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Piano regolatore 1953

Innesto asse attrezzato e autostrada per Genova. 
  L'ultima immagine riserva la soluzione a un piccolo enigma che mi aveva sempre incuriosito. Prima dell'attuale rifacimento a 3 corsie, l'inizio dell'autostrada A7 per Genova presentava la curiosa singolarità di avere un breve tratto in cui le due carreggiate erano separate, e quella in direzione sud si portava leggermente più in quota, senza apparente ragione. La cosa era visibile anche su molte mappe, per esempio il classico 200.000 del Touring, o questa carta ATM del 1975:

Ed ecco la giustificazione: abbiamo notato che nel quadro d'insieme del Piano non figurava nessuna autostrada eccetto quelle prebelliche. Eppure l'inizio della A7 era stato evidentemente previsto, come risulta da questa tavola, e ne era stato addirittura ipotizzato lo svincolo con l'estremità meridionale dell'Asse attrezzato! Ecco la ragione del percorso della A7, realizzato nel 1960: era già predisposto per un bivio a livelli sfalsati verso l'Asse attrezzato che non sarebbe mai esistito. Come già per lo svincolo di Cascina Gobba, anche questo bivio era probabilmente uno dei primissimi progettati in Italia.

Piano regolatore 1953 - Innesto asse attrezzato e autostrada per Genova.

 

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Che cosa concludere?

Nel corso del racconto abbiamo parlato di un Centro Direzionale realizzato forse per un quarto, una Racchetta risultata sostanzialmente utopistica e un Asse Attrezzato di cui rimane solo un cavalcavia sostanzialmente superfluo. La semplice elencazione di questi dati potrebbe però portare a una conclusione eccessivamente pessimistica. In realtà sul Piano del 1953 pesavano molte eredità delle pianificazioni precedenti, in primo luogo il "faraonico" Piano del 1934 e la politica degli sventramenti che allora aveva gran seguito, abbinata a una serie di Convenzioni sottoscritte tra il Comune e i privati in base al Piano del 1934, che, ancora vincolanti, avevano finito inevitabilmente per condizionare le scelte del nuovo Piano. Anche la Racchetta era un'idea ormai vecchia, maturata già negli anni '30, che a poco a poco era andata perdendo il principale scopo viabilistico, per diventare strumento di speculazione fondiaria sulle appetibili aree del centro (si veda il saggio dal sito dell'Ordine degli architetti qui sotto).

Passando dalla teoria alla pratica, tanto per la Racchetta quanto per gli Assi attrezzati, si dovette scoprire rapidamente che i bombardamenti non erano "bastati" e non era più il tempo dei grandi sventramenti di fine ottocento, quelli con cui si creò via Dante o la Galleria. C'erano sì delle aree da ricostruire, che vennero appunto costruite con gli allineamenti degli edifici predisposti per i nuovi viali, ma a metà degli anni '50 non era più pensabile andare dagli inquilini e dire: adesso buttiamo giù la vostra casa perché deve passare la nuova strada.

Non tutte le cose fatte a metà furono un male: per esempio le volumetrie previste e poi non realizzate nel Centro Direzionale erano tutt'altro che trascurabili, e alla fine il tessuto storico dell'Isola e di corso Como in buona parte si salvò. Il Piano mise inoltre sul tavolo molte soluzioni che diventarono poi fondamentali per la città, come le due tangenziali e l'intera rete metropolitana. Ma soprattutto il disporre di un piano regolatore - pur contenente qualche scelta utopica - è risultata una condizione di gran lunga migliore rispetto a quella di tutta la miriade di Comuni dell'hinterland, che finirono con lo svilupparsi senza alcuna strategia pianificata, in particolare per la rete stradale primaria e la rete di trasporto pubblico in sede propria, quasi impossibili da recuperare a posteriori.

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