Mattina sul Levante Ligure. All'Esposizione Universale di Parigi del 1900 l'industria italiana era presente con due locomotive, entrambe di rodiggio 2'C ed entrambe progettate per il traino di treni espressi a 100 km/h. La macchina presentata dalla Rete Adriatica - destinata a diventare la futura FS 670 - si caratterizzava per la curiosa disposizione invertita della caldaia, con la cabina di guida in posizione anteriore, e per tale ragione calamitò l'interesse del pubblico e dei tecnici, mettendo quasi in secondo piano l'altro modello, costruito dall'Ansaldo per conto della Rete Mediterranea e destinato a costituire il futuro gruppo FS 660. La macchina della Rete Mediterranea era più tradizionale, con due cilindi a doppia espansione, prototipo di altre 50 unità che sarebbero entrate in servizio nei tre anni successivi. Senz'altro le 660 furono tra le più belle locomotive che abbiano percorso i binari italiani, ma sin dai primi anni di servizio manifestarono alcuni limiti, in particolare la difficoltà nell'avviamento dovuta al motore a doppia espansione, e soprattutto la tendenza al serpeggio, che costrinse ad abbassarne la velocità massima, rendendo vano il motivo per cui erano state costruite. Le FS non le ebbero in simpatia, e anzichè cercare di migliorarle, le declassarono a ruoli secondari in area piemontese. Nel 1930 risultavano tutte demolite: con una vita più breve della media, le 660 subivano lo svantaggio di appartentere a una generazione precedente, ormai superata dalla tecnica del surriscaldamento. Questa veduta ligure è ambientata ai tempi d'oro delle 660, attorno al 1906, quando, prima dell'arrivo delle 680, erano le "prime donne" sulla Tirrenica tra Roma e Genova. Il sole appena sorto illumina la costa dall'interno, nella tratta rocciosa e ricca di gallerie tra La Spezia e Sestri Levante. La 660.003 è stata costruita dalla Maffei di Monaco nel 1901; risulta demolita a Torino nel 1926. |