Napoli - Guida Rapida TCI 1975

Scritto a marzo 2019

L'edizione 1971-75, la prima in cinque volumi della celebre Guida Rapida del Touring Club Italiano, è stata una pietra miliare nella storia del turismo italiano e si distingue ancor oggi per una chiarezza davvero esemplare. Ho trovato particolarmente efficace il testo introduttivo alla città di Napoli, con una eloquente sintesi storica e un quadro della città in tutti i suoi aspetti: lo riproduco qui, a conclusione del racconto della mia gita.

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NAPOLI - ab. 1.226.594; capoluogo di provincia e di regione; sede arcivescovile; Università. - Grande, bellissima città, metropoli del Mezzogiorno; porto tra i principali del Mediterraneo e attivo centro di commerci e di industrie. Giace distesa lungo l'arco di uno dei golfi più famosi del mondo, vigilato a est dal caratteristico cono del Vesuvio. La varietà del suo aspetto, accresciuta dall'accidentata topografia, la vivacità degli abitanti, la ricchezza dei monumenti e dei tesori artistici, le bellezze naturali e l'altissimo interesse archeologico dei dintorni, le danno un irresistibile fascino e la pongono tra le principali mete del turismo internazionale.


Storia e Arte. - Le origini di Napoli sono greche, come attesta lo stesso nome della città, e risalgono al VII-VI sec. a.C. Greca essa rimase di cultura e di costumi anche sotto i Romani che la predilessero come luogo di villeggiatura; fu particolarmente prospera nei secoli dell'Impero e accolse presto il cristianesimo. Scarse, però, sono le testimonianze di questo lungo periodo: colonne di templi; la cosiddetta tomba di Virgilio; la grotta Romana di Posillipo; le catacombe di S. Gennaro. Ma i quartieri della città vecchia mantengono ancora quasi intatto il reticolo viario greco-romano.

Nell'alto medioevo Napoli fu sede di un ducato più o meno dipendente da Bisanzio; nel 1139 entrò a far parte del regno normanno, poi di quello svevo; ma divenne capitale solo sotto gli Angioini, che la tennero dal 1266 al 1441. I sec. XIII-XIV furono un periodo di notevole attività artistica.

Sotto gli influssi dell'architettura francese sorsero allora le chiese gotiche di S. Chiara, di S. Lorenzo Maggiore, di Donnaregina, dell'incoronata, mentre pittori (Pietro Cavallini, Simone Martini) e scultori (Tino di Camaino; i fratelli Bertini) affluivano dall'Italia Centrale. Nel 1441 agli Angioini successero gli Aragonesi. La loro reggia, il Castel Nuovo, iniziò a Napoli il periodo del Rinascimento, il quale nelle migliori espressioni ebbe un'impronta schiettamente toscana per l'attività svoltavi da architetti (porta Capuana; palazzo Cuomo; palazzo Gravina) e da scultori (S. Anna dei Lombardi) di colà venuti.

Un accento spiccatamente fiammingo ebbe per quasi tutto il '400 la pittura, nella quale eccelse il Colantonio, seguace dei van Eyck, e forti furono in essa anche gli influssi catalani. Nel 1503 il regno di Napoli cadde in potere della Spagna e la città per due secoli non fu che il capoluogo di una provincia dell'impero spagnolo, sotto il governo di un vicerè. Risorse a dignità di capitale nel 1734 sotto i Borboni che vi regnarono, tranne la breve parentesi francese (1806-15), fino al 1860, quando avvenne l'unione all'Italia.

I secoli del barocco (XVII-XVII) furono i più felici e fecondi dell'arte napoletana, che in architettura e pittura (e anche in musica) raggiunse espressioni originali e vivaci. Sorsero infinite chiese e palazzi (palazzo Reale; museo Nazionale; Reggia di Capodimonte, ecc.), i quali, insieme all'apertura di nuove vie (via Toledo), diedero alla città quella fisionomia monumentale che tuttora serba. l maggiori artefici ne furono C. Fanzago, F. Solimena, F. Sanfelice, D. A. Vaccaro, il Vanvitelli e F. Fuga. Gloria massima dell'arte napoletana di quei secoli fu la pittura, che diede vita a una scuola locale tra le più originali e vigorose.

L'influenza del Caravaggio fu decisiva per il carattere realistico che essa ebbe, specie nell'opera di B. Caracciolo, dello spagnolo G. Ribera e poi in quella del calabrese M. Preti, mentre A. Vaccaro, M. Stanzione, F. Fracanzano, B. Cavallino temperarono quel realismo con dolcezze cromatiche e chiaroscurali; romantica fu la pittura di S. Rosa; eclettica, gaia e fantasiosa quella di L. Giordano, da cui derivarono poi i grandi decoratori del '700, come F. Solimena, F. De Mura, S. Conca e altri. Particolare cenno meritano: la fabbrica di porcellana sorta nel 1739 entro il parco di Capodimonte, rivale di quelle di Sassonia e di Sèvres, e la cui produzione raggiunse nei «biscuits» una seducente grazia plastica; l'arte delle statuette da presepio, in terracotta o in legno, ispirate anch'esse a un forte realismo.


Caratteristiche e vita. - Il regolare impianto a scacchiera della Neapolis greco-romana è conservato nella città vecchia, tra il Castel Capuano, piazza Cavour e via S. Maria di Costantinopoli. L'espansione medioevale si è indirizzata verso la zona portuale, mentre la Napoli spagnola si è ingrandita con un fitto reticolo di strette vie tra l'asse principale di via Toledo e la collina di S. Martino. Andò così sempre più accentuandosi quel fenomeno di densità abitativa che da sempre contraddistingue l'area urbana di Napoli.

Dopo una relativa pausa nell'800 lo sviluppo si è fatto frenetico in questo secolo: Napoli si è trasformata in un'immensa e disorganica metropoli e ha perso gran parte di quelle caratteristiche di vita e di costume che l'hanno resa da secoli famosa come una delle città più singolari, e alimentato una copiosa letteratura. Qualche nobile aspetto della vecchia Napoli sopravvive ancora nei quartieri attorno a «Spaccanapoli»; l'espansione moderna invece ha mutato la fisionomia di intere zone: S. Lucia, l'antico borgo marinaro, si è trasformato in una contrada cosmopolita con alberghi di lusso e agenzie internazionali; il rione Carità è stato sventrato per ricavarne un centro direzionale e commerciale; il Vomero, tradizionale sede della media borghesia, è ora una città nella città, e le case hanno costipato quasi tutta la collina di Posillipo, per cui l'antica contrada di Villanova è scomparsa con il suo verde, e densi quartieri hanno riempito ogni spazio attorno alle panoramiche vie di Posillipo Alta.

La città si è espansa con monotoni edifici a Fuorigrotta e ha inglobato buona parte dei borghi minori, da Bagnoli a Capodichino, da Poggioreale a Barra, dilatando a dismisura i problemi urbanistici, infrastrutturali e sociali. Napoli rimane comunque una città di grande respiro e fascino, un irresistibile polo di attrazione per visitatori di ogni paese, anche se, tranne l'animazione caotica delle sue strade e l'esuberanza del popolino, ben poco conserva di «colore locale». Per coglierne qualche tratto bisogna percorrere i vecchi rioni popolari del centro storico, osservare la vitalità e le furberie degli scugnizzi e dei piccoli trafficanti, ascoltare nei mercatini le voci canore dei venditori, mescolarsi alla folla loquace e gesticolante che invade a tutte le ore strade, vicoli e piazze (la vita popolare, come in quasi tutto il Meridione, si svolge spesso all'aperto), e lasciarsi portare dal flusso imponente del passeggio nelle ore vespertine.

La cultura napoletana, vivace fin dalle origini greco-romane, vanta, oltre agli artisti ricordati, grandi nomi specie nel campo della storiografia e della filosofia, da Giordano Bruno a Giambattista Vico fino a Benedetto Croce. La musica vi fiorì specialmente nel '700 e '800 con A. e D. Scarlatti, Cimarosa, Paisiello e Pergolesi. Oggi la vita culturale ha i suoi centri nell'Università, nell'Istituto Universitario Orientale, nell'Istituto di Studi Storici voluto da Croce, e in varie altre istituzioni storico-letterarie, di fisica nucleare, astronomia, vulcanologia, archeologia, teatro e arte (Accademia di Belle Arti). La musica ha il suo centro di studio nel prestigioso conservatorio di S. Pietro a Maiella, e una ricca stagione musicale e lirica al S. Carlo, all'Accademia e presso l'Auditorio R.A.I. l temi della poesia dialettale di Salvatore Di Giacomo rivivono ancora oggi in molte canzoni e nel teatro popolare, le cui glorie vanno da Scarpetta a Viviani e ai De Filippo; importante è l'annuale stagione di prosa. A Napoli si stampano amorevoli quotidiani, tra cui «Il Mattino» e il «Roma»; vi è una dozzina di importami biblioteche fra cui quella Nazionale.


Economia. - Per il suo peculiare carattere di centro turistico, commerciale e d'affari prevalgono in città le attività terziarie. Il porto si colloca sempre tra i più attivi d'Italia. Negli immediati dintorni e nel retroterra sorgono gli impianti industriali. Alle tradizionali lavorazioni alimentari (industrie conserviere, di trasformazione dei prodotti agricoli, dolciaria) si sono affiancate più importanti attività nei settori siderurgico e meccanico (autoveicoli, costruzioni aeronautiche), dell'abbigliamento, del legno, dell'edilizia, della petrolchimica (raffinerie), dell'elettronica, ecc.


Gastronomia. - La cucina napoletana ha influenzato un po' tutta quella dell'Italia meridionale e anche quella centrale fino a Roma, tanto da non poter più distinguere tutti i piatti veramente originari di Napoli. Pare assai dubbio che gli spaghetti e i maccheroni siano stati inventati a Napoli, è certo però che il pomodoro, importato dall'America nel '500, ha avuto la sua prima valorizzazione nel Napoletano. Gli altri ingredienti base della cucina napoletana sono le verdure, di cui la fertile terra vesuviana è ricca, e i latticini di bufala, provenienti dalle piane del Volturno e del Sele. Piatti di pasta universalmente noti sono gli spaghetti al pomodoro fresco, e la pizza con mozzarella, pomodoro e acciughe; parente stretto della pizza è il calzone. Notissimi anche i vermicelli alle vongole, i maccheroni al ragù (il ragù del guardaporta comprende anche involtini cucinati a fuoco lento), le lasagne imbottite, sorta di cannelloni, i fusilli alla ricotta. Il «sartù» è invece un timballo di riso con fegatini, mozzarella, uova e polpettine. Con le verdure si fanno ottime minestre, fra le quali la famosa «maritata» con cavoli e carne di maiale, e piatti diffusi anche altrove, come la parmigiana di melanzane, gli zucchini «a' scapece» o in carpione, i peperoni imbottiti.

Ottimi i piatti di pesce; zuppa, frittura di triglie e calamari, polpi affogati, zuppa di vongole; il fritto misto napoletano mescola carne, frattaglie, pesce e verdura in pastetta con triangolini di polenta, panzerotti e altro, e va servito caldo e croccante. Altro noto piano fritto è la mozzarella in carrozza. Il piatto di carne più noto è la bistecca alla pizzaiola; piatti tipici sono anche la zuppa di soffritto (frattaglie di maiale) e di carne cotta (frattaglie di bue), e il braciolone napoletano. Dolci tipici sono le sfogliatelle, la pastiera a base di ricotta, le zeppole, gli strùffoli; vengono poi i taralli, i casatielli, le focacce varie, i torroni e altri dolci comuni a tutto il Meridione.

Vini tipici del Napoletano sono il Vesuvio, il Gragnano, il Lacrima Christi, per lo più rossi, e i vini pregiati di Ischia e Capri, bianchi e rossi. Fra gli altri numerosi vini della Campania da ricordare il Falerno, tipico della zona a nord di Mondragone; l'Asprino della zona di Aversa; i vini della Costiera Amalfitana, specie di Ravello, e l'lrno bianco e rosso di Salerno; il Partenio, il Taurasi, il Fiano e il Greco avellinesi; il Solopaca e il Vitulano del Beneventano.


Acquisti. - L'artigianato tipico napoletano ha le sue massime espressioni nella ceramica, nel solco della tradizione di Capodimonte, e nelle figurine di terracotta per presepio, o con scene popolari dal vivo. Vengono poi le pelletterie (guanti), gli articoli di abbigliamento, i ricami in oro, i cammei, i lavori di conchiglie e di tartaruga, gli intarsi. Napoli raccoglie un po' tutto l'artigianato dei paesi circumvesuviani e della Penisola Sorrentina.


Manifestazioni e feste. - L'antica anima napoletana esplode ancora nelle feste tradizionali, anche se ora si svolgono con attenuato splendore. Sono esse: la festa di Piedigrotta, in settembre, sagra della canzone napoletana, accompagnata da manifestazioni varie che si rinnovano di anno in anno; quella di S. Gennaro, patrono della città, in maggio e settembre. Sono da ricordare, inoltre: la festa della Madonna del Carmine, il 16 luglio, con l'«incendio» del campanile di Fra' Nuvolo; le mostre di presepi artistici e le feste rionali natalizie; le fastose decorazioni dei «sepolcri» per il Venerdì Santo e lo «struscio», grande passeggio pubblico per le vie del centro a Pasqua.


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