STANIER 8F. Nella storia delle locomotive a vapore, le britanniche 8F sono considerate le migliori macchine da merci del Regno Unito, e sicuramente tra le migliori al mondo. Secondo l'uso anglosassone, prendono il nome dal progettista, Sir William Arthur Stanier (1876-1965), mentre il n. 8 indica il gruppo di potenza e la lettera F sta per merci. Ne sono state costruite oltre 900 tra il 1935 e il 1945, e almeno 200 di esse, in carico al War Department, nel 1941 furono inviate via nave nei paesi del mediterraneo orientale, per i trasporti militari legati al conflitto in corso. Si trattava principalmente di macchine funzionanti a olio combustibile, un prodotto di facile reperibilità nell'area interessata. Quindici di esse arrivarono in Italia nel 1944, provenienti dall'Egitto, al fine di affiancare le truppe inglesi nell'avanzata verso Nord lungo il versante adriatico della penisola. Finita la guerra rimasero in Italia, immatricolate nel gruppo FS 737, e prestarono servizio ancora per una decina d'anni, sempre lungo la dorsale adriatica. Nonostante fossero macchine da merci pesanti, potevano raggiungere gli 80 km/h e per tale ragione vennero impiegate anche per servizi viaggiatori. Anche se molto apprezzate dai ferrovieri italiani, vennero tutte demolite nel 1956, una scelta che appare piuttosto inspiegabile, trattandosi di macchine che non avevano ancora compiuto vent'anni. Nel Regno Unito ne troviamo tuttora alcune in servizio sulle ferrovie turistiche, alcune altre sono sopravvissute in Turchia e una persino in Iraq. Il dipinto ritrae la FS 737.009 (Vulcan Foundry, 1936), ex LMS 8032, ex WD 70.585, mentre, passata la bufera bellica, transita sotto il pittoresco borgo di Gradara, nelle Marche, al traino di un treno viaggiatori con in composizione una nuovissima (all'epoca) vettura "Corbellini". La linea Bologna-Ancona era stata elettrificata già nel 1939, ma data la penuria di locomotive in grado di marciare, nel dopoguerra le ferrovie cercavano di garantire il servizio utilizzando senza distinzione i pochi mezzi disponibili. Non ci risultano immagini delle 737 in servizio in Italia, nemmeno in bianco e nero: a settant'anni di distanza, una 737 si svela dunque in questo quadro, addirittura a colori, accostando in modo inconsueto la forma inglese della macchina alla livrea prettamente italiana delle carrozze. |
DEAN GOODS. Nonostante l’industria pesante britannica lavorasse a pieno ritmo per sostenere l’impegno militare nel secondo conflitto mondiale, lo sforzo produttivo non era sufficiente a soddisfare la domanda di locomotive robuste e affidabili da inviare al seguito dell’esercito operante nei territori d’oltremanica. Per tale ragione, al fine di supportare le esigenze logistiche delle truppe alleate in Italia, il War Department fece affidamento anche su 6 locomotive ottocentesche, già in servizio sulla Great Western Railway ma ormai prossime all’accantonamento. Appartenevano alla Classe 2301, in origine costituita da 260 unità, denominate “Dean Goods” dal nome del progettista William Dean (1840-1905): erano di tipica concezione British, con 3 assi accoppiati e cilindri interni al telaio. Alcune di esse erano già state impiegate in Francia, durante la Prima Guerra Mondiale. Nonostante l’età, comunque, furono giudicate adatte per affrontare la campagna militare italiana, e pertanto sbarcate sulla costa adriatica nel 1944, dove rimasero anche a guerra finita: confluite nel gruppo FS 293, prestarono servizio sino all’inizio degli anni ’50. La 293.005, ex GWR 2478 ex WD 70.172, è ritratta alla testa di un lungo merci diretto a Sud, lungo la costa abruzzese. |
Pomeriggio di pioggia a Monza. Ispirato, nello stile e nell'atmosfera, alle vedute parigine di Maurice Utrillo, questo dipinto rappresenta il Corso Milano a Monza, all'epoca dei tram. Un convoglio diretto a Milano, trainato da una elettromotrice OMS del 1942 (furono le più potenti motrici tranviarie italiane), incrocia una "carrozzetta" del servizio urbano. Tale servizio urbano, effettuato principalmente con le vetture serie 600 dell'ATM (costruite tra il 1924 e il 1928) cessò definitivamente nel 1956. Dieci anni dopo, anche la linea per Milano venne sostituita dagli autobus. La presenza di una Fiat Topolino nella versione "giardiniera" del 1948 permette di datare la scena attorno al 1950. |
Nelle Langhe. La prima neve autunnale accompagna il transito di una locomotiva 743 con preriscaldatori Franco-Crosti, caratterizzata dai due fumaioli simmetrici sui fianchi della caldaia. |
Val Gardena. Il paesaggio alpestre più ameno e solare, ma chiuso all'orizzonte dalle vette delle Dolomiti, fa da scenario al transito dell'indimenticabile treno della Val Gardena. La ferrovia a scartamento ridotto Chiusa-Plan, realizzata in terra austriaca durante la prima guerra mondiale, diventò la più elevata della rete FS, salendo fino ai 1590 m del capolinea, poco oltre Selva. Le 7 locomotive R.410 erano una costruzione Krauss a quattro assi, con sistema di articolazione Klien-Lindner, che favoriva la marcia sulle tortuose rampe della valle. La linea venne chiusa nel 1960 e la R.410.004 è oggi esposta come monumento a Ortisei (tutto il racconto). |
Direttissimo Venezia - Milano. Le locomotive 685 della serie 500 provengono dalla trasformazione delle 680, attraverso l'applicazione di surriscaldatore del vapore e del distributore a valvole sistema Caprotti. Queste modifiche produssero negli anni '20 una locomotiva che può essere considerata la punta di diamante della trazione a vapore in Italia. L'unità raffigurata sviluppa tutta la sua potenza alla testa di un treno veloce sulla linea Milano-Venezia, prima dell'elettrificazione inaugurata nel 1957. L'immagine è ambientata nel secondo dopoguerra: l'estetica della macchina riflette una scarsa manutenzione, legata alla difficile situazione a cui le ferrovie furono sottoposte nel conflitto. |
Vapore sulle Nord. Spodestate dalla progressiva elettrificazione della rete, le locomotive 280 delle FNM, all’inizio degli anni '50, potevano essere osservate in servizio soltanto sulla Milano-Saronno-Novara. Costruite in 20 unità tra il 1909 e il 1927, queste macchine da treni passeggeri, molto apprezzate per le loro prestazioni (975 CV, 80 km/h), erano state per decenni le colonne portanti delle Nord; ciononostante sono davvero poche le fotografie che le ritraggono, e nessuna, per quanto ne sappiamo, a colori. L'inaugurazione della trazione elettrica sino a Novara, nel 1954, segnò per loro l'inizio della fine: qualcuna venne utilizzata ancora per qualche anno nel servizio merci, due furono vendute alla SFBN per la linea Novara-Biella, la maggior parte accantonate. Nei primi anni '60 risultavano tutte demolite, ed è un vero peccato che neppure una sia stata conservata. Il dipinto raffigura la 280-17 (una delle unità fabbricate dalla CEMSA di Saronno nel 1927) in sosta a Castellanza nel dopoguerra, quando ancora questa stazione era punto di diramazione tra le linee di Novara e Castiglione Olona. |
L' "Autotreno". L'autotreno ATR100 esprime i concetti di modernità e velocità propri degli anni '30, ma ebbe una carriera breve e sfortunata. Dei 9 treni costruiti, 4 furono distrutti dai bombardamenti quando erano praticamente nuovi. Per i superstiti, rimessi in funzione nell'immediato dopoguerra, l'utilizzo sulla Genova-Torino, dove avrebbero dovuto offrire prestazioni migliori rispetto alla trazione trifase, si rivelò più problematico del previsto, a causa della rampa dei Giovi e della presenza di due soli assi motori. Gli unici servizi che svolsero con una certa regolarità furono i rapidi Milano-Torino e Bologna-Torino. Un'eccezione è rappresentata da questo "Autotreno Bergamo Torino" presente sull'orario del 1950, e qui ritratto in transito a Cassano d'Adda, mentre sul binario di precedenza è in sosta un merci trainato da una locomotiva 735. I servizi degli ATR cessarono nel 1961, quando l'elettrificazione della Milano-Torino rese inutile il loro oneroso mantenimento. |
Breve sosta a Salvaterra. Benché progettate per servizi di un certo prestigio su una rete ferroviaria, quella del dopoguerra, in cui gran parte delle linee principali non erano elettrificate, le automotrici ALn 880 Breda conclusero la loro carriera su linee secondarie della Bassa Padana, suddivise tra i depositi di Bologna e Verona. Sulla Verona-Rovigo, negli anni '70 spodestarono il vapore e portarono un'immagine di rinnovamento, anche se le precarie condizioni del binario, in molti tratti, limitavano la velocità a 50 km/h, costringendo queste automotrici, nate per correre, a viaggiare in terza marcia. In questa immagine estiva, la piccola fermata di campagna, il passaggio a livello con il cancello e la casellante che, nei pochi attimi della sosta, scambia due parole con il macchinista, ci riportano con nostalgia ad un mondo ferroviario ormai scomparso. |
Trifase internazionale a Laigueglia. La linea della Riviera di Ponente ha avuto un posto di rilievo nel campo della trazione trifase: da Savona a Ventimiglia è stata elettrificata nel 1931 e convertita a corrente continua nel 1967. Ha perciò vissuto con il bifilare tutta la grande stagione degli espressi internazionali che dal nord Europa giungevano al mar Ligure, con le loro carrozze svizzere, tedesche, olandesi o belghe, proprio mentre la Riviera si trasformava irreversibilmente, negli anni del boom economico e della cementificazione. Le locomotive E.431, risalenti ai primi anni '20, erano una presenza abituale al traino di questi treni. In un giorno di giugno o luglio della fine degli anni '50, di buon mattino, quando il sole illumina ancora i treni in direzione Genova, la E.431.011 è appena uscita dalla galleria di Capo Mele e, correndo pochi metri più in alto rispetto alla via Aurelia, entra in stazione di Laigueglia, nei giorni di massima fioritura degli oleandri. Dietro la locomotiva e il bagagliaio FS, si nota una carrozza letti della CIWL dalla caratteristica livrea blu, seguita da tre carrozze svizzere in tinta verde scuro e da altre carrozze italiane in castano e Isabella. La settecentesca chiesa parrocchiale di San Matteo assiste, allora come oggi, al transito del treno. |
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