La sindrome del pendolare
e le altre strane malattie che colpiscono chi si occupa di ferrovie

The Commuter Desease and Other Serious Railway-Related Deseases

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Fuori dal finestrino: solo un mondo di tetti. E' questo che vogliamo?

Barriere antirumore lungo la linea Frankfurt - Mannheim, in Germania, settembre 2006.

La ferrovia deve essere un ambiente davvero a rischio: chi lo frequenta, prima o poi si ammala di malattie strane e difficili da guarire. E, quel che è peggio, contagiosissime.
Sono tante, ma quelle più diffuse si riducono a tre. Eccole!

La sindrome del pendolare

La definizione

Il sistema ferroviario funziona bene se non fa arrabbiare il pendolare.

Chi colpisce

Tutti coloro che si occupano di programmazione dei servizi ferroviari - in particolare nel campo del Trasporto Regionale - sia presso le Imprese ferroviarie, sia presso le Regioni.

Come si manifesta

Il pendolare diventa l'unico punto di riferimento per giudicare qualunque tipo di progetto ferroviario. La paura di far arrabbiare il pendolare costituisce un deterrente formidabile di fronte a qualunque tentativo di modificare (in meglio) un servizio ferroviario.
L'orario ferroviario tende a diventare un oggetto statico e intoccabile, con una sola eccezione: l'aggiunta di fermate ai treni diretti, che viene costantemente invocata dagli utenti delle località minori.

Come tentare di curarla

Cercando di far capire che i pendolari rappresentano una parte rilevante dei viaggiatori, ma non la loro totalità. Di conseguenza i loro (sacrosanti) diritti vanno confrontati e, nei limiti del possibile, armonizzati con quelli di tutti gli altri viaggiatori. Pensare solo alle esigenze del pendolare porta a un generale impoverimento del servizio ferroviario, in particolare del trasporto regionale.

Un esempio

Nel dicembre 2004, in concomitanza con l'apertura del "ramo Pioltello" del Passante Ferroviario di Milano, vennero totalmente riorganizzati i servizi regionali del nodo di Gallarate, comprensivo delle linee per Varese, Arona e Luino. I precedenti treni regionali che fermavano un po' dappertutto vennero sostituiti da treni diretti (per chi arrivava da più lontano) e treni suburbani (per i viaggiatori delle località più vicine a Milano). Come conseguenza, le tre stazioni di Vanzago, Parabiago e Canegrate sarebbero risultate servite solo dai treni suburbani della linea S5, con frequenza di 30 minuti. I viaggiatori di queste tre stazioni giudicarono l'offerta insufficiente e ottennero il ripristino di più della metà delle fermate soppresse.
La ragione non sta mai da una parte sola, ed effettivamente il servizio della S5 presentava delle criticità, sia pure mitigate dall'introduzione di composizioni a 8 carrozze a due piani (quasi 1200 posti a sedere). Di sicuro, però, le proteste degli utenti di queste tre stazioni sovrastarono grandemente l'approvazione dei viaggiatori provenienti da più lontano, come quelli di Varese, che, proprio grazie ai nuovi treni diretti, vedevano ridursi il tempo di viaggio da 1h06 a 53 minuti.

La sindrome da interramento

La definizione

La ferrovia è una bellissima cosa, purché non ce l'abbia tra i piedi.

Chi colpisce

Tutti coloro che la ferrovia non la usano. Visto che in Italia la quota di spostamenti in treno arriva sì e no al 10% del totale, si può ben immaginare quanto siano numerosi i cittadini che non vedono l'ora che la ferrovia scompaia dalle loro città e se ne finisca buona buona sottoterra, in galleria o, al più, in qualche centro di interscambio da realizzarsi il più lontano possibile dalle loro case.

Come si manifesta

Con interessanti sintomi, divisi in due fasi, ogni qual volta si parli di potenziare una linea.

E' vero: ci sono aree in cui realmente è diventato impossibile aggiungere un binario se non portandolo sottoterra, sovente a causa della cattiva pianificazione urbanistica del passato. Pare però strano che gallerie e interramenti debbano accompagnarsi quasi come corollario a ogni nuova progettazione, debbano essere rivendicati a ogni raddoppio o potenziamento. E sembra alquanto curiosa la teoria secondo cui laddove c'è una normale ferrovia in vista, ci sia così tanto bisogno di riqualificare; e basti interrarla – stazioni comprese – per ottenere una specie di paradiso urbano da citare come esempio di qualità della vita.

Come tentare di curarla

A calci nel sedere.
L'autore di questo sito diventa furibondo quando sente parlare di interramento.
 
La ferrovia sta bene dove sta. I nostri padri, che non erano scemi, la costruirono quasi sempre nel posto giusto. Allontanare la ferrovia dalla città significa farne diminuire drasticamente l'utilità, e quindi il futuro utilizzo.
Sotterrare la ferrovia ha dei costi immensi. Se si tratta di un interramento proposto come condizione per il raddoppio della linea, l'effetto garantito è quello di metterci decenni e decuplicare i costi (che per inciso graveranno anche su chi non usa la ferrovia). Se si vuole interrare per il gusto di farlo, allora sarebbe più intelligente costruire una linea sotterranea del tutto nuova. Costerebbe uguale e almeno alla fine si avrebbero quattro binari al posto di due.

Un esempio

Ahimé, gli esempi non si contano più.

Un articolo veramente emblematico, che mostra a ogni frase il fastidio, quando non il disprezzo per una ferrovia che ha il solo torto di passare proprio nel posto giusto, dove i suoi utenti vogliono andare.
La ferrovia è un ostacolo: al duomo, alla città, al progresso e soprattutto - chi l'avrebbe mai detto! - al traffico automobilistico. Qual è la soluzione? In un ragionamento sempre più difficile da seguire, si propone di sostituirla con un tram, che, dopo aver costretto al trasbordo a Grandate, potrà viaggiare "in mezzo al traffico"(!!).

Testo integrale dell'articolo (110 kB)

Per supportare l'interramento della Milano-Seveso (FNM) si ipotizzano addirittura misteriosi interessi provenienti da chissà dove. Forse ci si dimentica che la linea è già del tutto saturata dal traffico locale: per nostra fortuna, i cittadini della Brianza il treno lo usano, eccome!

... ma alla fine la vera preoccupazione salta fuori: i passaggi a livello che bloccano il traffico automobilistico. Altro che curare i giusti interessi dei pendolari!

Ed ecco i 220 treni che turberanno la quiete dell'altrimenti paradisiaco Viale Tibaldi (circonvallazione esterna di Milano!).
I treni inizialmente erano 22, e le più rosee speranze di potenziamento della linea non vanno oltre un treno ogni quarto d'ora (120 al giorno), che tra l'altro saranno a servizio proprio della mobilità urbana del quartiere.

Infine non può mancare una citazione per i delicati equilibri storico-urbanistici-ambientali, che, inutile dirlo, il treno minaccia dappertutto.

In quanto ai tempi biblici con cui si costruisce una ferrovia sotterranea, basta citare i Passanti di Milano e Torino. A Milano, ci saranno voluti in tutto 25 anni (1982-2007) per ottenere un'opera che, con i suoi due binari, nasce forse già sottodimensionata. A Torino si è deciso di pensare più in grande, arrivando fino a sei binari sotterranei, ma si lavora ormai dagli anni Ottanta e non se ne vede ancora la fine.

PS Chi scrive abita dal 1971 in fronte a una linea ferroviaria da 300 treni/giorno (Milano Cadorna-Bovisa), non ne ha mai ricevuto alcuna noia, ed è furente per l'inutile, costosa e disgustosamente brutta barriera antirumore che dal 2002 lo priva della vista sulla ferrovia.


Aggiornamento 2/2008 a Seveso: "fateci pure l'autostrada sottocasa, purché ci leviate di mezzo la ferrovia"

Per maggior coerenza, questo aggiornamento è stato spostato nell'articolo Ancora sui 10 problemi delle ferrovie.


La sindrome da Eurostar

La definizione

Il treno è bello solo se si chiama Eurostar.

Chi colpisce

Tutti i viaggiatori occasionali, e i cittadini in genere, che fino a ieri hanno considerato la ferrovia una cosa brutta e cattiva, e che ancora oggi pensano che per avere un servizio accettabile occorre per forza pagare il salato supplemento dei treni Eurostar.

Come si manifesta

La sindrome si osserva soprattutto al momento di acquistare il biglietto, quando molti viaggiatori scelgono l'Eurostar al posto dell'Intercity, l'Intercity al posto dell'interregionale, convinti che solo pagando il doppio potranno arrivare bene a destinazione. Ci sono stati anche casi in cui erano i viaggiatori stessi a chiedere l'istituzione di un Intercity, al posto degli attuali treni diretti, ad esempio sulla disastrata linea Milano-Mantova; ma, su una linea tradizionale, una carrozza da Intercity non va più veloce di una carrozza di un treno diretto, né le locomotive si rompono di meno, se la manutenzione è disattesa allo stesso modo; e se è difficile gestire l'esercizio su un tracciato a binario semplice, resta difficile qualunque nome si dia al treno...
Naturalmente le ferrovie hanno sfruttato al meglio questa sindrome e, dal 1997 ad oggi, hanno riempito la rete di Eurostar, spesso con gli identici tempi di percorrenza che avevano gli Intercity 15 anni fa. Il fatto che, nell'ottobre 2004, per un mese si siano ridotti a svendere gli Eurostar Milano-Torino al prezzo di 1 Euro, fa pensare che forse non tutti i viaggiatori siano già malati...

Come tentare di curarla

Cercando di far capire che la ferrovia funziona se è una rete, in cui il servizio che si vende non è il singolo treno "bello e veloce", ma la qualità e la velocità complessive che il sistema sa offrire. Solo così essa diventa realmente utile a tutti i cittadini (che l'hanno pagata e continuano a pagarla con le proprie tasse) e non solo a una cerchia di fortunati che si ritrovano l'Eurostar sottocasa.
Naturalmente per ottenere nel concreto questo risultato, occorre che chi progetta il servizio segua regole precise, sia oraristiche (vedi L'orario cadenzato integrato), sia tariffarie (vedi Quale mercato tra i binari).
Più in generale occorre che la ferrovia funzioni bene, tutta quanta. In una ferrovia che funziona bene (in regolarità, puntualità, capillarità) tutti gli utenti viaggiano meglio, pendolari compresi, e anche le altre sindromi si avviano alla guarigione.
La strada è ahimé ancora lunga...

Un esempio

Una delle ultime proposte commerciali di Trenitalia (maggio 2005) è l'Eurostar Link: collegamento da Ravenna e Siena, ai servizi Eurostar rispettivamente a Bologna e Firenze.
Come è effettuato il collegamento? In autobus!!
Ma a Ravenna e Siena, il treno arriva eccome! Anzi: tra Bologna e Ravenna c'è addirittura un sistema cadenzato simmetrico. Sarebbe bastato metterlo in coincidenza con il sistema Eurostar (oggi Bologna è un nodo 00 verso Ravenna e un nodo 15/45 per gli Eurostar), e l'Eurostar Link avrebbe funzionato a tutte le ore, non solo nelle due o tre combinazioni previste dal bus. Gli attuali treni del trasporto regionale si sarebbero riempiti anche dei viaggiatori provenienti da Milano o Roma, migliorando l'efficienza di tutto il sistema.
Ma vuoi mettere l'appeal di dire che quello è un bus Eurostar, anzi: un "Luxury Bus" Eurostar?!


I volantini che pubblicizzano l'Eurostar Link: a sinistra per Ravenna, a destra per Siena (retro).

 

  Per Ravenna Per Siena
  Eurostar Link In treno Eurostar Link In treno
Da Milano 3:45 3:16 4:30 4:45
Da Bologna     2:30 2:59
Da Firenze 2:30 2:33    
Da Roma 4:15 4:15 3:15 3:36
Da Napoli 6:15 6:15 5:15 5:36

Confronto tra Eurostar Link e normale collegamento tutto in treno (Eurostar + Regionale).
Si sono usati i tempi di percorrenza attuali (anno 2005), ipotizzando una coincidenza di 15 minuti.
Con queste ipotesi il servizio normale è del tutto analogo all'Eurostar Link per Ravenna (addirittura lo batte tra Milano e Ravenna), mentre impiega circa 30 minuti in più per Siena (ma disporre di treni Diretti più veloci tra Firenze e Siena sarebbe cosa utile e desiderabile, anche per tutti gli altri viaggiatori!).
Naturalmente nel caso reale la coincidenza non è studiata e quindi "viene come viene" (per il collegamento su Ravenna, che è cadenzato, oscilla tra 20 e 55 minuti secondo le relazioni).


Trattando di argomenti ed esempi molto concreti, in modo volutamente provocatorio, questo articolo potrebbe suscitare qualche critica da parte dei lettori. Chi volesse dire la sua, come sempre, può scrivermi.


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