Levante e centro

N.S. del Monte.  Il santuario di Nostra Signora del Monte, di origine quattrocentesca, domina la collina di San Fruttuoso. Due palazzi, ciascuno tipico della propria epoca, riempiono la parte inferiore dell'immagine, di là dello scalo ferroviario di Terralba.

P.za Tommaseo.  Una delle classiche "paline" dell'AMT, con l'indicazione dei percorsi "barrati", anch'essi tipici della rete urbana genovese.

P.za Tommaseo.  Nobili palazzi, sole e ombra, e gli immancabili panni stesi.

Corso Italia.  Una figura alata si protende al principio di Corso Italia, presso la Foce.

Mura delle Grazie.  Un gruppo di statue, a lato del Corso Quadrio.

S. Giorgio.  La «strada sopraelevata», realizzata nel 1964, rappresenta uno dei segni più visibili dell'ambiguità moderna della città: per metà "soluzione" (a un concreto problema viabilistico), per metà degrado (nel suo lambire a mezza quota l'intero centro storico). Particolarmente notevole è il passaggio contro il Palazzo S. Giorgio, in Piazza Caricamento, qui ripreso dalla terrazza del Museo dell'Antartide.

S. Giorgio.  Ancora un accostamento contrastante del centro storico: lo svincolo "mozzato" della superstrada (rimosso, credo, in concomitanza con la realizzazione del sottopasso di Caricamento, 1992) che si protende davanti alla facciata del Palazzo S. Giorgio.

S. Giorgio  Ma mobilità non è solo la superstrada, né è solo il mezzo privato. E allora, che cosa impatta di più? Che cosa segna di più il paesaggio urbano: l'infrastruttura stradale o il vivace simbolo rosso di una metropolitana, ancora vergognosamente incompiuta - ne sono ben consapevole - ma comunque presente?

Sottoripa.  Un'insegna che colpisce, prima ancora che per le forme grafiche, per l'inusualità dei termini: provveditoria marittima.

Porto Antico.  Il recupero del bacino centrale del porto, attuato nel 1992, in concomitanza con le celebrazioni "colombiadi", rappresenta una pietra miliare nella storia recente di Genova, e per la prima volta restituisce ai cittadini un rapporto quotidiano e "fruibile" con il mare, che, a ponente della Foce, si era perso da decenni e per kilometri, fin almeno a Pegli. Una piccola gru ottocentesca, insieme ad altre più recenti delle Officine di Savigliano, testimonia la tradizione mercantile dei luoghi.

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