Pendolino. Il Museo Ferroviario Piemontese è una storica istituzione della Regione Piemonte, nata sin dal 1978. Già nei primi anni di vita, anche grazie al sodalizio con l'associazione GATT, vennero organizzati numerosi treni storici, comprese alcune manifestazioni in grande stile, come il raduno di Aosta del 1986. I primi rotabili preservati vennero radunati nell'ex capolinea di Ponte Mosca della ferrovia Torino-Ceres (oggi ancora esistente, ma isolato dalla rete a seguito dei lavori del Passante torinese). A fine anni '90 si decise di costruire una sede interamente nuova, a Savigliano, nel "triangolo" tra le linee per Savona e Saluzzo: il vantaggio era la disponibilità di un'area di dimensioni adeguate, lo svantaggio era la mancanza di "storicità" della sede, oltre a una certa distanza dalla stazione (circa 1,5 km). Il museo venne inaugurato nel 2001. Ad accogliere il visitatore, ci sono i due "musetti" dei Pendolini ETR.450 (1988, a destra) ed ETR.460 (1994, a sinistra), nati proprio nelle officine di Savigliano, allora Fiat Ferroviaria, oggi sotto il controllo di Alstom. Al momento della mia visita i musetti erano freschi di restauro, effettuato proprio a cura di Alstom. |
895, D.461, E.431. Il Museo si sviluppa intorno a una piattaforma girevole di recupero (1910), che dà accesso a una rimessa a settore circolare. La rimessa è coperta ma non chiusa (la sua chiusura era un completamento previsto ma finora inattuato): una situazione di compromesso rispetto al ricovero al chiuso, che offrirebbe ovviamente migliori garanzie di conservazione dei mezzi. Durante la mia visita del 2012, i binari centrali ospitano tre rappresentanti dei tre tipi di trazione: la locomotiva a vapore 895.159, l'esemplare unico di locomotiva diesel D.461.1001 e la locomotiva elettrica trifase E.431.027, uno dei due esemplari sopravvissuti (l'altro è in Germania). |
FTN 23. Come rappresentante della storia ferroviaria locale, troviamo la piccola locotender n. 23 della Ferrovia Torino Nord, che gestiva la linea Canavesana Torino-Rivarolo-Pont. La locomotiva è stata restaurata abbastanza di recente e la biella motrice è ancora smontata e posata sul praticabile. Dietro di lei, una carrozza centoporte a 3 assi delle FS nella colorazione verde vagone degli anni '30. |
Vnx 806.221. Alcune locomotive trifasi E.550 sono sopravvissute nella versione smotorizzata e trasformata in spazzaneve negli anni '60. Tra queste troviamo il Vnx 806.221 - ricavato nel 1966 dalla E.550.173 - che era lo spazzaneve assegnato a Cuneo. Restaurato nel 2010, è qui mostrato dal lato del grande vomere articolato ed è colorato nel tradizionale castano e Isabella (altri Vnx erano colorati in grigio chiaro). |
ALn 776, D.461. La D.461.1001 è l'esemplare unico soprannominato "Cocò" (dal rodiggio C0'C0', cioè su due carrelli a tre assi motori): essa risale all'epoca primordiale del diesel italiano ed è stata realizzata dalla Fiat nel 1961 con trasmissione diesel elettrica. Benché al tempo del servizio regolare il funzionamento si fosse rivelato non del tutto soddisfacente, la locomotiva, fuori uso dal 1977, si è incredibilmente salvata, ed è stata restaurata a livello estetico nel 2009. Ancora più singolare è la storia della ALn 776.1001: le ALn 776 erano un gruppo di 7 automotrici costruite nel 1940 dalla Fiat e appartenenti alle Littorine di prima generazione, derivate dalle ALn 556, di cui costituivano una versione allungata. Inizialmente destinate alle ferrovie egiziane, rimasero bloccate in Italia per la guerra, venendo acquistata dalla Ferrovia Biella Novara, inaugurata proprio nello stesso 1940. Su questa ferrovia erano classificate AUTO.2N.BC 76 e colorate in un'inedita livrea blu e bianco. Con il passaggio alle FS nel 1961, divennero ALn 776, ricevendo la colorazione standard castano e Isabella. Dopo l'alienazione a fine anni '60, un esemplare rimase utilizzato come ufficio di un'industria locale a Borgo S.Dalmazzo (CN), salvandosi dalla demolizione. Restaurato funzionante nel 2011, non è mai entrato in servizio (al pari della ALn 772.1033 dello stesso Museo restaurata qualche anno prima) per i soliti problemi di tipo normativo. Nel restauro, quando si ipotizzava un utilizzo come mezzo storico, si è scelto il castano e Isabella, ambientato dopo il passaggio alle FS; col senno di poi, sarebbe stato forse più intrigante riproporre il blu d'origine... |
ALn 776. Dettagli dell'automotrice. Come in tutte le littorine di prima generazione, il motore è situato in cabina, coperto dal grande cofano che si vede a destra del banco di manovra. Solo con le RALn 60 a scartamento ridotto del 1949 e le grandi ALn 990 immediatamente successive si introdussero i motori sottocassa. I sedili in similpelle verde appartengono allo scomparto di seconda classe (le lettere BC nella sigla d'origine fanno riferimento alla presenza di posti di seconda e terza classe). |
ALn 776. Lo scomparto in origine di terza classe mostrava questi essenziali sedili in fila da cinque: il risultato era una capienza un po' stipata, ma anche una buona luminosità complessiva dell'interno. |
ALn 776. Nella mia visita del 2012, la vernice esterna dell'ALn 776 era decisamente più lucente. L'inquadratura racchiude anche due cartelli originali della stazione di Carmagnola: quello in alto è più antico, quello in basso è nello stile unificato dei "cartelli neri" degli anni '70. |
ALn 772, E.432. La ALn 772.1033, restaurata funzionante intorno al 2003, condivide con l'ALn 776 la sorte di non essere mai tornata in servizio, a causa di un quadro normativo sempre più complesso. Nel 2012 si presentava in ottimo stato, che contrastava con la E.432.031, decisamente bisognosa di un restauro. |
E.432. Con mia piacevole sorpresa, nel 2019 scopro che la E.432 è stata finalmente restaurata e si presenta al meglio. Anzi, il restauro è proprio in dirittura d'arrivo: mancano ancora le marcature frontali e la verniciatura di telaio e rodiggio. Insieme con la 001 ospitata a Pietrarsa, la 031 testimonia l'ultimo e più importante Gruppo di locomotive trifasi per servizi viaggiatori (Breda, 1928). |
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