Foto 18-27/42  << Pag. precedente   ^ Indice ^   Pag. successiva >>   (foto singola)

Quadri di Francesco Dall'Armi

Vecchia Centrale.  Una locomotiva importante per una stazione celeberrima, giunta al suo ultimo decennio di vita. La 690.021 parte dalla vecchia Milano Centrale nei primissimi anni '20. La tettoia metallica venne infatti demolita nel 1923, e, come noto, l'intera stazione venne dismessa nel 1931 (e demolita poco dopo), nel quadro della riorganizzazione del nodo di Milano. Il fabbricato a destra non è il fronte principale della stazione lato città (attuale piazza della Repubblica) ma l'edificio per uffici sul fronte nord. Il treno è dunque in partenza verso est, cioè per Genova, Bologna o Venezia. Le carrozze Centoporte a destra sono in sosta su uno dei due binari tronchi aggiunti negli anni per aumentare la capacità della stazione, dato che i binari passanti erano appena sei, di cui solo quattro con marciapiede. Per lo stesso motivo, all'estremo opposto vennero aggiunti dal lato sud altri binari tronchi (mappa)che, con la dismissione di Milano Centrale, diventarono la nuova stazione di Porta Nuova o delle Varesine (dato che vi partivano i servizi per Varese, a terza rotaia fino al 1951). A sua volta Porta Nuova fu dismessa con la realizzazione dell'attuale Porta Garibaldi.

Le 690 erano grandi locomotive "Pacific" - cioè di rodiggio 2'C1 - realizzate in 33 esemplari nel 1911-14. Penalizzate dall'elevato carico assiale, che ne limitava la circolazione alle linee principali, e da prestazioni non del tutto soddisfacenti, le 690 vennero rimaneggiate già al principio degli anni '30, ottenendo il nuovo Gruppo 691; ora con buone prestazioni, le 691 rimasero in servizio soprattutto sulla Milano-Venezia fino alla sua elettrificazione (1957).

L'autore tiene a precisare che questa inquadratura, ancorché interpretata, è ricavata da una celebre fotografia dello stesso soggetto.

Quadri di Francesco Dall'Armi - Vecchia Centrale.

 

Veduta del Bargate a Southampton  La prima tramvia elettrica di Southampton (UK) venne inaugurata nel 1900. La rete vide il suo massimo sviluppo negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, con 22 km di linee e un centinaio di vetture circolanti. I tram, tutti a 2 assi e a scartamento ordinario, avevano originariamente il piano superiore scoperto, ma nel corso degli anni vennero dotati di tetto chiuso, di sagoma tale da poter passare, di misura, attraverso il Bargate, l'edificio medievale che costituiva l'unica via di accesso al centro cittadino.

Il dipinto è ambientato negli anni '30, quando la demolizione di alcuni edifici permise di evitare il senso unico alternato sotto il Bargate, che era causa di notevoli aggravi del traffico. Pochi anni dopo, la demolizione della città vecchia fu portata a termine dai bombardamenti aerei della Luftwaffe. Il Bargate fu uno dei pochi edifici a restare in piedi.

L'ultimo tram circolò a Southampton nel 1949, ma fortunatamente alcune vetture sono state preservate.

Quadri di Francesco Dall'Armi - Veduta del Bargate a Southampton

 

Tram STEL al deposito di Monza Borgazzi.  Il deposito tramviario di Monza venne aperto dalla STEL (Società Trazione Elettrica Lombarda) nel 1924. In questa immagine vi è ritratta una delle "littorine" costruita da OEFT nel 1936 e destinate al servizio sulla linea per Milano. Queste elettromotrici, di concezione molto moderna per l'epoca, nel 1939 passarono all'ATM che sostituì la loro caratteristica livrea bianca con il tradizionale colore verde.

L'ultimo tram circolò a Monza nel 1966, e da allora il deposito Borgazzi è stato utilizzato per il ricovero degli autobus. Le ultime "littorine" ATM prestarono servizio fino al 1999 sulla linea Milano-Milanino.

Quadri di Francesco Dall'Armi - Tram STEL al deposito di Monza Borgazzi.

 

Merci in transito.  Le locomotive del Gruppo 421 erano 48 macchine di costruzione prussiana (ex gruppo G7), pervenute in Italia nel 1919 in conto danni di guerra. Le ferrovie prussiane ne avevano costruite oltre 2600 unità nell'arco di oltre vent'anni (la prima era del 1892): da ciò si può capire l'affidabilità del progetto. Si trattava di macchine di rodiggio D, cioè a 4 assi motori accoppiati, adatte ai treni merci, che presso le Ferrovie dello Stato rimasero in servizio sino all'inizio della seconda guerra mondiale. Nel 1920 erano assegnate al deposito di Milano Lambrate, ed è quindi logico immaginarne una a Melzo, lungo la linea per Venezia. L'unità 013 (in origine Magdeburg 4455) appartiene alla serie ex G7.1 a vapore saturo, ma il Gruppo includeva anche macchine ex G7.2 che sfruttavano la tecnica, allora nuova, del vapore surriscaldato.
Quadri di Francesco Dall'Armi - Merci in transito.

 

STANIER 8F.  Nella storia delle locomotive a vapore, le britanniche 8F sono considerate le migliori macchine da merci del Regno Unito, e sicuramente tra le migliori al mondo. Secondo l'uso anglosassone, prendono il nome dal progettista, Sir William Arthur Stanier (1876-1965), mentre il n. 8 indica il gruppo di potenza e la lettera F sta per merci. Ne sono state costruite oltre 900 tra il 1935 e il 1945, e almeno 200 di esse, in carico al War Department, nel 1941 furono inviate via nave nei paesi del mediterraneo orientale, per i trasporti militari legati al conflitto in corso. Si trattava principalmente di macchine funzionanti a olio combustibile, un prodotto di facile reperibilità nell'area interessata. Quindici di esse arrivarono in Italia nel 1944, provenienti dall'Egitto, al fine di affiancare le truppe inglesi nell'avanzata verso Nord lungo il versante adriatico della penisola.

Finita la guerra rimasero in Italia, immatricolate nel gruppo FS 737, e prestarono servizio ancora per una decina d'anni, sempre lungo la dorsale adriatica. Nonostante fossero macchine da merci pesanti, potevano raggiungere gli 80 km/h e per tale ragione vennero impiegate anche per servizi viaggiatori. Anche se molto apprezzate dai ferrovieri italiani, vennero tutte demolite nel 1956, una scelta che appare piuttosto inspiegabile, trattandosi di macchine che non avevano ancora compiuto vent'anni. Nel Regno Unito ne troviamo tuttora alcune in servizio sulle ferrovie turistiche, alcune altre sono sopravvissute in Turchia e una persino in Iraq.

Il dipinto ritrae la FS 737.009 (Vulcan Foundry, 1936), ex LMS 8032, ex WD 70.585, mentre, passata la bufera bellica, transita sotto il pittoresco borgo di Gradara, nelle Marche, al traino di un treno viaggiatori con in composizione una nuovissima (all'epoca) vettura "Corbellini". La linea Bologna-Ancona era stata elettrificata già nel 1939, ma data la penuria di locomotive in grado di marciare, nel dopoguerra le ferrovie cercavano di garantire il servizio utilizzando senza distinzione i pochi mezzi disponibili. Non ci risultano immagini delle 737 in servizio in Italia, nemmeno in bianco e nero: a settant'anni di distanza, una 737 si svela dunque in questo quadro, addirittura a colori, accostando in modo inconsueto la forma inglese della macchina alla livrea prettamente italiana delle carrozze.

Quadri di Francesco Dall'Armi - STANIER 8F.

 

DEAN GOODS.  Nonostante l’industria pesante britannica lavorasse a pieno ritmo per sostenere l’impegno militare nel secondo conflitto mondiale, lo sforzo produttivo non era sufficiente a soddisfare la domanda di locomotive robuste e affidabili da inviare al seguito dell’esercito operante nei territori d’oltremanica. Per tale ragione, al fine di supportare le esigenze logistiche delle truppe alleate in Italia, il War Department fece affidamento anche su 6 locomotive ottocentesche, già in servizio sulla Great Western Railway ma ormai prossime all’accantonamento. Appartenevano alla Classe 2301, in origine costituita da 260 unità, denominate “Dean Goods” dal nome del progettista William Dean (1840-1905): erano di tipica concezione British, con 3 assi accoppiati e cilindri interni al telaio.

Alcune di esse erano già state impiegate in Francia, durante la Prima Guerra Mondiale. Nonostante l’età, comunque, furono giudicate adatte per affrontare la campagna militare italiana, e pertanto sbarcate sulla costa adriatica nel 1944, dove rimasero anche a guerra finita: confluite nel gruppo FS 293, prestarono servizio sino all’inizio degli anni ’50. La 293.005, ex GWR 2478 ex WD 70.172, è ritratta alla testa di un lungo merci diretto a Sud, lungo la costa abruzzese.

Quadri di Francesco Dall'Armi - DEAN GOODS.

 

Pomeriggio di pioggia a Monza.  Ispirato, nello stile e nell'atmosfera, alle vedute parigine di Maurice Utrillo, questo dipinto rappresenta il Corso Milano a Monza, all'epoca dei tram. Un convoglio diretto a Milano, trainato da una elettromotrice OMS del 1942 (furono le più potenti motrici tranviarie italiane), incrocia una "carrozzetta" del servizio urbano. Tale servizio urbano, effettuato principalmente con le vetture serie 600 dell'ATM (costruite tra il 1924 e il 1928) cessò definitivamente nel 1956. Dieci anni dopo, anche la linea per Milano venne sostituita dagli autobus.

La presenza di una Fiat Topolino nella versione "giardiniera" del 1948 permette di datare la scena attorno al 1950.

Quadri di Francesco Dall'Armi - Pomeriggio di pioggia a Monza.

 

Nelle Langhe.  La prima neve autunnale accompagna il transito di una locomotiva 743 con preriscaldatori Franco-Crosti, caratterizzata dai due fumaioli simmetrici sui fianchi della caldaia.
Quadri di Francesco Dall'Armi - Nelle Langhe.

 

Val Gardena.  Il paesaggio alpestre più ameno e solare, ma chiuso all'orizzonte dalle vette delle Dolomiti, fa da scenario al transito dell'indimenticabile treno della Val Gardena. La ferrovia a scartamento ridotto Chiusa-Plan, realizzata in terra austriaca durante la prima guerra mondiale, diventò la più elevata della rete FS, salendo fino ai 1590 m del capolinea, poco oltre Selva. Le 7 locomotive R.410 erano una costruzione Krauss a quattro assi, con sistema di articolazione Klien-Lindner, che favoriva la marcia sulle tortuose rampe della valle. La linea venne chiusa nel 1960 e la R.410.004 è oggi esposta come monumento a Ortisei (tutto il racconto).
Quadri di Francesco Dall'Armi - Val Gardena.

 

Direttissimo Venezia - Milano.  Le locomotive 685 della serie 500 provengono dalla trasformazione delle 680, attraverso l'applicazione di surriscaldatore del vapore e del distributore a valvole sistema Caprotti. Queste modifiche produssero negli anni '20 una locomotiva che può essere considerata la punta di diamante della trazione a vapore in Italia. L'unità raffigurata sviluppa tutta la sua potenza alla testa di un treno veloce sulla linea Milano-Venezia, prima dell'elettrificazione inaugurata nel 1957. L'immagine è ambientata nel secondo dopoguerra: l'estetica della macchina riflette una scarsa manutenzione, legata alla difficile situazione a cui le ferrovie furono sottoposte nel conflitto.
Quadri di Francesco Dall'Armi - Direttissimo Venezia - Milano.

 

Foto 18-27/42  << Pag. precedente   ^ Indice ^   Pag. successiva >>

[Indice della sezione / This Section]

[Home page]