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Capitolo 1
Linea di costa

"Ci tolgono anche questo bel panorama", mi dice il capotreno salendo a bordo a San Vito Marina, una settimana prima della fine. Il 27 novembre 2005 viene chiuso anche quest'ultimo pezzo di ferrovia adriatica in riva al mare. Non ci sono più tornato, dopo di allora, ma so bene che cosa vedrei: rimosso il binario, la massicciata nuda diventa come pietre di un fiume in secca ; quella che era una via, con la sua continuità preziosa, viene tagliuzzata in più parti, e, ovunque siano possibili, arrivano i parcheggi, prima sterrati, poi asfaltati. In quattro anni è quello che è successo in Riviera, da San Lorenzo a Ospedaletti, dove oggi solo i pali muti restano testimoni di quella antica continuità.

Forse è strano cominciare a raccontare della ferrovia al mare partendo dalla sua fine, ma c'è qualcosa che non mi convince in queste nuove linee ferroviarie, che devono andare diritte e veloci, e che possono farlo soltanto in galleria. Non dico soltanto la questione del servizio ferroviario, il fatto che sopprimere stazioni in un contesto territoriale come quello della Riviera appare una strategia fuorviante. C'è anche qualcosa di più sottile: quello che era un rapporto dialettico e multiforme tra il binario e la costa viene risolto nel più "facile" dei modi. Una galleria e tutto sparisce. Sparisce la fatica di trovare una via nella forma naturale, e ne sparisce la bellezza, l'arricchimento culturale che era legato a un'opera preziosa dell'ingegno umano. Un divario incolmabile separa la ferrovia ottocentesca dalla galleria moderna: una ferrovia storica è qualcosa che si guarda per ammirare, la ferrovia moderna, dimentica di ogni storia, è qualcosa che si può guardare e basta.

E allora torno al principio, al semplice binario: che cosa perfetta, il semplice binario! Pietra su pietra, amalgamato dentro la terra, nelle radici dei paesi che attraversa, che taglia e circonda. In 140 anni di vita, gli è cresciuto attorno di tutto, dalla nascita del turismo all'esplosione cementificatrice; ma è forse proprio per questo che ancora orienta gli sguardi, è chiave di lettura del paesaggio.

Davvero a Cervo il bastione ferroviario in riva al mare sembra nato lì, né alcuno vi vedrebbe disarmonia con gli edifici settecenteschi che lo sovrastano. Non è solo il gran tempo trascorso; è prima di tutto una questione di qualità del lavoro, e poi il fattore di scala: quel binario è nella giusta scala. Della nuova linea, due kilometri più all'interno, già si vede tutta la montagna ferita, un intero versante.

Di più: è l'avere il mare accanto, che rende unica la ferrovia. Me ne sono reso conto imparando ad esplorare l'Adriatica, abituandomi ai modi di quel binario, quando passa per i paesi, ma soprattutto quando corre fuori dall'urbanità, per tratti lunghi e deserti, per anse e rettifili. Lungo il mare. Perché è il mare che rimescola le carte, che fa del binario semplice un binario speciale. Non ci fosse il mare, il raddoppio sarebbe cosa quasi ragionevole, sia pure costosissima, perché qui il contesto urbano non è certo quello ligure. Ma il mare è la differenza. Quella che, in tutti questi anni, non ho potuto mai fare a meno di fotografare.

Al lettore meno pratico dei luoghi può essere utile qualche dato di inquadramento. Sulla Riviera di Ponente, tra Varazze e Finale, la ferrovia litoranea è stata chiusa nel 1977, e nelle prossime pagine è presente qualche immagine di quell'antico tratto. Da San Lorenzo a Ospedaletti nel 2001, e moltissimi sono i treni che vi ho fotografato. Oggi si lavora tra San Lorenzo e Andora. Il tratto mancante, da Andora a Finale, sarà il successivo. Nella mia Laigueglia dunque, in fronte al sagrato di San Matteo, il binario scomparirà per ultimo. Dell'Adriatica ho già detto; in Sicilia, sia pure più lentamente, i lavori avanzano per tratte successive sulla Messina - Palermo. In Calabria invece la ferrovia non prevede chiusure, ma ho comunque inserito varie immagini di quelle affascinanti coste.


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