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Fotografie 1965-1973

Apollo 15.  In un'immagine duale di quella vista sopra con l'Apollo 11, il Modulo di Comando è fotografato dal Modulo Lunare. La parte superiore, conica, è quella che ospita gli astronauti e ritorna sulla Terra, mentre la parte cilindrica è il Modulo di Servizio che contiene i sistemi di propulsione e i serbatoi e viene abbandonato in orbita terrestre, dove si disintegra.
Fotografie 1965-1973 - Apollo 15.

 

Blue Marble (Apollo 17).  Alla fine del 1972, l'uomo torna per la sesta e ultima volta sulla Luna. E' in tale occasione che viene scattata un'immagine destinata a diventare tra le più celebri ed emozionanti dell'intera storia della fotografia. L'imminenza del solstizio d'inverno garantisce l'illuminazione completa della Terra, compreso tutto l'Antartide. La fotografia, presa da una distanza di circa 29'000 km dalla superficie terrestre, 5 ore e 6 minuti dopo il lancio e 1 ora e 48 minuti dopo l'abbandono dell'orbita terrestre, verrà chiamata Blue Marble, vale a dire "biglia blu".
Nessun altro uomo, dopo l'Apollo 17, ha più avuto l'occasione di assistere a una vista simile. Il comandante della missione, Eugene Cernan, dichiarò: "We went to explore the Moon, and in fact discovered the Earth".
La Blue Marble ebbe un ruolo fondamentale nel creare un nuovo modo di considerare la Terra, che per la prima volta veniva vista come un pianeta piccolo, fragile e vulnerabile, dando una concretezza spiazzante alle istanze ambientaliste che proprio in quegli anni iniziavano a diventare parte del sentire comune: anche questa può essere considerata tra le più importanti eredità del programma Apollo.
Fotografie 1965-1973 - Blue Marble (Apollo 17).

 

Skylab.  Le missioni spaziali successive all'Apollo 17 rimasero confinate all'orbita terrestre. Lo Space Shuttle, la navetta "riutilizzabile" (per distinguerla da tutte quelle "a perdere" che l'avevano preceduta) avrebbe cominciato a volare solo nel 1981, mentre nel decennio precedente vennero ancora utilizzati razzi tradizionali, ad esempio per mettere in orbita lo Skylab, primo esempio statunitense di stazione spaziale orbitante, antenata dell'attuale ISS.
Lo Skylab venne lanciato nel 1973 e fu "abitato" durante tre missioni, tra il 1973 e il 1974, rispettivamente per 28, 59 e 84 giorni, permettendo importanti studi sulla sopravvivenza a lungo termine in assenza di gravità (ricordiamo che le missioni Apollo non erano mai durate più di una dozzina di giorni). Successivamente venne "parcheggiato" in orbita per possibili usi futuri, ma precipitò infine nel 1979.
Nell'immagine, lo Skylab sorvola il bacino del Rio delle Amazzoni, durante la missione Skylab 3 (cioè la seconda delle tre con equipaggio). La navicella orbitava ad una quota di circa 435 km.
Fotografie 1965-1973 - Skylab.

 

Pioneer 10.  Concludiamo la nostra antologia con un'immagine a ricordo dell'esplorazione interplanetaria, vale a dire quella che si sviluppò nel corso degli anni Settanta, con il lancio di numerose sonde automatiche su Mercurio, Venere, Marte e i pianeti esterni. Le missioni verso questi ultimi non prevedevano atterraggio (mancando in genere una superficie solida su cui farlo) e avevano l'"effetto collaterale" di poter poi proseguire oltre i confini del Sistema Solare.
Quattro sonde sono così uscite dal sistema solare, il Pioneer 10 (lanciato nel 1972, ha superato Nettuno nel 1983), il Pioneer 11 (lanciato nel 1973, ha superato Plutone nel 1990), il Voyager 1 (lanciato nel 1977, ha superato l'eliosfera, ultimo confine del Sistema Solare, nel 2004) e il Voyager 2 (lanciato nel 1977, ha superato l'eliosfera nel 2007). I Pioneer ormai non trasmettono più, mentre i Voyager dovrebbero riuscire a trasmettere a terra fin verso il 2025.
Tutte e quattro le sonde recano un "biglietto da visita" del genere umano, nel caso che siano intercettate da un'intelligenza extraterrestre: un evento che ha forse la più piccola probabilità tra tutte quelle che si possano immaginare. La piastra delle due Pioneer è diventata particolarmente celebre ed è qui illustrata.
Fotografie 1965-1973 - Pioneer 10.

 

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