Corsico. Il raddoppio della linea Milano-Mortara, attivato a fine 2009 fino alla stazione intermedia di Albairate, è un esempio da manuale di come prendere una modesta infrastruttura ferroviaria e trasformarla in un'opera mastodontica, di raro impatto nella geografia urbana. Il normale cartello blu con il nome della stazione finisce così nel contesto surreale di un marciapiede deserto, separato dal binario da un'autentica muraglia (da cui peraltro ho rimosso digitalmente gli immancabili graffiti vandalici che vi hanno trovato un'imperdibile lavagna). |
Corsico. Dall'interno della stazione: la pensilina dipinta di lilla è anche ragionevolmente allegra, ma chi attende il treno si trova "segregato" a causa dell'immancabile barriera. |
Corsico. Analoga situazione dall'altro lato. Anche qui il risultato urbano sarebbe anche decoroso, con una piacevole area verde, ma anziché vedere la tradizionale stazione, il cittadino del XXI secolo si trova davanti l'inguardabile muraglione. |
Corsico. La stazione dall'interno: senza infamia e senza lode, ma tagliata fuori dal resto del mondo, a causa della barriera. |
Cesano Boscone. Anche una normale dotazione di buon senso come il cestino portarifiuti diventa una tragedia surreale se affidata a progettisti senza senno. In stazione si contavano qualcosa come sessanta cestini, un quantitativo semplicemente enorme. Quando la nuova fermata di Cesano Boscone è stata inaugurata, gli utenti dei primi tempi erano poco più di una sessantina al giorno, quasi che ognuno dovesse avere il suo personale portarifiuti! |
Avise. Se si può (forse) giustificare qualche eccesso in una stazione suburbana appena realizzata, risulta ancora più sgradevole vedere la miriade di piccole cose insulse in una appartata fermata alpina. Ad Avise, sulla linea Aosta-Pre S.Didier, che sarebbe stata chiusa di lì a pochi giorni, si contavano 9 cestini, l'immancabile cartello "1" del binario, il cartello della sala d'attesa (che ovviamente era chiusa da anni) e due cartelli per indicare l'uscita, quasi che qualcuno potesse dubitare su come lasciare la stazione. E per finire, la semplice panchina in legno era stata affiancata da due rozze panche di cemento, a parere personale alquanto squallide in ogni caso, e qui di sicuro avulse dal contesto. |
Andora. Il fabbricato della nuova stazione di Andora, inaugurato a fine 2016, è stato collocato in modo da essere allineato all'eventuale prosecuzione della nuova linea verso Finale, prosecuzione che forse nemmeno si farà mai. Ne è uscito un edificio piuttosto insignificante, isolato al centro di un "nulla" di asfalto, senza alcun legame con il binario. Ma tanto la stazione è di fatto chiusa e priva di alcun servizio: la stessa biglietteria automatica non è posta nel fabbricato ma nel sottopasso... |
Pista minima Nel variegato panorama di piste ciclabili di scarsa efficacia, ci si poteva domandare quale fosse la più inutile: sicuramente questa, realizzata insieme all'accesso alla nuova stazione di Andora (situata in fondo a destra). Non c'è trucco né inganno: inizia e finisce proprio dove si vede, altrove non c'è nulla. |
Milano Bovisa. Si definisce overdesign un'opera totalmente sovradimensionata rispetto alle reali necessità: un caso tipico è quello delle barriere antirumore, autentica sciagura di tutte le linee nuove o ristrutturate, in questo caso suffragata da una normativa eccezionalmente pedante nelle sue prescrizioni. Nell'esempio di Bovisa, una barriera alta due volte il treno(!) dovrebbe proteggere un modesto parco giochi e una scuola elementare, che si trova oltre la cortina di alberi. E' vero che la linea Cadorna-Bovisa è molto trafficata, ma si tratta di treni regionali, sostanzialmente silenziosi e marcianti ad appena 60 km/h. Del resto, ho passato cinque anni in quelle aule e posso assicurare che il treno era appena percepibile solo dal cortile più vicino ai binari. |
Novate Mil. Se le barriere della tratta milanese di Ferrovienord potevano forse essere ancora giustificate nell'ambito di un intervento complesso come il quadruplicamento Milano Cadorna-Bovisa, le poche centinaia di metri ostinatamente realizzate a Novate alcuni anni dopo, dove la ferrovia era già a quattro binari da oltre un ventennio, appaiono qualcosa di tanto inutile quanto osceno: una tranquilla via di quartiere con la sua fila di villette si ritrova davanti un muro, invalicabile anche allo sguardo. |
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