San Vito Città. Una settimana più tardi è proprio l'ultima volta (la litoranea sarà poi chiusa il 27 novembre). Le previsioni meteo si annunciano ostiche, così programmo un'unica giornata di gita, con arrivo in cuccetta a Vasto. Retrocedo poi a San Vito, sotto un cielo ininterrottamente plumbeo. Stavolta sono senza bici, così risalgo a piedi fino al tornante, dove fotografo la consueta corsa delle 11.10 con la ALe 07. In serata proseguirò poi verso sud per un weekend a Trani e Bari. |
San Vito Città. E' passato un anno esatto e siamo arrivati alla fine: di lì a pochi giorni, l'ultimo tratto della Sangritana originale, da San Vito a Lanciano, verrà chiuso. Solo un anno e mezzo più tardi, a marzo 2008, sarà aperta la nuova linea per Lanciano, ad oggi unico tratto FAS in esercizio. Proprio a novembre 2006 faccio un viaggio in Sicilia e, sulla strada del ritorno, riesco a fermarmi una giornata in Abruzzo. Pernotto a Pescara e alle 7 di un freddo mattino, due ALn 776 piacevolmente riscaldate mi portano per l'ultima volta su fino a San Vito Città. Eccole che ripartono per Lanciano, nella stazione ancora in ombra. |
San Vito Città. Mi porto al tornante e attendo il treno successivo. Mentre il viadotto è andato in luce da pochi minuti, transitano i tre pezzi del Treno della Valle (che dallo scorso settembre è comunque limitato a Lanciano). |
S.Vito-Lanciano. Le quattro corse successive sono effettuate con Lupetto da Pescara a San Vito e ahimè con bus da qui a Lanciano. Così fino alle 14 non c'è alcun treno da fotografare. Scendo dunque al belvedere dannunziano e la stazione FS mi si dispiega davanti, "nuda", già privata di ogni binario e ogni palo. La mia San Vito è ormai un deserto di pietra, così vicino, così enorme, sullo sfondo di un mare turchese e bellissimo. |
San Vito Città. Finalmente, alle 14, arriva il primo treno da Lanciano: un'elettromotrice Stanga, ricostruita nel 1996 e riverniciata nell'allegra colorazione del Treno della Valle. |
Piano schematico. Ci vuole un po' per riabituarsi all'incredibile tracciato di San Vito. Anzi: forse solo oggi, che lo vedo per l'ultima volta, l'ho davvero capito del tutto. Me lo disegno sugli appunti: quella che vedete ne è la fedele trasposizione digitale. Prendiamo un treno che scende, come quello appena visto: parte da San Vito Città, percorre l'elicoidale, suona il PL senza barriere, esce dalla galleria, è accanto alla "palazzata" del borgo; con la seconda galleria cambia versante; percorre il tornante e il suo viadotto: è quando lo si ammira meglio dalla marina; scende fino in fondo e non se ne sente più il rumore, lo stridere dei bordini sulle curve; fa il secondo tornante sul viadotto in calcestruzzo; sono passati almeno 3-4 minuti, ed eccolo qui sotto; oggi lo vedo fermarsi nello scenario di cemento della nuova stazione RFI, ma l'anno scorso se ne udiva il fischio in ingresso a San Vito Marina. |
San Vito Città. Meno di mezzora più tardi, il Treno della Valle ritorna. Siamo sempre tra il PL e la galleria prima del tornante. |
San Vito Città. Subito dopo, scendono le due ALn 776 per Pescara. |
San Vito Città. Infine, nel ramo inferiore del tornante, attendo l'ALn 776 singola proveniente da Teramo. |
San Vito RFI. Le giornate sono brevi, e comunque è già ora di iniziare il viaggio di ritorno: scendo alla nuova stazione di San Vito, da cui, nella luce del tramonto, si ammira il borgo sulla collina e, a mezza costa, il lungo viadotto del tornante. Ma non è certo casuale che in primo piano compaiano i tralicci della nuova linea aerea, che tutto può dirsi tranne che esile, e a destra il grigio parallelepipedo che è il nuovo fabbricato di stazione. La ferrovia che abbiamo conosciuto in questo racconto diventa subito "un altro mondo" rispetto a quella che ci attende. Da qui un Minuetto mi porta a Pescara, e infine con un ETR.500 in tarda serata sono a Milano. |
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