Cartoline Vera Fotografia
Dietro le quinte...

Scritto da Davide Van Loon a febbraio 2014

Sempre affascinato dalla qualità delle cartoline "vera fotografia", mi sono reso conto che ne sapevo davvero poco sulla loro realizzazione, le tecniche, le fotocamere, l'organizzazione industriale... Ho provato a chiedere all'amico Van Loon, che già ha ampiamente collaborato a questa sezione del sito, fornendo immagini di grande interesse. Ecco come mi ha risposto!


 

Vera fotografia

Cartoline in vera fotografia degli anni '50

Come dice la parole, si tratta di cartoline in bianco e nero, stampate con autentico processo fotografico, di norma su carta lucida, nel formato cosiddetto "grande" (circa 14,8 x 10,5 cm). In precedenza le cartoline erano prodotte per stampa tipografica in bianco e nero, in genere su carta opaca e seppiata, nel formato "piccolo" (circa 14 x 9 cm). La tecnica della vera fotografia cominciò ad affermarsi negli anni precedenti la seconda guerra mondiale e divenne lo standard per la larga maggioranza delle cartoline degli anni '50. Nel corso degli anni '60 venne soppiantata dalla stampa tipografica a colori (quadricromia) ancor oggi abituale.

Le prime versioni, intorno agli anni '40, usavano una tonalità fortemente seppiata, come nel caso di Noli (SV) qui illustrato, e a volte anche quasi rossiccia. Successivamente si diffuse il bianco e nero neutro, come negli esempi di Spotorno (SV), Corso XXII Marzo a Milano e Genova Cornigliano. Un buon numero di soggetti riceveva una "colorizzazione" acquarellata, mediante tre o quattro inchiostri a tinta unita, come nell'esempio di San Fruttuoso (GE).

Logo di Alterocca, Rotalfoto e Bromofoto.

Rappresentano tre tra i maggiori produttori di cartoline dell'epoca della vera fotografia. I rispettivi loghi erano riportati sul retro, lungo la linea di mezzeria della cartolina, in alto o in basso. Alterocca appartiene a un'immagine di Ancona viaggiata nel 1951, Rotalfoto a Genova Cornigliano viaggiata nel 1952 e infine Bromofoto a Corso XXII Marzo a Milano, non viaggiata.

 

C'è da distinguere innanzitutto fra due tipi di approcci a livello di edizioni: uno da grande azienda e uno da piccola impresa. La differenza fra i due è che la grande azienda fotografava in gran quantità in una determinata area geografica, o anche in tutta Italia, come la Bromofoto di Milano o l'Alterocca di Terni, sicuramente tra i nomi più noti del tempo. Al contrario la piccola impresa agiva su commissione, per cui una tabaccheria che volesse farsi le sue cartoline commissionava un fotografo richiedendo le varie inquadrature. La differenza fra i due approcci è molto determinante, perché nel primo caso, per essere certi di piazzare i soggetti, si aveva una campagna fotografica totale: foto a ogni angolo, da ogni prospettiva diversa, un po' più a destra, un po' più a sinistra, e così via. Veniva realizzata una mole enorme di materiale fotografico, che veniva poi numerato e sottoposto ai potenziali acquirenti - tabaccherie e cartolerie - che ne compilavano gli ordini.

Gli ordini variavano in base al soggetto: in realtà medio-piccole (come il comune di Cinisello Balsamo, presso Milano) si poteva andare dalle trecento alle mille copie per soggetto. In altri casi (come Sesto S.Giovanni) c'è stata un'inflazione totale, con ordini evidentemente molto più consistenti, tanto che ancora oggi si trovano intere mazzette di cartoline del tempo invendute e "non viaggiate". Poteva poi accadere che il tabaccaio concordasse con una delle grandi imprese la realizzazione di determinati soggetti: abbiamo pertanto in questo caso la coesistenza del marchio di fabbrica (Bromofoto, Alterocca) con l'edizione riservata della tabaccheria, generalmente con il nome e l'indirizzo riportati sul retro, cosa tipica per le edizioni autonome locali.

A livello tecnico abbiamo vari tipi di materiali:

 

Lastre, bozze e saggi

Lastra fotografica

L'immagine mostra il negativo, la copia stampata e la busta che li conteneva, con tanto di pubblicità di una pellicola in rullo. Questi oggetti sono stati venduti su eBay a 45 Euro.

Bozza fotografica

Questo esemplare, datato 1969, è stato venduto su eBay a 19.90 Euro.

Saggio campione

Il retro di questa cartolina, riproducente Trieste, si distingue solo per la presenza del timbro del fornitore.

 

Lastre e bozze fotografiche sono una vera rarità: oltre che essere un pezzo unico sono proprio "l'originale" dell'immagine, al meglio della sua definizione e senza le grossolane correzioni del fotoritocco. Sono abbastanza introvabili, anche per il fatto che sono passati cinquanta-sessant'anni dalla loro creazione. Verosimilmente alcune bozze fotografiche, non avendo trovato ordine da alcun rivenditore, non sono mai diventate cartoline: in questo caso, non essendo mai state riprodotte e diffuse su larga scala, sono rimaste delle semplici fotografie.

I saggi campione sono anch'essi piuttosto difficili da trovare, ma relativamente più diffusi, perché altro non sono che la copia che rimaneva al tabaccaio, pressoché identica alle normali cartoline (salvo per il retro). Sono più che altro una curiosità, anche se capita di vederli in vendita a un prezzo superiore, proprio per il fatto di essere più rari di una cartolina.

Per quanto riguarda le cartoline finali, esse presentano in genere una definizione molto elevata, decisamente superiore a quella di un'immagine in quadricromia, che sconta la presenza del retino tipografico: questo è uno dei principali motivi per cui la "vera fotografia" è così apprezzata. Per coglierne al meglio i dettagli è pertanto opportuno effettuare scansioni a 600 DPI, che producono immagini da circa 8 megapixel. Naturalmente il grado di usura del negativo, così come la sua pulizia al momento della stampa influenzavano il risultato finale, con minuscoli graffi o segni di polvere. Un negativo non perfettamente piano poteva generare stampe non nitide, soprattutto ai bordi. Infine i ritocchi - in genere pali o cavi cancellati - si individuavano come solchi irregolari chiari o scuri (l'elemento da rimuovere veniva proprio grattato via dal negativo). Di norma nelle immagini contenute su questo sito, graffi e difetti sono rimossi digitalmente, in modo da restituire il più possibile il risultato di una lastra in condizioni ottimali.

Una curiosità è rappresentata dalle immagini in bianco e nero acquerellate (colorizzate, come diremmo oggi): la colorazione avveniva verosimilmente sulla cartolina con timbri o tamponi appositamente sagomati, uno per ciascun colore: di solito un azzurro turchese per il mare o il lago, un verde smeraldo per la vegetazione e un giallo tenue per gli edifici, con i tetti in rosso mattone chiaro. Si nota infatti che i vari colori seguono dei profili approssimati/semplificati, rispetto alle forme reali nella fotografia, compatibili appunto con l'uso di timbri.

 

Elaborazioni, colorizzazioni e ritocchi

Milano, Viale Zara: colorizzazione a tampone

Di questa cartolina - Bromofoto n. 1385 di Milano - esiste sia la versione neutra, sia quella colorizzata, entrambe in vera fotografia. Agli occhi di oggi, il gradimento per l'una o per l'altra è lasciato al gusto personale, anche se forse l'immagine neutra appare più pulita e "storica". Allora, la versione acquarellata era probabilmente il modo più economico per dare un po' di vivacità di colori alla cartolina.

Milano, Piazza Fiume / Piazza Repubblica: ritocco notturno

Oltre ai ritocchi locali, come l'eliminazione di pali di troppo, non era raro anche il ritocco dell'intera immagine, utilizzato per trasformare una normale cartolina in una vista notturna. Scattare foto notturne era probabilmente assai più ostico che ritoccarle. L'"accensione" di lampioni e finestre era un classico, ma nell'esempio illustrato siamo di fronte a un'elaborazione di grande maestria, che non ha trascurato nulla: solo la posizione di tram e persone svela inconfutabilmente il trucco, ma per il resto l'inganno è perfetto. Oltre a tutti i lampioni, si è addirittura "illuminato" l'interno del tram! Un risultato simile sarebbe tutt'altro che scontato da ottenere persino oggi in digitale!

A titolo di curiosità, l'immagine originale dovrebbe essere prebellica, recando la vecchia toponomastica di Piazzale Fiume, mentre il ritocco è stato fatto nel dopoguerra, dato che usa il nuovo nome di Piazza della Repubblica.

Bresso: colorizzazione completa in quadricromia

Nell'ultimo caso, la situazione è diversa: la cartolina a colori, commercializzata con il marchio "Bromofoto Autocromo", non è più una vera fotografia ma una normale stampa tipografica in quadricromia (sull'originale si vede il retino tipografico). Eppure il soggetto è inequivocabilmente quello dell'immagine in bianco e nero (a parte il cielo, che, come da prassi allora usuale, è stato sostituito). In effetti l'autocromia è proprio un antico processo di ripresa a colori (Wikipedia): evidentemente era possibile realizzare un negativo unico, poi stampabile normalmente in bianco e nero oppure a colori attraverso la tecnica dell'autocromia.

E' interessante notare come la stampa di foto a colori fosse allora una tecnica molto più complessa e meno matura. Il difficile non era solo lo stampare a colori (ovviamente già inventato) né il fotografare a colori (ad esempio le pellicole Kodachrome esistevano dalla fine degli anni '30) ma soprattutto il trasformare una foto in una stampa tipografica. Ad esempio nel catalogo Hornby del 1957 quasi certamente erano tutte foto in bianco e nero colorizzate. E la resa delle foto a colori sui libri del tempo - per esempio gli "Attraverso l'Italia" del Touring in uvacromia - appare piuttosto "primordiale" (ulteriori spunti nel PDF XX Secolo: il periodo d'oro della fotografia chimica della Società Italiana per lo Studio della Fotografia, 2013).

 

Di Milano, basandosi sulla numerazione dei soggetti, esistono oltre 2790 cartoline della Bromofoto: questo significa che in giro per la città, della sola Bromofoto, vi erano in vendita ai tempi almeno 2790 soggetti differenti. Senza contare tutto quello che sarà stato fotografato ma non ha trovato pubblicazione. Un patrimonio fotografico immane!

A titolo di curiosità, per le Bromofoto, solo nel caso della città di Milano la numerazione era riportata sul fronte, direttamente in didascalia; per tutte le altre località, compariva invece sul retro. Di Cinisello, la numerazione più alta che ho trovato è la 75; per Monza la più alta trovata è intorno alla 700. Curiosamente ci sono città in cui la Bromofoto la fa da padrone; altre in cui si fa proprio fatica a trovarne e prevalgono altri nomi, come l'Alterocca, che usava una numerazione universale per tutta Italia a cinque cifre, oppure la Bromostampa di Torino, che a sua volta si suddivideva, con criteri che non ho decifrato, in sotto-edizioni particolareggiate, con numerazioni proprie e soggetti uguali spesso ripetuti su più numeri.

 

Esempi di iscrizioni

Cartoline vintage

Due esempi di vera fotografia in bianco e nero neutro (Ancona e la statua della Primavera a San Remo), un bianco e nero colorizzato viaggiato nel 1957 (San Fruttuoso) e una stampa di Piazza della Scala a Milano, in quadricromia "da vera fotografia a colore" (cfr. sotto) viaggiata nel 1956.

San Fruttuoso di Camogli (GE).

Dettaglio delle iscrizioni sul retro: località in quattro lingue (in alto a sinistra), dicitura "vera fotografia" (nel riquadro del francobollo), editore locale (in basso a sinistra) e produttore Rotalfoto (in basso in mezzeria).

Genova Nervi.

La cartolina è sempre prodotta da Rotalfoto, ma porta l'indirizzo completo dell'editore locale, con tanto di proprio logo: la Lanterna di Genova, riprodotta in mezzeria in basso (il logo Rotalfoto è in mezzeria in alto). Il francobollo da 10 lire è timbrato il 23 settembre 1954 e appartiene alla comunissima serie Siracusana o "Italia Turrita" del 1953 (ibolli.it).

Iscrizioni varie.

Panoramica di quattro differenti cartoline: Laigueglia (SV), viaggiata nel 1955, con logo dell'editore locale; Rotalfoto di Genova Cornigliano viaggiata nel 1952 con editore locale genovese; San Fruttuoso di Fotocelere (un'altra celebre azienda produttrice) "colorato a mano", cioè acquarellato, e viaggiato nel 1957; infine una stampa di Piazza della Scala a Milano, in quadricromia "da vera fotografia a colore" con logo di Muzio, viaggiata nel 1956. La dicitura voleva evidentemente distinguere questa immagine da quelle ottenute colorando un originale in bianco e nero, come nell'esempio di Bresso visto prima.

Francobollo 10 lire.

Anche se il tema filatelico non è molto affrontato su questo sito, le cartoline portano spontaneamente a guardare anche ai loro francobolli: "Il telaio (Calabria)" è un 10 lire del 1950, stampato a rotocalco e appartenente alla serie "Italia al lavoro" (ibolli.it), anteriore solo di pochi anni a quello visto sopra, ma decisamente più interessante a livello grafico e di immagine. Qui appare sulla già richiamata Genova Cornigliano, viaggiata nel 1952.

 


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