ALn 776. Nella mia visita del 2012, la vernice esterna dell'ALn 776 era decisamente più lucente. L'inquadratura racchiude anche due cartelli originali della stazione di Carmagnola: quello in alto è più antico, quello in basso è nello stile unificato dei "cartelli neri" degli anni '70. |
ALn 772, E.432. La ALn 772.1033, restaurata funzionante intorno al 2003, condivide con l'ALn 776 la sorte di non essere mai tornata in servizio, a causa di un quadro normativo sempre più complesso. Nel 2012 si presentava in ottimo stato, che contrastava con la E.432.031, decisamente bisognosa di un restauro. |
E.432. Con mia piacevole sorpresa, nel 2019 scopro che la E.432 è stata finalmente restaurata e si presenta al meglio. Anzi, il restauro è proprio in dirittura d'arrivo: mancano ancora le marcature frontali e la verniciatura di telaio e rodiggio. Insieme con la 001 ospitata a Pietrarsa, la 031 testimonia l'ultimo e più importante Gruppo di locomotive trifasi per servizi viaggiatori (Breda, 1928). |
E.432. Vista di dettaglio della "biella articolata Bianchi", elemento chiave del biellismo delle E.432 e punto di arrivo nella progettazione di questo delicato componente delle macchine trifasi. Le ruote non ancora riverniciate ma già ripulite mostrano la tinta rosso vagone che era stata spesso utilizzata negli ultimi anni della trazione trifase, in luogo del castano previsto dallo schema ufficiale. |
625. La caldaia color ruggine della 625.164 si staglia contro il bell'azzurro del cielo nel pomeriggio primaverile. |
625. Questa locomotiva, acquisita dal MFP a Bologna nel 2007, introduce a un altro aspetto chiave di questo museo: la presenza di un gran numero di mezzi ancora da restaurare, che paiono abbandonati sul vasto piazzale, ormai da decenni. Se per alcuni, come questa 625, si possono ricercare ugualmente immagini di suggestione, grazie alla varietà delle tinte di ruggine, molti altri appaiono in condizioni al limite dell'impresentabile. Con la pressoché totale chiusura dei rubinetti del finanziamento regionale (che pure non era mancato negli anni scorsi, ma che era stato in maggioranza assorbito dall'edificazione della sede), il ritmo dei restauri è lasciato a un ristretto gruppo di encomiabili volontari, artefici ad esempio della E.432 che abbiamo appena visto, ma che di sicuro non possono bastare a garantire un vero recupero di tutti questi reperti. |
981, EB 700. Un altro sguardo sul piazzale testimonia tanto la poliedricità della raccolta, quanto l'ìnevitabile sensazione di "museo incompiuto" che accompagna la visita. La locomotiva a dentiera 981.001 arriva dalla linea Paola-Cosenza, in Calabria, mentre l'elettromotrice in primo piano è il mezzo più classico delle Ferrovie Nord Milano. Al centro, due carrozze Centoporte delle FS. |
981. Un collage di scatti mostra ancora la 981, di cui evidenzia il complesso biellismo che azionava anche la ruota dentata, insieme a una vasta antologia di carrozze FS, dagli anni '30 agli anni '50, preservate dall'MFP verso la metà degli anni '80, quando furono ritirate dal servizio, ma poi mai più restaurate. |
E.554.078. Il Museo dei Trasporti di Ranco (VA) era una creatura dell'eclettico professor Ogliari, che aveva radunato nella sua proprietà un'eterogenea ma significativa mole di pezzi storici, spesso esemplari unici. Dopo la morte del fondatore, nell'estate 2015, l'intera collezione è stata trasferita nel museo aeronautico di Volandia, presso l'aeroporto di Malpensa, per entrare a far parte del percorso espositivo. L'operazione di trasferimento ha luci e ombre: è senz'altro positivo l'aver trovato una nuova collocazione a tutto il materiale; desta invece varie perplessità lo stato di profondo degrado di larga parte dei mezzi, in buona parte già iniziato nella sede di Ranco: praticamente tutti richiederebbero restauri assai impegnativi e specificatamente quelli tranviari, molto più delicati. Anche l'idea stessa di continuare a conservare i mezzi all'aperto appare peculiare e rischia di ipotecare seriamente il futuro di numerosi pezzi unici. La locomotiva trifase E.554.078 (TIBB, 1929) è uno dei due esemplari di E.554 conservati (l'altro è al Museo Ferroviario Piemontese di Savigliano). Il colore Isabella è stato corretto digitalmente: al vero è stata utilizzata una anomala tinta rossastra. |
N. 4 "Busseto". Non sono molte le locomotive tranviarie ancora esistenti: oltre alla "Trezzo" vista sopra, ricordiamo la MMC 111 ora a Settimo (articolo completo). La "Busseto" n. 4 è una costruzione Breda del 1892 che faceva parte della dotazione "tranviaria" della SNFT, società assai più nota come esercente della ferrovia Brescia-Iseo-Edolo, e che tuttavia in origine si era occupata delle tranvie a vapore della provincia di Parma. Particolarità della Busseto è la presenza aggiuntiva dei respingenti ferroviari, utilizzati per le manovre nei raccordi di Parma e Montecchio Emilia. Sullo sfondo, la 835.222 (OM, 1911). I mezzi più prettamente ferroviari, compresa per fortuna la stessa Busseto, si trovano in condizioni mediamente migliori dei mezzi tranviari, intrinsecamente molto più delicati a causa della tecnologia costruttiva più leggera, spesso in legno ricoperto di sottile lamierino. |
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