E.321+E.322 (1959-64, 40+20 unità). Mentre le E.621 terminavano la loro incerta carriera, nasceva la nuova generazione di locomotive elettriche da manovra. Anche in questo caso, si optò per una soluzione di compromesso, riciclando il telaio e le ruote delle più celebri locomotive a vapore da manovra, le 835, che venivano progressivamente alienate in quegli anni: da questo derivò il rodiggio a tre assi accoppiati con bielle, che era appunto quello delle 835. Si adottò anche una scelta singolare: a metà delle normali E.321, dotate di cabina e quindi del tutto indipendenti, si abbinò un secondo modello di locomotiva, le E.322, sprovviste di cabina e di pantografo, che di conseguenza potevano funzionare solo telecomandate dalla E.321 accoppiata, ovviamente con lo scopo di raddoppiare la potenza disponibile. Analogamente alle E.621, fu necessario studiare un tipo di azionamento che non gestisse l'avviamento e la regolazione della velocità con il classico reostato (tipico delle locomotive a corrente continua da treno), perché inadatto per i movimenti di manovra a bassa velocità: venne quindi installato un motore primario che azionava una dinamo coassiale; quest'ultima produceva la corrente che alimentava il motore di trazione; variando la tensione in uscita dalla generatrice, si regolava la velocità di marcia (più dettagli sulla Wikipedia). Nel 1969 quattro E.321 e sette E.322 vennero adattate per funzionare in composizione a tre pezzi (un'unità con cabina e due senza): riclassificate come serie .200, furono utilizzate per lo sbarco dei treni dai traghetti a Messina. Oggi è conservata la E.321.003, a Tirano (SO). |