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Locomotive a corrente continua - E.656
E.656 (1975-89, 461 unità). Le E.656 rappresentano l'ultimo stadio evolutivo delle macchine elettriche a tre carrelli, su due semicasse articolate tra loro: un progetto prettamente italiano, che caratterizzò la rete FS per circa 80 anni, dal 1940, quando entrarono in servizio le prime E.636, al 2021, quando si sono avuti gli ultimissimi servizi merci regolari delle E.656. In questo modo si riusciva a distribuire su 6 assi una potenza decorosa, mantenendo il carico assiale a valori bassi e con una qualità di marcia accettabile. Le E.656 entrarono in servizio a partire dal 1975, rielaborando una terza volta - dopo E.636 ed E.646 - la concezione tradizionale, sia nella struttura articolata, sia nell'impostazione elettrica, con 12 motori a corrente continua (due per asse) azionati con regolazione reostatica. Solo quattro anni più tardi, le prime E.633 con regolazione a chopper introducevano l'elettronica nelle locomotive italiane: si dice pertanto che le E.656 nacquero già sul viale del tramonto, ma va anche osservato che, proprio grazie alla replica di un modello consolidato, si riuscì a immettere in servizio una macchina di ottima robustezza e flessibilità, con una potenza adatta a praticamente tutti i servizi viaggiatori.

Suddivise in più serie, le E.656 raggiunsero i 461 esemplari, solo di poco inferiori al record delle 469 unità di E.636: la costruzione continuò infatti fino al 1989, con le 68 unità di sesta serie, le uniche telecomandabili per servizi navetta. In verità furono proprio queste le prime a essere fermate, soppiantate dalle E.464 entro il 2012. Dal 2003 varie unità furono trasformate in E.655, esteticamente identiche ma con rapporto di trasmissione per treni merci e velocità di 120 km/h anziché 150. L'ultima epopea delle E.656, incluse le più anziane della prima serie, si ebbe in Sicilia, con la trazione degli intercity diurni e notturni fino alla fine del 2019, ma varie unità sono oggi nel parco storico di Fondazione FS.

L'autore ha preso a modello la E.656.286 (Casertane-Ansaldo, 1979) raffigurata allo stato d'origine.


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