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Certosa di Pavia.

Certosa di Pavia.  Il mulino della Certosa, ancora funzionante, si riflette nelle acque del Naviglio Pavese.
Certosa di Pavia. - Certosa di Pavia.

 

Certosa di Pavia.  L'abbreviazione Gra-Car, vale a dire Gratiarum Chartusia, contraddistingue la Certosa in tutte le iscrizioni.
Certosa di Pavia. - Certosa di Pavia.

 


Certosa di Pavia. - Certosa di Pavia.
Certosa di Pavia.  Un esempio di utile elaborazione digitale: l'ingresso alla Certosa è interessante sia per lo sfondo - la celeberrima facciata della chiesa - sia per il portico affrescato. Lo scarto di luminosità rende tuttavia impossibile includere tutte la "gamma dinamica" del soggetto in un unico scatto. Una prima esposizione è dunque regolata per le luci (cioè la chiesa), lasciando inevitabilmente nero il portico.

 


Certosa di Pavia. - Certosa di Pavia.
Certosa di Pavia.  Una seconda esposizione è regolata per le ombre (cioè il portico). La facciata della chiesa è inutilizzabile in questo scatto, in quanto pressoché totalmente "bruciata" (cioè sovraesposta).

 


Certosa di Pavia. - Certosa di Pavia.
Certosa di Pavia.  A posteriori si combinano i due scatti, tenendo per ciascuno la parte esposta correttamente. Anche senza aver utilizzato il cavalletto, la sovrapposizione, in casi relativamente semplici come questo, si può ottenere con precisione ottimale.

Ed ecco la vista d'insieme! Non avendo esagerato con le esposizioni (cioè soprattutto non avendo schiarito troppo le ombre) il risultato appare molto naturale, ed è persino migliore di quello che riesce a leggere dal vero l'occhio umano (che è ovviamente condizionato dagli scarti di luminosità come la fotocamera, anche se ha capacità di adattamento un po' superiori).


 

 Certosa di Pavia.  
Certosa di Pavia. - Certosa di Pavia.

 

 Certosa di Pavia.  
Certosa di Pavia. - Certosa di Pavia.

 

 Naviglio Pavese.  Gli storici mulini di Certosa si specchiano nelle acque invernali del Naviglio.
Certosa di Pavia. - Naviglio Pavese.

 

Una gita a Libarna.


Una gita a Libarna. - Mappa di Libarna
Mappa di Libarna  [dalla didascalia del pannello esplicativo] L'origine del popolamento della piana di Libarna risale alla media età del Ferro (VI-V secolo a.C.), quando la creazione di un emporio etrusco a Genova nella prima metà del VI secolo a.C. attiva lungo la valle della Scrivia una direttrice commerciale verso la pianura padana e le aree transalpine. Nella seconda età del Ferro (III-II secolo a.C.) la collina di Serravalle Scrivia accoglie un insediamento di Liguri. L'area destinata alle sepolture si estendeva lungo le rive del rio della Pieve. Il toponimo Libarna, di origine preromana, compare in alcune fonti antiche, quali Plinio, l'Itinerarium Antonini e la Tabula Peutingeriana, pur non essendo definibile con certezza la data di fondazione della città, già organizzata come colonia nell'89 a.C.

Tra il II ed il I secolo a.C., l'apertura della via Postumia (148 a.C.) e la concessione della cittadinanza, latina nell'89 e romana nel 49 a.C., favorirono l'attuazione di una pianificazione urbanistica programmata, le cui tracce sono evidenti nel reticolato dell'impianto urbano, che segue l'orientamento della via consolare. Le prime testimonianze archeologiche dall'area urbana di Libarna sono databili tra la metà e la fine del I secolo a.C.

Le strutture attualmente visibili nell'area archeologica permettono di leggere l'articolazione topografica della città con particolare riferimento all'età romana imperiale (I-IV secolo d.C.), testimoniando il momento di massimo splendore di Libarna che, come ricordano le fonti, era una città ricca, densamente abitata e frequentata da coloro che percorrevano la via Postumia.

Le dimensioni e le caratteristiche degli edifici pubblici e privati delineano l'immagine di una città di notevoli dimensioni e di rilevante densità demografica. I reperti rinvenuti nel corso degli scavi testimoniano un consistente flusso economico e commerciale nel corso dei primi secoli dell'impero ed un indebolimento dei commerci a partire dal III secolo d.C. La fiorente città sembra quindi perdere progressivamente importanza in età tardoantica, parallelamente al declino della via Postumia, anche se una continuità di insediamento è documentata nell'alto medioevo nell'area del Rio della Pieve da sepolture a inumazione (VII-VIII secolo), da resti di arredo liturgico (seconda metà VIII secolo) provenienti dall'antica chiesa plebana e da una fornace per ceramica (IX-X secolo).

Libarna venne riscoperta nel XIX secolo in occasione dei lavori per la costruzione della Strada Regia dei Giovi (1820-1823) e della ferrovia Torino-Genova (1846-1854). Le indagini archeologiche hanno in seguito riportato alla luce resti di edifici monumentali e quartieri di abitazioni, grazie ai quali è stato possibile ricostruire l'assetto urbano del sito. L'attuale area archeologica rappresenta una piccola parte dell'antica città, che occupava una superficie molto più estesa. Sono visibili l'anfiteatro, il teatro, due quartieri di abitazioni e alcune strade urbane, mentre le terme ed il foro dopo gli scavi archeologici sono stati reinterrati. Le terme, ubicate tra il quartiere dell'anfiteatro ed il teatro, occupavano la superficie di quattro isolati; il foro si trovava invece al di fuori dell'attuale perimetro dell'area archeologica, lungo il decumano massimo in direzione opposta all'anfiteatro.


 

Anfiteatro.  
Una gita a Libarna. - Anfiteatro.

 

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