Nave "Messina". Per questo viaggio, per cambiare un po', scelgo un trasferimento tutto diurno: arrivo dunque a Catania con il 727, il secondo Intercity Roma-Sicilia, di modo che la traversata è poco oltre le 18, in bella luce serale. La nave è la nuova "Messina", del 2013 (Wikipedia) e devo dire che l'impressione è ottima: estremamente silenziosa - non si sente affatto il classico sottofondo del motore diesel! - e ancora molto pulita, veramente linda. Ecco le carrozze Z dell'Intercity che riposano nel... ventre della balena! |
Nave "Messina". Le 7 carrozze dell'Intercity, scomposte in 4+3, lasciano ampio spazio vuoto, mentre i binari dipingono il pavimento di strisce gialle. |
Nave "Messina". Ulteriore, fondamentale novità della Messina è il fatto che il piano binari non è in un ponte chiuso, come per la Villa e gli altri ferry della generazione precedente, ma è scoperto per un buon terzo dell'estensione, permettendo di fotografare le carrozze a cielo aperto, qui sullo sfondo della costa calabra al tramonto. |
Nave "Messina". Mentre la nave attracca a Messina, realizzo che l'Intercity ha gli intercomunicanti pienamente accessibili (diversamente dai notturni, dove le carrozze letto sono di norma chiuse): dall'estremità del treno lato uscita, fotografo la D.145 che viene a prenderci. Come di consueto, lo "scudo" che entra nel ferry è formato da due carri pianali e da una carrozza Tipo X: eccola in procinto di impegnare il caratteristico scambio triplo, con gli aghi a terra e i cuori sulla nave (il successivo scambio che immette al quarto binario è tutto sulla nave). |
Nave "Messina". La D.145 estrae la prima sezione di quattro carrozze e intanto io passo alla sua estremità opposta: ora il treno retrocede nella nave e va ad agganciare la seconda sezione, di tre carrozze. Un Intercity di sole 7 carrozze (4 per Palermo e 3 per Siracusa) è ben poca cosa per il ferry, che ne ospiterebbe anche 15, nei suoi quattro binari. Le due sezioni vengono dapprima portate su un unico binario di Messina Centrale, poi la stessa D.145 manovra la sezione per Palermo sul binario accanto. Infine le due E.656, in verità esteticamente alquanto malmesse, si agganciano ai loro treni. Alle 21.30, puntuale, scendo a Catania. Ero partito da Milano con l'Italo delle 7.35, per un viaggio interamente di giorno che ancora mancava alla mia esperienza! |
Bronte. L'indomani, di buon ora, parto da Catania Borgo diretto a Bronte, dove i soci in auto mi raccattano. Sul treno delle 6.40 ho l'occasione di provare in viaggio il nuovo Vulcano della polacca Newag, dagli interni semplici e razionali, anche se mi sconcerta un po' il fatto che un mezzo del 2015 abbia tutto il pavimento alto, con tre bei gradini per salirvi. La prima foto in linea è nel punto più classico delel sciare alla periferia di Bronte: arriva la ADe 18 nei nuovi colori, forse un po' troppo contrastati rispetto a quelli classici. |
Maletto. E' invece un Vulcano che mi attende al classico viadotto di Maletto. Non è certo un gioiello di design, ma la colorazione mi pare sufficientemente allegra per non sfigurare. |
Maletto. Girandosi dall'altro lato, paesaggio bucolico in quello che è praticamente l'unico terreno non vulcanico attraversato dalla linea. |
Maletto. Tutt'altro stile è per l'incrociante, la bellissima ADe 20, protagonista tra l'altro del nostro treno fotografico del 2015. Non passa inosservato il contesto di nuvole in vorticoso transito. Tenendo conto che il treno aveva un quarto d'ora di ritardo, e nel mentre il cielo era cambiato innumerevoli volte, si può immaginare la pace zen ormai raggiunta dal fotografo nell'attesa! |
Maletto. Passato il ponte, lo sguardo si apre su tutta la vallata in direzione di Maletto. |
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