Castel di Sangro. Da allora non sono più tornato a San Vito. Sono arrivato invece all'altra estremità della Sangritana, cioè a Castel di Sangro, a dicembre 2011, quando scompariva il servizio regolare sulla linea per Sulmona, e ho colto l'occasione per raccontare le tristissime vicende di quei luoghi. Vi sono tornato infine a settembre 2017: nel frattempo la Sulmona-Castel di Sangro è risorta, sebbene come linea esclusivamente turistica, con mediamente un treno alla settimana. Ma della Sangritana si è avverato - ed è "vergognosamente ammirabile" - quel che segnalavo nel mio articolo del 2011: con un lavoro costato 10 milioni di euro, è stato spostato il capolinea della ferrovia, ricollocandolo accanto ai binari FS. Il lavoro ha comportato la realizzazione di oltre 450 m di gallerie artificiali (di cui una è visibile sullo sfondo), per eliminare alcuni passaggi a livello, e la ricostruzione di circa 4 km di linea. Ma questo non vuol dire che i treni della Sangritana possano ora arrivare fin qui. Il resto della rete, cioè la breve tratta San Vito - Lanciano, è separato da 60 km di ferrovia in totale abbandono e completamente da ricostruire. E del resto i 10 milioni già spesi sono bastati per le sole opere civili: come si può vedere non ci sono né elettrificazione né segnalamento, e RFI non si è nemmeno presa la briga (giustamente) di raccordare dalla sua parte lo scambio monco. La storia della Sangritana, di cui abbiamo percorso alcuni dei lati più affascinanti, termina letteralmente in uno scempio della res publica. |