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Fotografie 1965-1973

Apollo 8.  Naturalmente il maggior valore tecnico-scientifico dell'Apollo 8 non fu il fotografare la Terra, ma l'aver per la prima volta portato tre uomini intorno alla Luna, e averli riportati a casa: esso concludeva così il 1968, un anno difficile sotto molti aspetti per gli Stati Uniti, ridando una carica di fiducia nel popolo americano.
Fotografie 1965-1973 - Apollo 8.

 

Apollo 9.  Con la missione successiva, meno di tre mesi dopo, ci si limitava nuovamente all'orbita terrestre, ma venivano provate le manovre del Modulo Lunare, vale a dire il componente che, nell'effettiva missione lunare, avrebbe dovuto scendere sulla superficie della Luna e quindi risalire e riagganciarsi al modulo di comando (che rimaneva invece in orbita lunare ad attenderlo, con a bordo uno dei tre astronauti). Il Modulo Lunare è qui fotografato sullo sfondo terso dell'oceano.
Fotografie 1965-1973 - Apollo 9.

 

Apollo 11.  L'Apollo 10, nella primavera 1969, ripeté le prove dell'Apollo 9, ma in orbita lunare, portando il Modulo Lunare fino a 15 km dalla superficie della Luna. Poi fu la volta di arrivare fino in fondo: atterraggio del Modulo Lunare, discesa degli astronauti, passeggiata sulla superficie lunare e ripartenza, il tutto concentrato in appena 21 ore (di cui due e mezzo di passeggiata lunare vera e propria).
L'immagine dell'Archivio Life di Google mostra la partenza del razzo Saturn V. La punta conica del razzo è il Modulo di Comando, cioè l'unico componente che sarebbe "tornato indietro", ammarando nell'Oceano Pacifico, 8 giorni più tardi. Il Modulo Lunare è invece contenuto nella sottostante parte cilindrica, insieme al Modulo di Servizio. Tutto il resto del Saturn V serviva soltanto per lanciare la navicella e darle velocità sufficiente a fuggire dall'orbita terrestre.
Fotografie 1965-1973 - Apollo 11.

 

Apollo 11.  Il Modulo Lunare è fotografato dal Modulo di Comando, su cui è rimasto l'astronauta Collins, mentre sullo sfondo appare ancora una volta la Terra.
Fotografie 1965-1973 - Apollo 11.

 

Apollo 12.  Quattro mesi più tardi, l'Apollo 12 torna sulla Luna, atterrando a poche centinaia di metri dal luogo dove, nell'aprile 1967, si era posata la sonda automatica Surveyor III. Il Modulo Lunare resta visibile sullo sfondo.
Fotografie 1965-1973 - Apollo 12.

 

Apollo 15.  Dopo il "fallimento di successo" dell'Apollo 13, che riportò a casa vivi i tre astronauti nonostante il grave guasto nel viaggio di andata, nel febbraio 1971 l'Apollo 14 tornò sulla Luna, seguito dall'Apollo 15, che introduceva una sensibile novità: il Rover, vale a dire un veicolo elettrico motorizzato, in grado di espandere il raggio di azione dell'esplorazione lunare (la cui durata si era parimenti incrementata, arrivando complessivamente a 18 ore di "EVA", Extra-Vehicular Activity, a fronte del paio d'ore dell'Apollo 11).
Fotografie 1965-1973 - Apollo 15.

 

Apollo 15.  In un'immagine duale di quella vista sopra con l'Apollo 11, il Modulo di Comando è fotografato dal Modulo Lunare. La parte superiore, conica, è quella che ospita gli astronauti e ritorna sulla Terra, mentre la parte cilindrica è il Modulo di Servizio che contiene i sistemi di propulsione e i serbatoi e viene abbandonato in orbita terrestre, dove si disintegra.
Fotografie 1965-1973 - Apollo 15.

 

Blue Marble (Apollo 17).  Alla fine del 1972, l'uomo torna per la sesta e ultima volta sulla Luna. E' in tale occasione che viene scattata un'immagine destinata a diventare tra le più celebri ed emozionanti dell'intera storia della fotografia. L'imminenza del solstizio d'inverno garantisce l'illuminazione completa della Terra, compreso tutto l'Antartide. La fotografia, presa da una distanza di circa 29'000 km dalla superficie terrestre, 5 ore e 6 minuti dopo il lancio e 1 ora e 48 minuti dopo l'abbandono dell'orbita terrestre, verrà chiamata Blue Marble, vale a dire "biglia blu".
Nessun altro uomo, dopo l'Apollo 17, ha più avuto l'occasione di assistere a una vista simile. Il comandante della missione, Eugene Cernan, dichiarò: "We went to explore the Moon, and in fact discovered the Earth".
La Blue Marble ebbe un ruolo fondamentale nel creare un nuovo modo di considerare la Terra, che per la prima volta veniva vista come un pianeta piccolo, fragile e vulnerabile, dando una concretezza spiazzante alle istanze ambientaliste che proprio in quegli anni iniziavano a diventare parte del sentire comune: anche questa può essere considerata tra le più importanti eredità del programma Apollo.
Fotografie 1965-1973 - Blue Marble (Apollo 17).

 

Skylab.  Le missioni spaziali successive all'Apollo 17 rimasero confinate all'orbita terrestre. Lo Space Shuttle, la navetta "riutilizzabile" (per distinguerla da tutte quelle "a perdere" che l'avevano preceduta) avrebbe cominciato a volare solo nel 1981, mentre nel decennio precedente vennero ancora utilizzati razzi tradizionali, ad esempio per mettere in orbita lo Skylab, primo esempio statunitense di stazione spaziale orbitante, antenata dell'attuale ISS.
Lo Skylab venne lanciato nel 1973 e fu "abitato" durante tre missioni, tra il 1973 e il 1974, rispettivamente per 28, 59 e 84 giorni, permettendo importanti studi sulla sopravvivenza a lungo termine in assenza di gravità (ricordiamo che le missioni Apollo non erano mai durate più di una dozzina di giorni). Successivamente venne "parcheggiato" in orbita per possibili usi futuri, ma precipitò infine nel 1979.
Nell'immagine, lo Skylab sorvola il bacino del Rio delle Amazzoni, durante la missione Skylab 3 (cioè la seconda delle tre con equipaggio). La navicella orbitava ad una quota di circa 435 km.
Fotografie 1965-1973 - Skylab.

 

Pioneer 10.  Concludiamo la nostra antologia con un'immagine a ricordo dell'esplorazione interplanetaria, vale a dire quella che si sviluppò nel corso degli anni Settanta, con il lancio di numerose sonde automatiche su Mercurio, Venere, Marte e i pianeti esterni. Le missioni verso questi ultimi non prevedevano atterraggio (mancando in genere una superficie solida su cui farlo) e avevano l'"effetto collaterale" di poter poi proseguire oltre i confini del Sistema Solare.
Quattro sonde sono così uscite dal sistema solare, il Pioneer 10 (lanciato nel 1972, ha superato Nettuno nel 1983), il Pioneer 11 (lanciato nel 1973, ha superato Plutone nel 1990), il Voyager 1 (lanciato nel 1977, ha superato l'eliosfera, ultimo confine del Sistema Solare, nel 2004) e il Voyager 2 (lanciato nel 1977, ha superato l'eliosfera nel 2007). I Pioneer ormai non trasmettono più, mentre i Voyager dovrebbero riuscire a trasmettere a terra fin verso il 2025.
Tutte e quattro le sonde recano un "biglietto da visita" del genere umano, nel caso che siano intercettate da un'intelligenza extraterrestre: un evento che ha forse la più piccola probabilità tra tutte quelle che si possano immaginare. La piastra delle due Pioneer è diventata particolarmente celebre ed è qui illustrata.
Fotografie 1965-1973 - Pioneer 10.

 

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