Cortile interno. La fonderia è organizzata sui quattro lati intorno al cortile centrale. Il cortile stesso è colmo di pezzi finiti e in lavorazione. |
Originali in gesso. Nella prima sala si vedono gli originali in gesso, quelli realizzati direttamente dall'artista, e che il metodo a cera persa ha il compito di "riprodurre" in bronzo. Ripetendo il procedimento, ogni volta daccapo, è possibile ottenere più bronzi dallo stesso gesso. Tuttavia, proprio a causa del fatto che va ricominciato l'intero procedimento e che il lavoro è lungo e rigorosamente manuale, ogni bronzo è in realtà anch'esso un esemplare unico, a sé stante. Va detto che l'originale può anche non essere gesso, ma qualsiasi altro materiale: la tecnica a cera persa ne farà comunque una "copia" fedele. Abbiamo visto usare come originali anche semplici tronchi d'albero o pizzi ricamati. |
Modello in cera. Con la cera, riconoscibile dal colore rosso, si ottiene un "positivo", identico cioè al gesso originale. Il procedimento è spiegato sul sito (fase 1), ed è parecchio complicato. In estrema sintesi, si fa un "calco" del gesso, ricoprendolo di terra creta plasmabile e poi ancora di un guscio di gesso. La terra creta è quindi sostituita da una gelatina, ed è questa che forma il "negativo" dell'originale. A questo punto si spalma mezzo centimetro di spessore di cera sulla gelatina, dal lato interno: in questo modo, rimuovendo la gelatina, la cera ricostituisce esattamente la forma dell'originale, ma spessa appunto mezzo centimetro: questo è fondamentale perché ovviamente il bronzo non dovrà essere pieno, ma avrà proprio lo spessore della cera. L'interno della cera, prima che questa sia rimossa dalla gelatina, viene riempito di terra refrattaria (mattoni triturati e gesso). Prima di proseguire con la lavorazione, notiamo anche il bel manifesto con lo scultore Francesco Messina (in alto a destra |
Modello in cera. Sullo sfondo, il fornello in cui la cera viene fusa. |
Fusione della cera. Ancora una fase di fusione della cera, con vari modelli e attrezzi del mestiere. |
Forma cilindrica. La cera (riempita di terra refrattaria, come abbiamo detto prima, e levigata fino a ottenere la perfezione di dettaglio richiesta), viene poi ricoperta di altra terra refrattaria, fino ad ottenere la forma cilindrica. Tutta una trama di tubicini di plastica serve a costituire i canali di colata del bronzo, che nella foto sporgono dalla forma (fasi 2-3 sul sito). |
Area per la colata di bronzo. A questo punto (fase 4), la forma viene messa in forno (sullo sfondo) per 10 giorni, fino a 750°C. In questo modo la cera si scioglie e brucia, senza lasciare traccia, ma lasciando di conseguenza il suo mezzo centimetro di impronta, tra i due strati di terra refrattaria. La forma viene ricoperta di terra (al centro nella foto) per contrastare la pressione del bronzo fuso. Può dunque avere luogo la colata del bronzo liquido (fase 5), che, grazie alla sua bassa viscosità, va a riempire tutti gli spazi prima occupati dalla cera. |
Fusione completata. Il finale si intuisce. A bronzo solidificato, occorre rimuovere tutta la terra refrattaria e le bave della fusione. Come esempio di risultato, mi ha colpito questa statua, che contrastava con i cartelli monitori di sfondo, in un'anomala commistione di arte e tecnologia, che mi sembrava appropriata per questo ambiente profondamente artigianale. |
Mappamondo di Dario Goldaniga. Ancora tra i risultati, un mappamondo fatto di mazze da golf, realizzato da Dario Goldaniga, specializzato in "riciclo" di materiali. In fotografia si vede l'Oceano Pacifico, con la catena delle isole giapponesi, realizzate con scarti di fusione. |
Omino Lego. E per finire, quasi uno scherzo: un omino di Lego (alto una trentina di centimetri). |
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