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GIORGIO STAGNI SEGNI DI FERROVIA
Con la collaborazione di Giovanni Demuru
Milano, luglio 2002 - Versione web giugno 2012. |
Introduzione |
Introduzione
C'era una volta la ferrovia, con i suoi luoghi, gli ambienti, le atmosfere; in una parola: i suoi segni. Sono dunque segni di ferrovia l'officina da cui si affaccia la nuova locomotiva fresca di verniciatura; il deposito, dove le macchine riposano fianco a fianco; la piccola e ordinata stazione con il suo binario di raddoppio, in cui si danno appuntamento due automotrici; le maestose arcate di Milano Centrale, dove ogni treno sembra pronto per una fotografia ufficiale; e ancora: gli storici tracciati ottocenteschi, come i Giovi, al loro tempo rivoluzionari; la presenza del binario dentro la città, accanto al lungomare di San Remo o persino nell'intrico della periferia urbana, dove la linea trova la sua strada verso la campagna. I segni di ferrovia sono le locomotive in attesa di demolizione, come lo erano le ultime trifasi al principio degli anni '80, e sono le locomotive che hanno viaggiato per mezzo secolo - le E.626, le E.636 - che è come se portassero ancora dentro il presente il segno della loro storia. Segni sono le Centoporte, forse le più caratteristiche carrozze italiane; le Tipo X, essenziali senza essere scarne; gli splendidi elettrotreni come il Settebello, il cui abbandono, quando non la demolizione, è davvero cosa che grida vendetta. Segno è infine il vapore, a cui sono dedicate le ultime immagini, non soltanto relative ai treni speciali di oggi, ma anche agli ultimissimi servizi regolari, grazie alle fotografie di Giovanni Demuru, che di queste pagine, e di quegli anni, è un po' la mia memoria storica. Ma la ferrovia è ancora di più! Non esiste forse alcun altro oggetto della tecnologia che sia così adatto ad apparire dentro lo scenario della Natura, che in esso porti insieme le esigenze della tecnica e le linee stilistiche dell'ingegno umano; che inserito in un contesto naturale, ne diventi elemento complementare e completante; che così da vicino interagisca con l'urbanistica, pur non facendone parte in senso stretto. Che conservi tutte queste caratteristiche sempre insieme. Per questo ad una locomotiva starà sempre così stretto qualunque museo: lì ha perso il mondo! Della ferrovia italiana e della sua evoluzione sono stato testimone almeno dalla metà degli anni '80. Ho inseguito il suo giocare con la natura, quasi a metà strada tra esserne esploratore e pellegrino; ho fotografato i suoi segni nei vari paesaggi italiani, in qualcuno con più attenzione e affetto. Quello che segue ne è un resoconto antologico, ricondotto nelle forme essenziali della fotografia in bianco e nero. |
Capitolo 1 |
Capitolo 1 |
Borgio Verezzi Superata la galleria del Capo di Caprazoppa, la ferrovia della Riviera di Ponente torna ad affacciarsi al mare, sul tracciato originale a binario semplice del 1872. Nel paesaggio calcareo del Finale, l'E.636.233 traina il suo treno di bagagliai il 6 agosto 1992. |
Albenga Il complesso di ALe 540 è in partenza da Albenga il 5 agosto 1992: durante tutta l'estate 1992 queste elettromotrici degli anni '50 effettuarono il treno locale della sera per Ventimiglia. |
Laigueglia Il treno di bagagliai per Ventimiglia affianca la via Aurelia piantata a palme, a Laigueglia il 30 luglio 1993. |
Cervo Nel più celebre tratto costiero della Riviera di Ponente, un diretto Genova - Ventimiglia è in arrivo a Cervo nell'estate 1997, quando anche questi treni erano composti da carrozze Tipo X. |
Laigueglia Incrocio del tardo pomeriggio a Laigueglia: il treno con E.646 da Milano in ritardo fa attendere qui, anziché a Diano, il corrispondente Ventimiglia - Milano. |
Laigueglia A Laigueglia la ferrovia corre accanto al nucleo urbano; il treno da Milano è insolitamente trainato da una E.646 per treni navetta, il 3 agosto 1994. |
San Lorenzo Cipressa Il teleobiettivo enfatizza la speciale sequenza di controcurve in ingresso a San Lorenzo-Cipressa dal lato di Genova, il 28 agosto 1999. |
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