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Museo di Pietrarsa

E.333.026  Interno della cabina (la parete in fronte al fotografo è quella laterale: la macchina è rivolta verso destra). Al centro, il banco di manovra, con la manovella piccola e quella grande (per il comando del reostato, qui entrambe con il solo perno, prive dell'impugnatura). A sinistra il tachimetro; in alto a destra i tre strumenti di misura elettrica: Amperometro, Voltmetro e Wattmetro (quest'ultimo tipico delle macchine trifasi e assente sulle locomotive in corrente continua). Più sotto, nero, il freno Westinghouse, e quindi i manometri del freno e dell'impianto pneumatico.
Museo di Pietrarsa - E.333.026

 

E.432.001  Interno della cabina e sala macchine. Sullo sfondo, la cabina opposta, di cui si riconoscono gli strumenti elettrici. A destra, bianche, le custodie dei due grandi motori di trazione, del diametro di circa 2 m. Al centro, sul pavimento, le coperture dei contrappesi degli assi motori.
Museo di Pietrarsa - E.432.001

 

E.428.209  Interno della cabina. Si riconosce al centro il classico "maniglione" con cui si variano le combinazioni dei motori (Serie, Serie-Parallelo, Parallelo) e si esclude progressivamente il reostato. A sinistra, rosso, il freno Westinghouse e più sopra (sempre rosso, ma qui privo del volantino), il freno moderabile. Sul banco nero, gli indicatori dei Voltmetri (linea e dinamo) e degli Amperometri (motori, ausiliari ed accumulatori), oltre al tachimetro. In alto a destra i manometri del serbatoio principale e del freno.
Museo di Pietrarsa - E.428.209

 

E.333.026  (Nicola Romeo, 1924): particolare della biella triangolare. Il meccanismo di trasmissione del moto, dai due grandi motori all'asse centrale, ha sempre rappresentato uno dei punti più delicati delle locomotive trifasi. Nel caso dell'E.333, esso è risolto con una biella triangolare particolarmente esile e leggera, derivata da quella della precedente E.330 (si noti che mancano le due bielle di accoppiamento agli altri assi, che troverebbero posto nei due fori cilindrici ai lati della biella).
Museo di Pietrarsa - E.333.026

 

E.551.001  (Breda, 1921): particolare della trasmissione con biella triangolare. Le ruote di minore diametro, tipiche delle locomotive per treni merci, permettono di avere una biella di altezza molto minore, realizzata in forma piena.
Museo di Pietrarsa - E.551.001

 

E.432.001  (Breda, 1928): la trasmissione articolata Bianchi rappresenta l'ultima e più sofisticata risposta al problema, applicata sulle E.432 e sulle corrispondenti E.554 per treni merci.
Museo di Pietrarsa - E.432.001

 

E.440.003  (Cemsa, 1932): i quattro esemplari del gruppo furono realizzati "in economia" utilizzando le parti già costruite del progetto delle E.471 bitensione/bifrequenza, poi abbandonato. La trasmissione è realizzata con un cinematismo vistosamente asimmetrico, frutto di uno dei tanti brevetti di Kalman Kando, che sulle macchine trifasi italiane venne applicato sperimentalmente su due unità E.552 (1922) e poi solo sulle E.440.
Museo di Pietrarsa - E.440.003

 

Automotrici.  A destra, una Littorina di prima generazione, conservata come rimorchio Ln 55.104, ottenuto dalla smotorizzazione della ALb 48.105 a benzina (Fiat, 1933). Con queste automotrici - così minuscole se viste con gli occhi di oggi - nella prima metà degli anni Trenta si inventò letteralmente un nuovo modo di viaggiare per ferrovia, realizzando velocità e comfort di marcia assolutamente impensabili con la trazione a vapore e le carrozze ordinarie. Dopo una lunga varietà di modelli sperimentali, nella seconda metà del decennio la costruzione in serie si concentrò sulle ALn 556, che anche nell'esposizione museale seguono la prima Littorina.
Museo di Pietrarsa - Automotrici.

 

ALn 556.  La prima generazione "matura" di Littorine è rappresentata dalle ALn 556 (il raddoppio del "5" iniziale precisa che queste macchine introducevano anche il comando multiplo, cioè la possibilità di pilotare due unità da un'unica cabina). Lo stesso gruppo presentava due linee stilistiche completamente diverse, ed entrambe fortemente caratterizzanti: a destra la versione Breda (1939), a sinistra quella Fiat (1937). Le une e le altre hanno fatto servizio pressoché in tutta Italia fino ai primissimi anni Settanta.
Museo di Pietrarsa - ALn 556.

 

ALn 772.3375  (OM, 1956): rappresentano uno dei più celebri Gruppi di automotrici, onnipresenti in tutta Italia dagli anni Quaranta al 1986. In primo piano invece il carrello motore di un'ALn 556.1900, comprendente l'intero blocco motore e la relativa trasmissione; queste automotrici erano adatte al servizio sulle linee a dentiera come la Paola-Cosenza: si riconosce la ruota dentata, calettata sull'asse più vicino al fotografo. Infine in primissimo piano il muso della Ln 55.104.
Museo di Pietrarsa - ALn 772.3375

 

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