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Lima Classic

Nuovo! Locomotiva 9021.  Nella vista dal basso la locomotiva rivela un'ultima sorpresa: per favorire l'iscrizione in curva, l'asse portante anteriore e il primo asse accoppiato sono articolati su un unico carrello. In pratica la locomotiva realizza la struttura del classico "carrello italiano" delle macchine vere, che normalmente è impossibile riprodurre su un modello, in quanto l'escursione richiesta sarebbe incompatibile con le bielle di accoppiamento (che qui infatti non ci sono). Le parti in plastica bianca sono aggiunte mie per bloccare cassa e telaio al posto di particolari evidentemente smarriti o rotti.
Lima Classic - Locomotiva 9021.

 

Nuovo! Catalogo 1964/65.  Nel 1962 arriva la E.424 (già riprodotta da Rivarossi) e nel 1963 la D.342 (esclusiva di Lima). A differenza delle loco a vapore, queste due macchine riproducono molto più fedelmente gli originali. La D.342 ha forse qualche proporzione un po' sgraziata, mentre la cassa della E.424 è decisamente buona. Solo i pantografi sono un po' pesanti, ma comunque perfettamente funzionanti, cosa certo non banale se si devono contenere i costi. Le 3.000 lire richieste continuano a essere meno di un terzo delle 10-12.000 lire di una locomotiva elettrica Märklin (che a quell'epoca aveva di norma la cassa in fusione metallica e il telaio in lamiera).
Lima Classic - Catalogo 1964/65.

 

Nuovo! E.424.  Vari anni fa, venuto in possesso di un esemplare di E.424 degli anni '60, mi sono divertito a rielaborarlo nella versione allo stato d'origine di fine anni '40, senza le porte laterali e con i corrimani sul muso (il macchinista doveva entrare dalla porta frontale). Una volta riverniciata e decorata, la E.424.011 fa ancora la sua figura, a riprova della qualità dello stampo originale. Per semplicità, per il telaio ho utilizzato quello di una E.424 navetta degli anni 80, quindi con motore Tipo G. I pantografi sono Rivarossi.
Lima Classic - E.424.

 

Nuovo! Trasformatore.  Un altro esempio di soluzione molto economica è quello del trasformatore. Questo esemplare, stando ai cataloghi, dovrebbe risalire all'inizio degli anni '80. A sinistra il trasformatore chiuso; a destra aperto, visto dal basso: si riconosce a destra il trasformatore vero e proprio, in cui entra la tensione a 220 V (cavi blu e marrone) ed esce a 12 V. Il cilindretto nero è un ponte raddrizzatore a diodi, per ottenere la corrente continua, mentre il dischetto blu è un condensatore, per evitare disturbi alle radio e tv. Ma come viene regolata la tensione? Lo svelerà la prossima foto.
Lima Classic - Trasformatore.

 

Nuovo! Trasformatore.  Sorpresa: la regolazione della tensione avviene con un vero e proprio "reostato", cioè un conduttore ad elevata resistenza, che determina quindi una caduta di tensione proporzionale alla sua lunghezza. Il conduttore è avvolto in spire e, azionando la manopola del regolatore, un pattino scorrevole si sposta lungo le spire, facendo percorrere alla corrente un quantitativo maggiore o minore di esse. Questo determina una resistenza variabile e dunque una tensione progressivamente crescente, man mano che le spire coinvolte diminuiscono. La stessa cosa è fatta dal secondo avvolgimento, collegato con i poli scambiati, per ottenere la marcia nell'altra direzione.

Il sistema funziona... decisamente male! La resistenza delle spire dipende dalla corrente che le attraversa e quindi dalla locomotiva, e il contatto del pattino, molto alla buona, non assicura una variazione lineare. Come si fa invece nei regolatori meno economici? Il "reostato" non esiste e il pattino scorre direttamente sulle spire del secondario del trasformatore, che quindi eroga esso stesso una tensione variabile. Questo però necessita un trasformatore ad hoc, con le spire del secondario in vista, mentre qui si è utilizzato un comunissimo trasformatore commerciale.

Lima Classic - Trasformatore.

 

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