ trenokm (corrispettivo) Trenikm/ abitante
Piemonte 161.9 - 161.9 37.6 16.3 3.4 19.7 17% 8.22 4.58
Lombardia 167.9 5.2 173.1 19.5 17.6 2 19.6 10% 8.57 2.21
Liguria 65.8 - 65.8 39.2 4.6 2.3 6.9 33% 9.53 4.12
Emilia-R. 64.4 5.2 69.5 17.8 7.6 4.3 11.9 36% 5.41 3.04
Veneto 86.8 3.1 89.9 20.5 9.4 5.2 14.6 36% 5.95 3.33
Toscana 143.1 5.2 148.2 42.0 12.9 4.6 17.5 26% 8.17 4.96
Marche 28.3 - 28.3 19.8 2.9 0.3 3.2 9% 8.84 2.24
Umbria 27.1 - 27.1 33.4 2.2 1.3 3.5 37% 7.74 4.31
Lazio 141.6 22.8 164.4 32.0 14.6 0.2 14.8 1% 9.57 2.88
Abruzzo 31.7 - 31.7 25.3 3.6 0.7 4.3 16% 7.36 3.44
Molise 17.7 - 17.7 53.6 1.0 0.9 1.9 47% 9.33 5.74
Campania 120.9 - 120.9 21.5 9.4 2.4 11.8 20% 10.25 2.10
Puglia 42.8 - 42.8 10.6 6.9 - 6.9 0% 6.21 1.71
Basilicata 20.6 - 20.6 33.7 2.0 - 2.0 0% 10.28 3.28
Calabria 64.2 - 64.2 31.0 6.5 0.3 6.8 4% 9.44 3.28
V. d'Aosta         1.7 - 1.7 0%   14.66
Trentino-AA         3.0 0.3 3.3 9%   3.71
Friuli         2.7 0.9 3.6 25%   3.01
Sardegna         3.6 - 3.6 0%   2.18
Sicilia         10.7 - 10.7 0%   2.15
Tot. statuto ord. 1'185 41 1'226 25.6 117.5 27.9 145.4 19% 8.43 3.03
Tot. Italia         139.2 29.1 168.3 17%   2.96

Riepilogo contratti di servizio Trenitalia-Regioni (per le Regioni a statuto speciale i contratti sono tra Trenitalia e lo Stato). I valori dei trenikm si riferiscono ai soli contratti base (non ai contratti integrativi).



Come si possono riassumere gli effetti di questa nuova competenza? Proviamo a vedere i punti salienti:


La competenza regionale sulle Ferrovie in Concessione

Che cosa succede sulle ferrovie concesse? La situazione è molto simile a quella che abbiamo visto per le FS. Anche per le concesse, lo Stato ha trasferito competenze e risorse sulle singole Regioni. In questo caso, ovviamente ci sono stati meno problemi di ripartizione dei servizi e delle risorse, perché di norma le ferrovie concesse già agivano a scala regionale.

In realtà qualche piccola differenza esiste, in quanto sono state trasferite due cose in più:

A livello contabile, si può notare come in questo caso il trasferimento di risorse da parte dello Stato sia unico, non distinto tra servizi e infrastruttura; questo significa che ciascuna Regione riceve un ammontare complessivo di risorse, senza un vincolo preciso di destinarne una parte al servizio (cioè all'effettuazione dei treni) e un'altra all'infrastruttura (cioè alla manutenzione della rete e al pagamento del personale che ad essa fa capo).

La suddivisione quantitativa delle risorse è pertanto una scelta strategica lasciata alle Regioni; la Lombardia, per la propria ferrovia in concessione Ferrovie Nord Milano, ha scelto di stipulare due contratti: un Contratto di servizio (con FNMT), analogo a quello con Trenitalia, che vedremo nella prossima sezione, e un Contratto di programma, che è lo strumento con cui la Regione finanzia gli investimenti sull'infrastruttura, e in certi casi anche quelli sul materiale rotabile.

La proprietà regionale del materiale rotabile (esclusi eventuali mezzi che siano stati acquistati in proprio dalla ferrovia concessa, senza ricorrere a finanziamenti statali) è una cosa importante, che torna assai utile ad esempio in caso di gare per l'affidamento del servizio, come avremo modo di descrivere approfonditamente nel Cap. 5.

In tabella e nel grafico si riprendono i dati già visti sulle risorse trasferite per i servizi Trenitalia, e li si completano con quelli sulle risorse per le ferrovie concesse. La loro somma, mostrata per semplicità didattica, è tuttavia da considerare con cautela, dal momento che il valore delle ferrovie concesse contiene anche le risorse per l'infrastruttura, mentre quello di Trenitalia contiene solo le risorse per il servizio.

Regione Popolazione (1991) Contratti Trenitalia
[ml Euro]

Ferrovie concesse
[ml Euro]

Totale
[ml Euro]

Euro/abitante (totale)

Piemonte 4'302'565 161.9 20.4 182.3 42.4
Lombardia 8'856'074 173.1 137.6 310.6 35.1
Liguria 1'676'282 65.8 3.7 69.4 41.4
Emilia-R. 3'909'512 69.5 38.1 107.7 27.5
Veneto 4'380'797 89.9 4.7 94.6 21.6
Toscana 3'529'946 148.2 9.8 158.1 44.8
Marche 1'429'205 28.3 0.0 28.3 19.8
Umbria 811'831 27.1 13.4 40.5 49.9
Lazio 5'140'371 164.4 61.0 225.4 43.8
Abruzzo 1'249'054 31.7 29.2 60.9 48.7
Molise 330'900 17.7 0.0 17.7 53.6
Campania 5'630'280 120.9 156.1 277.1 49.2
Puglia 4'031'885 42.8 170.1 213.0 52.8
Basilicata 610'528 20.6 20.1 40.6 66.6
Calabria 2'070'203 64.2 43.8 108.0 52.2
Tot statuto ord. 47'959'433 1'226 708.0 1934.2 34.1

Riepilogo di tutte le risorse trasferite (comprese le ferrovie concesse) per le Regioni a statuto ordinario

Materiale di riferimento: Foglio Excel con i dati di partenza della tabella e dei grafici mostrati in questo capitolo.



E allora, le Regioni che cosa hanno ottenuto?

Questo capitolo si apriva con una domanda provocatoria: che cosa è migliorato, che cosa è peggiorato, a seguito del trasferimento di competenze alle Regioni. Proviamo ora a dare una risposta.

Cominciamo con gli aspetti negativi:

  • il trasferimento ha assecondato una tendenza già in atto alla disgregazione del servizio ferroviario, allo scadimento delle relazioni interregionali, alla creazione di due servizi sovrapposti (regionale e a lunga percorrenza) che per certi aspetti sembrano in competizione fra loro, anziché in sinergia;
     
  • il trasferimento, per contro, non ha contrastato altri orientamenti interni alle FS, primo fra tutti il risparmio dei costi, anche là dove esso aveva ripercussioni dirette sulla qualità del servizio offerto all'utenza (chiusura delle biglietterie, "snellimento" della rete, cattiva manutenzione e quindi irregolarità del servizio, ...);
     
  • il congelamento delle risorse trasferite, se da un lato ha evitato ulteriori riduzioni incondizionate del servizio (sulla scia di quelle praticate a fasi alterne fino agli anni Novanta), dall'altro ha senza dubbio costituito un alibi per relegare la ferrovia ad una posizione di conservatorismo che non giova a guadagnare nuove quote di mercato;
     
  • non si è osservata alcuna sinergia tra Trenitalia e le Regioni nei confronti di quello che dovrebbe essere l'obiettivo comune, e cioè la cattura di nuova utenza;
     
  • permangono significative difficoltà nel gestire l'infrastruttura (che non è di competenza regionale), tanto che alcuni esperti caldeggerebbero il passaggio alle Regioni anche delle competenze sulla rete, là dove interessata solo da traffico regionale, al pari di quanto è stato fatto sulle ferrovie concesse.


In quanto ai lati positivi:

  • la migliore ripartizione dei compiti tra i vari soggetti – la Regione che commissiona e paga un servizio, Trenitalia che lo esegue – ha contribuito a chiarire i ruoli degli attori in gioco e soprattutto le implicazioni economiche delle scelte di programmazione, implicazioni che nelle FS classiche erano invece "annegate" nel deficit complessivo dell'azienda;
     
  • il Contratto di servizio (cfr. Cap. 4), che è la conseguenza operativa di questa impostazione, ha permesso di disciplinare tutta una serie di parametri di qualità (numero di posti offerti, pulizia, informazioni al pubblico, ...) che erano invece del tutto "trasparenti" nelle vecchie FS;
     
  • le Regioni che vogliano realmente scommettere sul futuro della ferrovia ora possono farlo, avendo completa competenza sulla programmazione del servizio e, almeno in linea di principio, sulle politiche tariffarie; naturalmente, allo stato attuale, ogni potenziamento resta economicamente a carico del bilancio regionale.


Va anche detto che la regionalizzazione del trasporto locale si colloca in un quadro più vasto di decentramento delle competenze, da taluni invocato come espressione di federalismo, da altri visto forse più realisticamente come un metodo per riorganizzare le spese dello Stato, là dove avevano preso a crescere eccessivamente. In questo quadro si colloca il trasferimento delle Strade Statali dallo Stato alle Regioni e alle Province, quello delle autolinee dalla Regione alle Province (nel caso lombardo) e altri ancora. Il trasferimento alle Regioni può dunque essere letto come un passaggio inevitabile – in quanto non limitato al solo caso delle ferrovie – che, di per sé, non ha generato situazioni più critiche di quelle che ci sarebbero state in sua assenza. Ritorni positivi appaiono senz'altro possibili, seppure complicati dal fatto che vanno conseguiti separatamente da ciascuna Regione, anziché a scala nazionale.


Materiale di riferimento

Foglio Excel con i dati di partenza della tabella e dei grafici mostrati in questo capitolo.


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