Foto 1-15/17  ^ Indice ^   Pag. successiva >>   (foto singola)

Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62)

Bobina 8 mm e caricatore Super 8.  Un elemento di pregio, quando si acquistano le cineprese ai mercatini, è la disponibilità anche della pellicola: ovviamente non per utilizzarla, ma per documentare in modo completo questa tecnologia. A sinistra, una bobina di 8 mm "doppio", cioè di pellicola 16 mm a doppia perforazione, che viene passata due volte nella cinepresa e tagliata longitudinalmente dopo lo sviluppo. La bobina contiene 7,5 m di pellicola, pari a 15 m una volta giuntate le due metà. In realtà si arriva a 2x10 m, contando anche gli spezzoni iniziali e finali di 1,25 m (che prendono parzialmente luce durante il caricamento, risultando quindi in parte inutilizzabili).

A destra il caricatore Super 8, in questo caso di pellicola Kodachrome 40 (cioè 40 Asa, gli Iso di oggi), che era incluso con la Eumig Mini 3. Il caricatore contiene 15,2 m (50 feet) di pellicola, in un involucro in plastica sigillato (praticamente impossibile da aprire senza romperlo). Le due bobine, all'interno del caricatore, risultano coassiali e sovrapposte. La sensibilità di 40 Asa è riferita all'uso in luce artificiale. Per il più comune utilizzo in luce diurna, tutte le cineprese Super 8 sono dotate di un filtro ambra, che può essere interposto tra obiettivo e pellicola, ed è di norma realizzato in plastica trasparente. Con il filtro inserito, la sensibilità scende a 25 Asa, identica a quella comunemente usata con la pellicola 8 mm (che era invece tarata per luce diurna e non necessitava di filtri).

Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Bobina 8 mm e caricatore Super 8.

 

Brownie, lato destro.  Cominciamo ora ad analizzare la "Brownie 8 Movie Camera f/2.7" (questo è l'esatto nome completo). Il lato destro mostra la manovella di carica del meccanismo a molla, qui in posizione aperta (per la carica). In posizione di riposo, la manovella viene ribaltata, inserendo il pomello nel foro sulla sinistra. Svitando il disco più scuro visibile sul lato superiore, si accede a una filettatura utilizzabile per fissare una lampada.
Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Brownie, lato destro.

 

Brownie, vano pellicola.  Dal lato sinistro è collocata la pellicola. Il coperchio non è a cerniera come di consueto, ma si stacca del tutto (il meccanismo di fissaggio è l'inserto in plastica più scura in basso a destra). La dimensione della macchina non è particolarmente ottimizzata: intorno alle due bobine c'è infatti ampio spazio libero. La pellicola scorre dalla bobina debitrice di destra a quella ricevente di sinistra, transitando davanti all'obiettivo dall'alto verso il basso. Il mirino è ovviamente galileiano (cioè non reflex) ed è costituito da due semplici lenti, una anteriore e una posteriore. Il triangolino sulla lente frontale è l'indicatore per valutare l'errore di parallasse (cioè la differenza tra il campo inquadrato dal mirino e quello inquadrato dalla pellicola, nelle macchine non reflex), anche se ci si domanda quanti degli utilizzatori di questi apparecchi economici ne fossero consapevoli.

Il pulsante di ripresa è in basso e non è dotato di alcun blocco di sicurezza (cioè può essere sempre premuto). L'obiettivo è del tutto interno: quello che si vede è un semplice paraluce. Il diaframma, che vedremo a breve, si cambia ruotando la ghiera intorno all'obiettivo: il valore impostato si legge dalla apposita finestra.

Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Brownie, vano pellicola.

 

Brownie, carica a molla.  Dal lato opposto, anche qui con una certa abbondanza di spazi vuoti, si trova il meccanismo di trascinamento a molla. La manovella di carica che abbiamo visto nella prima foto si avvita direttamente sulla bobina ricevente (a destra). I tre dentini al centro della bobina fanno sì che la manovella faccia presa solo nel verso di carica (orario) mentre quando la cinepresa è in funzione, la bobina gira ma la manovella resta ferma. La foto mostra la cinepresa con la molla scarica, cioè avvolta sulla bobina debitrice (di sinistra). Il bilanciere in lamierino facilita il corretto avvolgimento della molla e, all'estremità di destra, contiene un uncino che agisce da fine corsa, impedendo alla molla scarica di srolotarsi del tutto dalla bobina di destra. L'inserto scuro in basso a sinistra è semplicemente il retro del meccanismo di chiusura del coperchio del vano pellicola. Il foro sul fondo, come di consueto, permette il montaggio della cinepresa su un cavalletto.
Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Brownie, carica a molla.

 

Brownie, meccanismo motore.  La molla, e più in generale il motore di ogni cinepresa, ha tre compiti: far girare la bobina ricevente, trascinare la pellicola davanti all'obiettivo (mediante il dentino detto griffa che agisce sulle perforazioni) e far girare l'otturatore rotante. Il perno della bobina ricevente è semplicemente coassiale con la bobina di destra della molla, di modo che quando quest'ultima gira svuotandosi, anche la bobina della pellicola ruota, avvolgendo la pellicola stessa. Il perno è montato in modo da non ruotare quando la molla gira nell'altro senso (cioè viene caricata) e inoltre ha un meccanismo a frizione, analogo a quello che si usa sui normali lettori di musicassette, così da non "strappare" la pellicola più velocemente del dovuto.

Per gli altri due movimenti, la bobina della molla trasmette il moto mediante una ruota dentata a denti ortogonali, che si impegnano su un ingranaggio di ottone calettato sull'asse dell'otturatore rotante. In questo modo il moto viene trasmesso con un angolo di 90° (l'otturatore rotante giace su un piano perpendicolare al piano della bobina). Nell'immagine, la parte frontale della cinepresa è stata separata e ruotata anch'essa per permetterne l'osservazione. Infine si osserva come il percorso ottico del mirino non sia altro che uno spazio vuoto nella parte superiore della cinepresa.
Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Brownie, meccanismo motore.

 

Brownie, otturatore rotante.  Osserviamo ora la parte frontale della cinepresa (vista dall'interno). Nell'immagine di sinistra non è stata ancora smontata la piastra guidapellicola: si vede chiaramente la caratteristica del "doppio 8": la pellicola è larga 16 mm, ma la finestra del fotogramma che viene impressionato si trova solo da un lato (misura approssimativamente 4,7 x 3,7 mm). Quando la pellicola, esposta per la prima metà, verrà girata di 180° e riavvolta dunque sulla prima bobina, si potrà impressionare la sua seconda metà.

L'immagine di destra mostra prima di tutto l'otturatore rotante: la sua finestra a mezzaluna permette di esporre ciascun fotogramma della pellicola. L'obiettivo molto semplice, a focale fissa e fuoco fisso, come su tutte queste cineprese economiche, si trova immediatamente dietro l'otturatore (cioè sul "davanti" della cinepresa), in asse con la finestra del fotogramma da impressionare. Intorno all'asse dell'ottoturatore, oltre alla ruota dentata della trasmissione, è montato un disco "eccentrico", che muove la piastrina della griffa, trasformando il moto rotatorio in una traslazione verticale. La forma a trapezio del dentino fa sì che, nella corsa di andata, esso si impegna nella perforazione della pellicola, trascinandola, mentre nella corsa di ritorno scivola semplicemente sopra la perforazione, lasciando ferma la pellicola. Naturalmente mentre la pellicola è ferma, davanti ad essa l'otturatore mostra la finestra; viceversa, mentre la pellicola è trascinata dalla griffa, l'otturatore mostra la parte chiusa.

Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Brownie, otturatore rotante.

 

Brownie, otturatore rotante.  Arrivando allo smontaggio integrale, si vede, da sinistra a destra, il pressore che, grazie alla molla, preme la pellicola contro la sua guida; poi la pellicola stessa, l'otturatore rotante, con il suo eccentrico di comando della griffa e infine la griffa. Il retro dell'otturatore è sagomato in modo da impegnarsi nell'uncino solidale al pulsante di ripresa: la pressione del pulsante libera l'incastro e l'otturatore gira, trascinato dalla forza della molla di carica. Rilasciando il pulsante, l'uncino blocca nuovamente l'otturatore (in posizione di chiusura, in modo da non avere un fotogramma bianco al termine della ripresa).
Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Brownie, otturatore rotante.

 

Brownie, obiettivo.  La parte frontale, vista ora dal davanti, mostra l'obiettivo, su cui si innesta il disco del diaframma manuale. Ricordiamo che nelle cineprese si può fare a meno della messa a fuoco variabile ma è pressoché impossibile fare a meno del diaframma: infatti nella cinematografia amatoriale viene impressionato direttamente un positivo (pellicola invertibile); manca quindi il successivo passaggio di stampa che, nelle normali pellicole negative, è utilizzato per compensare gli errori di esposizione. Il diaframma qui è realizzato nella maniera più spartana, sotto forma di 12 fori di diametro variabile, 6 dei quali sono etichettati rispettivamente con i valori di 16, 11, 8, 5,6, 4 e 2,7 (la massima apertura, che dà il nome alla cinepresa).

Per sapere quale diaframma scegliere, ci si può aiutare con i simboli: sabbia/neve, sole brillante, sole velato, nuvoloso chiaro, ombre aperte, che corrispondono ai valori da 11 a 2,7. Il 16, con le basse sensibilità del tempo era probabilmente inutile, e con una situazione più buia delle "ombre aperte" la cinepresa poteva considerarsi fuori gioco. Si noti poi che 12 diaframmi erano fin troppi, specie se venivano scelti a occhio, ma un elevato numero di fori minimizzava il rischio che la ghiera del diaframma venisse inavvertitamente lasciata in una posizione intermedia, con lo spiacevole risultato di ritrovarsi un filmato tutto nero (mancando la visione reflex era ovviamente impossibile accorgersi dell'errore dal mirino!).

Brownie 8 Movie Camera f/2.7 (1960-62) - Brownie, obiettivo.

 

Eumig Mini 3 (1973)

Eumig Mini 3, lato sinistro.  La seconda cinepresa, pur sempre di classe economica, introduce due elementi di rilievo: il mirino reflex e lo zoom, oltre all'esposizione automatica. La vista da questo lato mostra i due comandi fondamentali: il pulsante di ripresa e l'interruttore elettrico generale, che impedisce di azionare inavvertitamente la cinepresa e comprende anche il selettore per la sovraesposizione intenzionale (riprese in controluce). L'esposimetro non è TTL (attraverso l'obiettivo) ma legge la luce dalla finestra superiore. Lo zoom è un 9-28 (circa 3x, da cui il numero 3 nel nome), corrispondente a circa 55-170 mm equivalenti per una fotocamera normale.
Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, lato sinistro.

 

Eumig Mini 3, caricatore.  Il caricatore Super 8 va semplicemente messo in posizione, senza dover disporre la pellicola nel suo percorso e agganciarla alla bobina, come si doveva fare con l'8 mm, e soprattutto senza il rischio che la pellicola prenda luce. Per questo non è nemmeno necessario che il vano pellicola abbia una chiusura particolarmente sicura: si chiude banalmente a pressione. La cinepresa è alimentata elettricamente, con due comuni pile AA. L'indicazione sull'obiettivo è riferita solo alla profondità di campo (l'obiettivo è a fuoco fisso), come vedremo fra breve.
Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, caricatore.

 

Eumig Mini 3, vano pellicola.  L'interno della cinepresa è stato svuotato di vari elementi (che vedremo nelle prossime immagini): il blocco dell'otturatore, nello spazio tra il vano caricatore e l'obiettivo, e il fondo del vano caricatore, comprendente il meccanismo di trascinamento della pellicola. La posizione dell'interruttore generale non è casuale: ponendolo nella posizione controluce (che apre intenzionalmente il diaframma), viene sollevato un dentino che si rende visibile nel canale ottico del mirino, in modo da ricordare all'utente che la cinepresa è appunto impostata per le riprese in controluce. I due potenziometri in basso, regolabili dall'esterno con un piccolo cacciavite, servivano probabilmente alla taratura fine dell'esposimetro o della velocità del motore.
Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, vano pellicola.

 

Eumig Mini 3, obiettivo.  Trattandosi di uno zoom, l'obiettivo deve avere necessariamente uno schema ottico un po' più complesso della semplicissima lente delle cineprese (e fotocamere) a focale fissa. Come di consueto, lo zoom viene azionato ruotando l'obiettivo (ma manca una levetta che permetterebbe una rotazione più fluida e lenta durante la ripresa). La cinepresa è a fuoco fisso, soluzione abituale per quelle di classe economica e resa più agevole dal piccolo formato del fotogramma. L'obiettivo riporta due scale di profondità di campo, di comprensione non troppo agevole per il neofita: una scala va da 0,5 a 2 m, l'altra da 1 a 4,5 m. Si deve capire quale usare in base ai due simboli di sole e nuvole riportati sul corpo della cinepresa.

Se c'è il sole, e dunque mi aspetto che la cinepresa lavori con diaframmi chiusi, cioè con maggiore profondità di campo, allora leggo la scala 0,5-2; se c'è nuvolo e quindi l'esposimetro avrà selezionato un diaframma aperto (ma si noti che la cinepresa non è in grado di visualizzare il valore del diaframma!), allora leggo la scala 1-4,5. Una volta scelta la scala, in funzione della focale, e quindi della rotazione della ghiera, posso leggere l'estensione della profondità di campo, da intendersi come: da infinito alla distanza indicata. Quindi ad esempio in teleobiettivo con diaframma aperto (nuvole) sono a fuoco i soggetti tra 4,5 m e l'infinito. All'estremo opposto, in grandangolo e con il sole, da 0,5 m in poi è tutto a fuoco.

Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, obiettivo.

 

Eumig Mini 3, blocco motore.  Arriviamo ora alla parte più complessa, realizzata in modo abbastanza pregevole su un telaio metallico in pressofusione. Il blocco è qui visto dal dietro, cioè dal lato del caricatore, ma è già stata rimossa la piastra con l'otturatore, la griffa e il guidapellicola, che vedremo in seguito. Il piccolo motore elettrico si trova sul lato destro e se ne vede il pignone, che aziona un ingranaggio riduttore (che a sua volta, come si può immaginare, farà girare l'otturatore rotante). Il pulsante di ripresa sposta la piastra nel senso della freccia e aziona gli interruttori elettrici a lamelle che sporgono dal blocchetto rosso in basso. La parte esterna dell'obiettivo, che abbiamo visto nell'immagine precedente, si completa con le ulteriori lenti al centro dell'immagine, mentre il percorso ottico destinato al mirino viene portato sul lato della cinepresa mediante gli specchi che vedremo fra poco. Infine il dentino rosso in alto è premuto dal bordo del caricatore Super 8, che era sagomato in modo tale da poter comunicare alcune informazioni alla cinepresa, in primo luogo la sensibilità della pellicola: premendo il dentino si apre il contatto elettrico a filo metallico.
Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, blocco motore.

 

Eumig Mini 3, blocco motore.  Il blocco è ora visto dal lato dell'obiettivo. A sinistra si vede il motore elettrico; al centro sono montati i due specchi a 45° che, deviando in parte i raggi luminosi dal percorso principale (cioè quello verso la pellicola), realizzano la visione reflex, ovvero quella per cui il mirino guarda direttamente attraverso l'obiettivo (frecce rosa). In questo modo lo zoom agisce "automaticamente" anche sull'immagine nel mirino, come è necessario per sapere esattamente che cosa si sta inquadrando. Inoltre la visione è anche qualitativamente molto migliore, perché l'ingrandimento dell'immagine è maggiore, cioè non si ha il tipico "effetto tunnel" (immagine minuscola) dei mirini galileiani.
Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, blocco motore.

 

Eumig Mini 3, esposimetro.  Togliendo anche il supporto del primo specchio, si vede chiaramente il diaframma, realizzato con la consueta e semplice tecnica della fessura. In base alle indicazione dell'esposimetro (cioè alla tensione elettrica in uscita), un avvolgimento elettromagnetico, posto sotto la parte color ottone, fa ruotare il bilanciere nel senso della doppia freccia: antiorario per aprire il diaframma (soggetto meno luminoso), orario per chiuderlo, cioè restringere la fessura. L'obiettivo è più in alto, così come il percorso reflex verso il mirino, che quindi non risente del diaframma (altrimenti il mirino si oscurerebbe).

Quando il diaframma è a fine corsa in senso antiorario, un pezzetto di plastica rossa trasparente viene sollevato fino ad apparire nel percorso ottico del mirino: è il segnale di sottoesposizione, cioè di soggetto troppo buio. Nell'abituale funzionamento in luce diurna, come in tutte le cineprese Super 8, un filtro ambra è inserito nel percorso ottico verso la pellicola; nell'immagine il filtro è stato rimosso per mostrare meglio il diaframma: era incollato sulla piastra metallica alla sua sinistra, che è mobile ed è azionata da un apposito inserto in plastica, che si infila sul dorso della cinepresa. Si vede invece il filtro gemello, che sta davanti all'esposimetro: dato che il filtro ambra riduce la luminosità, è come se abbassasse la sensibilità della pellicola, e l'esposimetro ne deve tenere conto.

Eumig Mini 3 (1973) - Eumig Mini 3, esposimetro.

 

Foto 1-15/17  ^ Indice ^   Pag. successiva >>

[Indice della sezione / This Section]

[Home page]