Gr. 683 Franco-Crosti carenata (1940, 5 unità). Come abbiamo accennato vedendo il prototipo 672, il sistema Franco-Crosti era un innovativo apparato per il preriscaldamento, che usava tanto i gas di scarico quanto il vapore esausto per riscaldare l'acqua, prima di introdurla nella caldaia. Questo, insieme ad altri miglioramenti, inclusa la distribuzione Caprotti, portava ad un risparmio di carbone che poteva arrivare al 15-20%. Il sistema Franco-Crosti non passava inosservato: i preriscaldatori, di dimensioni paragonabili a quelle della caldaia, avrebbero modificato sensibilmente l'estetica di qualunque macchina; per i primi esperimenti, si ebbe allora l'idea di mascherare i preriscaldatori con una carenatura integrale: cinque 685 della quinta serie (dunque già dotate di distribuzione Caprotti) furono trasformate in locomotive Franco-Crosti carenate nel 1940-41. Nella versione d'origine, qui mostrata, le 683 potevano vantare la singolarità di una colorazione verde scuro con decorazione anteriore rossa, pressoché un unicum nel parco FS. |
Gr. 683 Franco-Crosti (1940, 5 unità). La moda delle carenature aerodinamiche, che così tanto caratterizzò l'Europa alla fine degli anni Trenta, si coniugava a fatica con le esigenze di manutenzione delle locomotive a vapore, specie se estesa a ruote e cilindri. Dopo la guerra, la carenatura delle 683 fu rimossa... ma non del tutto, dando origine a uno degli aspetti più curiosi fra tutte le locomotive italiane. Le cinque locomotive, nel frattempo classificate 683 e tornate nel nero tradizionale, furono usate fin verso il 1962, ed è proprio a tale versione con carenatura parziale postbellica che fa riferimento il disegno. |
Gr. 645 (1916-17, 24 unità). Una piccola serie costruita dalle Officine Meccaniche di Milano, inizialmente destinata alle ferrovie rumene e poi acquisita dalle FS a causa della Grande Guerra. |
Gr. 623 Franco-Crosti (trasformazione 1952-54, 25 unità). Dopo le 683, il sistema Franco-Crosti fu esteso anche a numerose 740 (diventate 741 e 743) e a 35 unità del Gruppo 625, riclassificato 623. In questo caso non si tentò nessuna soluzione aerodinamica, e i due preriscaldatori rimasero ben in vista ai lati della caldaia. In particolare 25 delle nuove 623 derivavano da 625 normali - cioè nate come tali - e conservavano quindi la distribuzione Walschaerts. |
Gr. 623 Franco-Crosti Caprotti (trasformazione 1952-54, 10 unità). Ulteriori 10 unità trasformate come 623 Franco-Crosti derivavano da 625 che a loro volta erano ex 600, trasformate a vapore surriscaldato, come abbiamo visto sopra, con l'applicazione della distribuzione a valvole Caprotti. Questa venne mantenuta, costituendo quindi un'ulteriore singolarità nel Gruppo 623. |
Gr. 740 (1911-23, 470 unità). Si tratta della più celebre e diffusa locomotiva italiana per treni merci, costruita per oltre un decennio e ancor oggi in servizio in varie unità nel parco storico. Il macchinista, come già in altre occasioni, è ripreso da una foto al vero dell'autore. |
Gr. 740 Caprotti (1922-23, 7 unità). La 740.324, nel 1921, è stata la prima locomotiva in assoluto a montare la distribuzione Caprotti, seguita l'anno successivo da altre 6 unità. Temporaneamente classificate 741.001-007, furono rinumerate nuovamente nel gruppo 740 come 691-697. |
Gr. 740 Franco-Crosti (trasformazione 1942, 5 unità). Le cinque 740 339-367-392-396-405 sono le unità nate "carenate" (ma non nel tender, al contrario delle 683), per celare gli ingombranti preriscaldatori Franco-Crosti. Nel dopoguerra, con la costituzione del gruppo 743, che raccoglieva tutte le ex 740 Franco-Crosti, queste cinque hanno mantenuto il loro numero progressivo e hanno perso la carenatura. |
Gr. 743 Franco-Crosti (trasformazione 1951-54, 95 unità). A seguito della sperimentazione in periodo bellico delle prime cinque 740 Franco-Crosti carenate, nei primi anni '50 si decise la trasformazione di un ben più consistente lotto del Gruppo 740, che venne rinumerato 743. In questo caso non si pensò più a una carenatura estetica, e i due preriscaldatori laterali connotarono inequivocabilmente le macchine trasformate. Le 743 arrivarono ai primi anni '70, trainando alcuni degli ultimi merci a vapore per le linee della bassa padana, ad esempio tra Cremona e Pavia. Aggiornata 10/2024 con la "sagoma limite". |
Gr. 741 Franco-Crosti (trasformazione 1954-60, 81 unità). Con un solo preriscaldatore collocato sotto la caldaia, anziché i due laterali delle 743 e 623, le 741 rappresentano l'ultima evoluzione della trazione a vapore italiana. Dopo un primo prototipo realizzato nel 1954, tra il 1958 e il 1960 entrarono in servizio altri 80 esemplari, tutti ottenuti come trasformazione di altrettante unità del Gruppo 740. I lavori vennero eseguiti "in casa" dalle FS, nelle Officine Grandi Riparazioni di Verona, probabilmente più per garantire lavoro a tale impianto che per reale necessità, in anni in cui la trazione a vapore era avviata a una inevitabile scomparsa. Le 741 furono comunque utilizzate, soprattutto in Sicilia e in Val Pusteria, fino al completo passaggio alla trazione diesel nella prima metà degli anni '70. La 741.120 è conservata nel parco storico mentre la 137 è esposta al Museo di Pietrarsa. Con questo disegno per la prima volta l'autore affianca al prospetto anche la vista frontale. Foto dell'autore della 741.137 a Parma nel 1975. |
Foto 26-35/49 << Pag. precedente ^ Indice ^ Pag. successiva >>