Punto d'incrocio. Sempre da una cartolina d'epoca vediamo il raddoppio centrale dove le due vetture si incrociavano. La colorazione era allora marrone. |
Belvedere. La stazione superiore con la vettura appena partita, in una cartolina databile agli anni '30. L'albergo Belvedere, sulla sinistra, è tuttora esistente e funzionante. |
Funicolare. Cartolina "vera fotografia" colorizzata. A differenza delle immagini prese da S.Margherita, la maggiore quota permette di vedere tutto il golfo di Lugano. Di questa cartolina esiste anche una versione successiva in stampa tipografica colorata, in cui la vettura appare di un giallo vivo che sembra non aver riscontro con la realtà: vedremo a breve che le vetture sono azzurre, e lo diventarono già con il rinnovo degli impianti dei primi anni '50: non escludo che il "giallo falso" possa essere derivato dalla tenue inchiostratura gialla utilizzata in questa versione, a sua volta frutto di fantasia. |
Vettura 2. Facciamo ora un salto di qualche decennio: a marzo 2016 sono tornato anch'io al Belvedere! Ecco la vettura 2 come si presenta oggi, dopo 39 anni di inutilizzo e abbandono, ma ancora sostanzialmente intega (si nota anche il tetto della stazione incredibilmente rifatto, circa 15-20 anni fa, probabilmente a seguito del crollo di quello originale). |
Vista dal Belvedere. Il percorso della funicolare è sempre stato nel bosco. Il confine di Stato, su questa sponda, si trova a poca distanza verso sinistra. Sulla sponda opposta, la dogana è il primo edificio arrivando da sinistra, e ad esso segue la frazione Oria (quella con la casa di Antonio Fogazzaro, ora bene del FAI). Dalla guida TCI del 1915 apprendiamo che: "La funicolare di Lanzo, lunga 1332 m, pendenza massima 66%, sale da 277 m a 885 alla stazione superiore (ristorante e alcune ville), in 20 minuti; mettersi a destra. Vista sul lago che va diventando sempre più vasta, abbracciando anche le Alpi Pennine. La Val Solda si apre di fronte, coronata di vette aspre, più a Est le cime della Val Cavargna. A piccola distanza a Ovest dalla funicolare si vede la rete metallica a difesa dal contrabbando e lungo questa, una scalinata che scende fino al lago a servizio delle guardie di finanza. A 10 min. per carrozzabile pianeggiante il Grand Hotel Belvedere". Di quest'ultimo, la successiva edizione 1930 annota "ora demolito". Entrambe le guide descrivono la funicolare non come attrattiva di Lanzo, bensì tra le escursioni da Lugano, privilegiando quindi l'uso "ascendente" (al contrario di quello che era stato il mio utilizzo da bimbo!). |
Vettura 2 e stazione. La scritta "Funicolare" si è conservata alla stazione superiore. Le vetture avevano lunghezza di 8,56 m, con passo di 3,9 m e larghezza 2 m. Con quattro scompartimenti da 8 posti, potevano trasportare 32 persone sedute, più il manovratore e altri 8 viaggiatori in piedi sul terrazzino posteriore (queste info sono tratte dal noto libro "Binari ai Laghi"). Del mio utilizzo di quelle estati 1974-76 ho il ricordo del salire a bordo e scoprire che gli scompartimenti erano così tanto "in salita" uno rispetto all'altro, singolarmente diversi da quelli di un treno... |
Linea. Prendo in prestito alcune immagini da Funivie.org per mostrare la linea nel bosco, in parte integra, in parte ricoperta di alberi abbattuti. Le pulegge erano montate a coppie, una per la fune di ciascun veicolo. Naturalmente la fune visibile è quella della vettura 1, in sosta a valle. Lo scartamento è di 1000 mm, le rotaie sono da 30 kg/m (24 kg/m in origine, poi rinnovate insieme al motore di trazione grazie ai finanziamenti della Legge 1221/1952). Nel punto d'incrocio si vede bene il tipico scambio per funicolari, privo di aghi mobili. |
Punto d'incrocio. Negli scambi delle funicolari, le funi devono necessariamente attraversare le rotaie interne, che sono pertanto interrotte. Questo rende impossibile l'utilizzo di normali ruote ferroviarie dotate di un bordino ciascuna: vediamo infatti abbandonato sul terreno un asse motore, presumibilmente un ricambio, in cui la ruota di sinistra è dotata di due bordini, per garantire la tenuta del binario da ambo i lati, mentre la ruota di destra, priva del tutto di bordino, è anche più ampia, per poter scivolare sopra la fessura che si crea tra le rotaie dove scorre la fune. La terza immagine mostra i resti della linea elettrica di collegamento tra le stazioni. Uno dei miei ricordi è proprio legato a questa linea: per trasmettere l'ordine di partenza da una stazione all'altra, l'operatore toccava un cavo della linea, suppongo con un'asta metallica, provocando il trillo di una campana. |
Stazione inferiore. La funicolare arrivava sotto la tettoia: nell'ultimo tratto a valle non era quindi perpendicolare alla linea di costa, bensì quasi parallela, discostandosene più in quota. Il confine svizzero è oltre l'edificio di stazione; l'imbarcadero e la chiesetta sono a destra e alle spalle del fotografo. La motrice 1 è ferma nella sua più completa solitudine, ma per il bimbo del 1976 il viaggio verso Lugano proseguiva ora dal bosco al lago! |
Cartelli. Due cartelli gemelli, dato che appartengono allo stesso comune di Valsolda, connotano con il tricolore quest'ultimo lembo d'Italia. Quello di Oria, esposto al sole, è senz'altro più scolorito del suo omologo all'ombra del bosco! Il lago di Lugano e la val d'Intelvi, sufficientemente vicini a Milano per prestarsi anche al turismo primordiale d'inizio Novecento, erano stati largamente battuti dal giovane Touring Club Italiano: non dimentichiamo che la strada per la Sighignola, altro celebre punto panoramico sopra Lanzo, era stata "costruita dal T.C.I.", come ricorda la guida del 1915 (e sulla vetta c'era il "ristorante del T.C.I. con tariffe da esso approvate"). Ancora oggi a Oria si trova questo cartello originale del Touring. |
Foto 3-12/15 ^ Indice ^ Pag. successiva >>