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Eumig Mini 3 (1973)

Eumig Mini 3, esposimetro.  Togliendo anche il supporto del primo specchio, si vede chiaramente il diaframma, realizzato con la consueta e semplice tecnica della fessura. In base alle indicazione dell'esposimetro (cioè alla tensione elettrica in uscita), un avvolgimento elettromagnetico, posto sotto la parte color ottone, fa ruotare il bilanciere nel senso della doppia freccia: antiorario per aprire il diaframma (soggetto meno luminoso), orario per chiuderlo, cioè restringere la fessura. L'obiettivo è più in alto, così come il percorso reflex verso il mirino, che quindi non risente del diaframma (altrimenti il mirino si oscurerebbe).

Quando il diaframma è a fine corsa in senso antiorario, un pezzetto di plastica rossa trasparente viene sollevato fino ad apparire nel percorso ottico del mirino: è il segnale di sottoesposizione, cioè di soggetto troppo buio. Nell'abituale funzionamento in luce diurna, come in tutte le cineprese Super 8, un filtro ambra è inserito nel percorso ottico verso la pellicola; nell'immagine il filtro è stato rimosso per mostrare meglio il diaframma: era incollato sulla piastra metallica alla sua sinistra, che è mobile ed è azionata da un apposito inserto in plastica, che si infila sul dorso della cinepresa. Si vede invece il filtro gemello, che sta davanti all'esposimetro: dato che il filtro ambra riduce la luminosità, è come se abbassasse la sensibilità della pellicola, e l'esposimetro ne deve tenere conto.

Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, esposimetro.

 

Eumig Mini 3, otturatore rotante.  Come si diceva sopra, tra il vano pellicola e il blocco motore è collocata la piastra metallica dell'otturatore rotante e della griffa. L'immagine di sinistra mostra l'intero gruppo ancora assemblato e visto dal lato dell'obiettivo: la griffa sporge quindi sul lato inferiore. L'otturatore rotante, in plastica, è mosso dal motore elettrico, attraverso l'ingranaggio riduttore visto prima. Nelle immagini di destra l'otturatore è ulteriormente smontato, in modo da vedere l'eccentrico che trasforma il moto rotatorio nel moto alternativo della griffa, in maniera del tutto identica al caso della Brownie. L'unica differenza è che qui la parte aperta dell'otturatore è un po' maggiore, circa 170°, contro i circa 150° della Brownie. In questo modo il tempo di esposizione del fotogramma si allunga e quindi la cinepresa sfrutta di più la luce. Le ultime cineprese Super 8 di inizio anni '80 riuscirono ad arrivare a 220° e vennero definite extra-luminose. Il rovescio della medaglia è che usando tempi lenti, i soggetti in rapido movimento risultano meno nitidi (a 18 fotogrammi/secondo, l'esposizione è pari a 220/360/18 = 1/30 s).

In alto a destra si vede la piastra dal lato posteriore con il guida-pellicola (in fusione metallica), contro cui si appoggia direttamente il caricatore Super 8. Nelle cineprese 8 mm la pellicola era sempre tenuta aderente alla guida da un pressore metallico molleggiato: una delle critiche mosse al formato Super 8 fu proprio legata all'adozione di un più economico pressore in plastica che faceva necessariamente parte del caricatore. Infine la didascalia evidenzia come la piastrina metallica della griffa presenti una sporgenza che ha la funzione di "presa di moto" per il trascinamento della bobina nel caricatore, che vedremo nella prossima immagine.

Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, otturatore rotante.

 

Eumig Mini 3, trascinamento bobina.  L'unico motore della cinepresa doveva ovviamente servire per muovere non solo l'otturatore e la griffa ma anche la bobina all'interno del caricatore. Anziché usare una trasmissione a ingranaggi (o una cinghia), la Eumig Mini si inventa una curiosa doppia trasformazione di moto, da rotazione a traslazione (con l'eccentrico della griffa, visto prima) e poi di nuovo a rotazione, con il meccanismo qui illustrato. Il braccio in plastica sulla sinistra riceve un moto di traslazione alto-basso dalla piastra della griffa, attraverso la molla in filo d'acciaio e, con la sua forma angolata, lo trasforma in traslazione sinistra-destra. I due dentini con cui termina vanno dunque a impegnarsi con la ruota dentata al centro, che sull'altro lato va a muovere direttamente il mozzo della bobina ricevente del caricatore. Più precisamente, la traslazione verso destra mette in presa il dentino superiore; quella verso sinistra, il dentino inferiore, col che la ruota avanza in senso orario.

Ma non è finita: attraverso il piccolo ingranaggio in plastica nera, coassiale alla vite senza fine in ottone, anche quest'ultima è messa in movimento: su di essa ingrana l'uncino della piastra in ottone in alto a destra, su cui è incollato un cartoncino arancione che, scorrendo, fa da contametri (visibile dalla finestrella sul lato sinistro dell'apparecchio). In condizioni normali, l'uncino è tuttavia tenuto sollevato dalla vite senza fine, in modo da non ingranarla: un sistema a leve, premuto dal caricatore, si incarica di abbassarlo contro la vite senza fine, quando il caricatore stesso è inserito nella cinepresa. Togliendolo, il contametri è riportato a fine corsa, grazie alla lunga molla posta sull'alberino lungo cui scorre la piastra di ottone. Ultima singolarità: un'incisione a spirale sulla ruota dentata centrale fa oscillare un'ulteriore piastrina sulla destra, di modo che nel mirino si vede oscillare un pezzetto di plastica verde trasparente, che fa da indicatore di funzionamento della cinepresa.

Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, trascinamento bobina.

 

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