Verres. La seconda settimana di ottobre 2023 si annuncia l'ultima di bel tempo, prima di una perturbazione: è impossibile non approfittarne, così carico la bici sul regionale delle 8.15, direzione Chivasso, e per la prima volta salgo a bordo di un "bimodale" valdostano (ebbene sì, dall'estate 2020 era sempre capitato di muovermi in auto). Come immaginavo, la qualità complessiva è molto buona, ed è assolutamente impossibile, per il viaggiatore medio, distinguere la marcia elettrica da quella diesel. Solo il portabici mi perplime, perché vanno appese e lasciano almeno mezzo metro libero tra la ruota inferiore e il pavimento: si vede che è pensato per gente robusta...Non posso però trascurare le sensazioni del viaggio: partito con il cielo grigio che c'era a Milano e per la pianura, vedere dal finestrino il sole e l'Alpe, al principiare della valle a Pont S.Martin, è stata un'emozione grande, che avevo quasi dimenticato, e che era urgente tornare a provare. Per tutta la giornata mi farà compagnia un sole amico e caldo, l'azzurro del cielo, le cime aguzze di sfondo... e naturalmente tutti i trenini rossi da attendere al varco. Scelgo come meta l'area di Verres, e appena sceso dal treno, lo fotografo con il bel fabbricato viaggiatori e, ovviamente, la bici! |
Verres. I treni incrociano a Chatillon (nodo del minuto 00), così non è che il tempo abbondi per raggiungere il ponte sulla Dora, 4 km più avanti... Di buona lena arrivo in posizione, ed ecco il bimodale che scende. Nel controluce del mattino, la colorazione rossa è a dir poco spettacolare! |
Montjovet. Il treno successivo è un regionale Aosta-Ivrea, quindi un Minuetto, e anche in questo caso il margine per arrivare al ponte di Montjovet non è tantissimo. Ma la valle qui è radiosa e lucente, nel cuore della giornata, e premia la fatica. |
Montjovet. Mi porto quindi all'altezza del binario, di fianco alla centrale idroelettrica e attendo l'incrociante. Fa da sfondo al suo transito il Monte Zerbion (2722 m), alle spalle di St. Vincent, tra la Val d'Ayas e la Valtournenche. |
Montjovet. Non c'è fretta, e l'inquadratura merita: mi metto comodo e attendo anche il successivo bimodale, quello delle 13. |
Montjovet. Anche in questo caso il tempo tra i due transiti è breve: tanto vale attendere l'altro BTR.813 nella vista laterale. |
Montjovet. Retrocedo ora verso valle, zizzagando tra le stradine che seguono il binario, e trovo un bel prato con casello, poco a sud della ex stazione di Montjovet. La bici è in posa e lo sfondo è sempre quello del Monte Zerbion, accompagnato a destra dal Monte Jetire e da Cime Botta, entrambi poco oltre i 2000 m. |
Verres. In teoria la strada sarebbe in discesa, ma il vento spira sostenuto da sud a nord, come spesso in valle, e tornare al ponte sulla Dora è tutt'altro che tranquillo. Però il successivo Minuetto è perfetto per l'inquadratura! |
Montjovet. Andando in bici lungo queste strade secondarie, è impossibile non rimanere affascinati dallo spettacolo degli alberi che si avviano all'autunno, sullo sfondo dell'alpe nel cuore del pomeriggio. In questo caso riesco a includere nello scatto anche l'azzurro della Dora. |
Montjovet. Avanti e indietro: per i bimodali delle 15, risalgo verso Montjovet (il segnale che si intravede prima della galleria ne è la protezione). |
Montjovet. Per il treno discendente scelgo un primo piano: mi piaceva il bel muro in pietra vintage, ma anche lo sguardo aperto su tutta la vallata, maestosa e tranquilla in questo inizio d'autunno. |
Montjovet. A differenza dei bimodali, che sono più attraenti di lato, il Minuetto a mio avviso si apprezza soprattutto di muso, dalle linee pulite e indovinate (poi più "pasticciate" nell'evoluzione di Coradia e Jazz). Così per il regionale da Ivrea, salgo a fianco del binario, e anche qui lo sfondo merita senz'altro! |
Verres. L'ultimo scenario della giornata è l'ampio prato a sud di Verres. Arrivarci significa farsi 5 km ad andatura sostenuta con il vento contro, ma il risultato premia: il rosso del bimodale è perfetto nel contesto di prati e alberi ancora estivi. |
Verres. Mi affascinano sempre gli alberi isolati in mezzo al prato, maestosi e robusti. Così utilizzo lo stesso transito per comporre digitalmente anche una seconda inquadratura, con un differente albero in primo piano. |
Verres. Per il Minuetto che ha incrociato a Verres, torno al gruppo di alberi più vicino alla linea. |
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