Via Accademia Albertina. Via Po, asse tranviario per eccellenza, è interessata da lavori stradali che interromperanno i binari per mesi (!), così il giro delle vetture è limitato a un itinerario per via Accademia Albertina, corso Vittorio Emanuele, via XX Settembre, corso Matteotti, via dell'Arsenale e ritorno. Nel pomeriggio di fine ottobre i punti in luce sono minimi, ma uno di questi è proprio a pochi passi da Piazza Carlina, lungo la via Accademia Albertina, grazie allo spazio aperto di piazza Valdo Fusi. I tram partono a circa 10 minuti uno dall'altro, così mi metto in tranquilla attesa. Dapprima arriva la 447. La vettura 447 appartiene a una serie di 20 tram, in origine bidirezionali, costruiti nel 1938 dalle Officine Meccaniche della Stanga di Padova, per la rete di Trieste, gestita dall'ACEGAT (Azienda Comunale dei servizi Elettricità, Gas, Acqua e Tranvie). Nel 1960-65, sei vetture (443-448) vennero cedute alla Stefer di Roma, che li ha utilizzati sui due tronchi residui delle tranvie dei Castelli Romani. E' da Roma che la 447 è arrivata a Torino, dove è stata restaurata nel 2015, riportandola all'aspetto degli anni '30. |
Via Accademia Albertina. Ecco la 312! Il palazzo che fa da sfondo ai transiti è l'ex Ospedale di San Giovanni Battista, sorto alla fine del XVII secolo, che dal 1978 ospita il Museo Regionale di Scienze Naturali; il museo è però chiuso dal 2013(!) a causa di un incidente interno. |
Via Accademia Albertina. La 201 conclude la sequenza. La chiesa all'angolo con piazza Carlina è Santa Croce, di Filippo Juvarra (1718), caduta in disuso nel corso dell'800, riaperta al culto nel 1927 e infine affidata nel 2012 alla chiesa ortodossa rumena. |
Via Accademia Albertina. La 312 torma indietro, e sfrutto la collina di piazza Fusi per un'inquadratura dall'alto. Piazza Valdo Fusi era occupata dal Ministero della guerra sabaudo, divenuto dal 1864 il Regio Museo industriale ed infine il Politecnico di Torino, originatosi nel 1906 dal museo stesso; raso al suolo dai bombardamenti del luglio 1943, non è stato mai ricostruito. Nel dopoguerra l'area divenne un semplice parcheggio, ed è stata riqualificata dopo la costruzione dell'attuale parcheggio sotterraneo (2004). Oggi è uno spazio molto animato, in parte a prato, con forma concava, che termina appunto con una collina artificiale. |
P.za Carlina. Durante la successiva sosta in Piazza Carlina, mi dedico ai dettagli della 447. La tabella del percorso è inequivocabilmente triestina, mentre la scritta "passare avanti" fa riferimento al flusso di viaggiatori pensato per queste vetture, con salita posteriore. |
P.za Carlina. La 447 parte per il secondo giro. |
P.za Carlina. A questo punto mi faccio anch'io un giro sulla STEFER, notando il consistente traffico cittadino, in cui il tram si destreggia. Sia questa vettura, sia la 202 hanno sedili individuali in fila, mentre la 447 ha panche in legno longitudinali, come sulle Carrelli milanesi. È impossibile non notare la luminosità e spaziosità degli interni, anche a confronto con tram e bus ben più moderni. |
Via Accademia Albertina. Ritornato al capolinea, scendo dalla 312 proprio mentre sta per partire la 201. Faccio una rapida corsa, sfruttando a mio favore il semaforo, ed eccola in vista laterale nella luce ormai caldissima del tardo pomeriggio. |
Via Accademia Albertina. Ho ancora due vetture per giocare con differenti inquadrature. Per la 312 scelgo il verticale. |
P.za Carlina. Di nuovo in Piazza Carlina, la 447 è lambita dall'ombra: è l'occasione per dedicarsi alla veletta triestina e al tipico numero di linea. |
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