Lungomare ad Albenga. Tra il 1994 e il 1996 arrivano le 40 locomotive E.402 - in seguito denominate "A", per distinguerle dalle unità successive, E.402B, esteticamente ben diverse. Le E.402 introducevano nel parco locomotive delle FS il motore asincrono trifase, con azionamento elettronico, e portavano una nota di colore molto netta, con la loro livrea rossa e bianca. In verità questa bella colorazione sarebbe durata poco, sostituita dallo schema unificato XMPR nei primi anni 2000. Sul finire del XX secolo, le E.402 per breve periodo comparvero anche in Riviera, ad esempio alla trazione dell'Intercity De Amicis Milano-Imperia Porto Maurizio. E' proprio questo treno che, nel primo pomeriggio, corre sul lungomare che precede la stazione di Albenga, sullo sfondo del Capo Noli. |
L'Angelus. Il suggestivo dipinto dei contadini raccolti in preghiera sul calar del giorno, che il pittore francese Jean-François Millet ha mirabilmente ritratto nel 1858, e che è oggi esposto al Musée D'Orsay a Parigi, è qui riproposto con l'aggiunta di un treno a vapore sullo sfondo, coerente con l'epoca e il contesto ambientale. Il convoglio, la cui presenza vuole essere discreta per non togliere importanza al soggetto principale, è rimorchiato da una locomotiva che dalla sagoma possiamo identificare come una delle 12 macchine di rodiggio 2B costruite in Inghilterra da Cockerill tra il 1853 e il 1860 per conto delle SFSP, le Strade Ferrate dello Stato Piemontese, società che, dopo l'Unità d'Italia, confluì nella SFAI (Società Ferrovie Alta Italia). Con il successivo avvento della Rete Mediterranea, nel 1885, queste locomotive andarono a costituire il gruppo 2000, ed infine le superstiti giunsero nel 1905 alle FS, dove furono classificate nel gruppo 499. Nella loro lunga carriera cambiarono quindi quattro proprietari, ma il loro campo d'azione restò confinato tra il Piemonte e la Liguria. E proprio nello scenario della campagna piemontese si può collocare questa versione dell'Angelus. |
Nuovo! La fermata del tram. Considerato un simbolo della corrente pittorica della Metafisica, il capolavoro "Le muse inquietanti" (Wikipedia, immagine) che Giorgio De Chirico (1888-1978) realizzò negli anni della prima guerra mondiale, e che della stessa intendeva denunciare l'orrore, viene qui ripreso e rielaborato in chiave tranviaria. Il palcoscenico, su cui il Maestro dispose una ricca simbologia che richiama i classici, è qui trasformato in un luogo di transito per la vettura in arrivo (una Carrelli milanese). Sullo sfondo, l’originale Castello Estense di Ferrara lascia il posto al maniero milanese degli Sforza. E le stesse muse, statuarie e prive di vita in De Chirico, si trasformano qui in viaggiatori, in paziente attesa alla fermata. |
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