Macchine trifasi. Con uno scatto grandangolare un po' azzardato, è possibile racchiudere tutte e quattro le macchine trifasi, sicuramente i mezzi più "anomali" che si possono incontrare a Pietrarsa, dal momento che il trifase non si è mai spinto nell'Italia meridionale. Da sinistra la E.551.001, di cui si è già detto, poi la E.333.026 (Nicola Romeo, 1924), macchina inconsueta di progettazione ungherese, inizialmente considerata di scarso successo; a seguito di alcune modifiche, fu comunque capace di un dignitoso servizio più che quarantennale, fino al 1968, soprattutto lungo la Riviera di Ponente. La E.333 è presentata nel colore originale nero, anziché nel più familiare castano e Isabella, applicato a partire dagli anni Trenta. Segue la E.432.001 (Breda, 1928) appartenente a quello che fu senza dubbio il più evoluto e riuscito Gruppo di locomotive trifasi, progettato autonomamente dalle stesse FS, che alla fine degli anni Trenta erano ormai in grado di fare a meno dell'apporto tecnologico della "scuola ungherese", che tanta parte aveva avuto nello sviluppo della trazione trifase. Le E.432, con le contemporanee E.554 per treni merci e le E.431, ultimi esemplari della generazione precedente, hanno concluso la storia del trifase italiano, la mattina del 26 maggio 1976. Infine la E.440.3 delle Ferrovie Alta Valtellina. |